Abbiamo ‘abbozzato’ dopo la seconda prestazione anni ’80 (su due) dell’Udinese di Davide Nicola, che a Sassuolo passa tre volte la metà campo e rischia pochissimo (eccellente prova del pacchetto difensivo); domani contro l’Atalanta del Gasp, però, questo non basterà.
Perché?
Primo, per la qualità dell’avversaria: ho guardato i nerazzurri contro il Napoli, dopo la trasmissione radiofonica di lunedì passato, ricavandone l’impressione di una squadra in forma, che proprio da squadra gioca. Tolti Ilicic e Gòmez, eterno Papu, il portafoglio di giocatori in mano al tecnico di Grugliasco non è formato da personalità eccezionali: ma in quella schematicità provata, e riprovata in allenamento tutti sono parti integrate ed integranti, si muovono all’unìsono sapendo esattamente dove si trovino i compagni; davanti avrei creduto più nel gaucho Rigoni che in Duvàn, all’ennesima stagione da promessa; invece spazio anche al colombiano che qualcuno rimpiange a Udine (gli stessi che non lo sopportavano quando giocava in bianchenero? Misteriose sono le strade del tifo…).
Secondo, perché l’Udinese si troverà a disputare una gara fondamentale per il proprio percorso di crescita in uno stadio pieno di supporter udinesi, portati al Friuli dall’AUC-dayorganizzato dal Pres Muraro e dai suoi: dopo tanto tempo il pienone non coinciderà con il classico ‘ospiti a casa nostra’ versione biancorossonerazzurra, ma con un catino traboccante bianchenero orgoglio.
Tutto ciò premesso, a Nicola abbiamo data ragione quando, pronti-via e senza conoscere troppo dell’ambiente e dei suoi giocatori, ha pensato principalmente a blindare le retrovie, sigillando la porta del bravo Musso per 180’ consecutivi, cosa che non accadeva da centosessant’anni; questo ha avuto come logica conseguenza (data la povertà di attaccanti a disposizione) uno stillicidio bergmaniano di occasioni, due contro la Roma e niente a Reggio Emilia.
Però quattro punti: cioè Nicola ha recapitato puntualmente ciò che gli si chiedeva.
Domani, come detto, si cambierà perché ‘punto e basta’ non è certo una pratica applicabile. I nerazzurri orobici sono temibili, affiatati, convinti ed inquadrati; l’attenzione difensiva non basterà, e sulle fasce il buon Pezzella dovrà dare qualcosa di più (se sarà ancora schierato).
Fuori Samir, la difesa sarà probabilmente quella di Reggio; davanti possibile l’ingresso di Lasagna supportato da DePaul. A sentire i bene informati, però, la squadra domani si schiererà con un 3-5-2 vero e proprio, che comprende Ter Avest e Pezzella sulle fasce, Mandragora e Seko in mezzo, Rodrigo a supporto di Pussetto e KL15.
Non so bene cosa attendermi; il cuore mi direbbe, fuori Behrami e dentro una punta, che finalmente l’Udinese vuole proporre qualcosa di più, oltre a coprirsi (cosa buona e giusta); con tre punti la classifica diventerebbe meno pesante, con la concomitante sconfitta del Frosinone che ne prende 4 a Napoli, Empoli e Bologna che si toglieranno giocoforza punti a vicenda e S.P.A.L. e Chievo attese da impegnative trasferte a Genova (rossoblu) e Parma.
La testa mi suggerisce che Nicola, pragmatico piemontese giunto in Friuli, proverà sì qualcosa di più, ma senza stravolgere troppo un canovaccio che richiede concentrazione, attenzione difensiva, pochi spazi concessi, spaziature giuste e spazi intasati. Insomma dopo una serie infinita di allenatori-esperimento, arriva uno che ‘sa come si faí’ quando si lotta gomito a gomito nelle paludi della bassa classifica. Un po’ come Colantuono e Iachini, non a caso i due ex-allenatori friulani che ultimamente stanno facendo meglio.
Di certo Nicola, lo dice e lo pensa, non parte battuto contro nessuno: nemmeno l’Atalanta dei miracoli, che oggi appare quel che l’Udinese è stata nel recente passato. Giocatori pescati dal ‘nulla’ e valorizzati al massimo, seconde chance concesse a chi nelle majors aveva trovato poco spazio, e due senatori come Ilicice Gòmez a fare da chioccia. Del personaggio con il numero cinque non parlo da sempre; chi mi legge sa come la penso di chi infila una palla nella propria porta, di proposito, vendendosi per denaro. Mi direte ‘ha pagato’, rispondo che quello era un derby, e uno dei più sentiti per giunta. Ma in questo mondo storto vale tutto, anche che certe persone diventino eroi ed esempi. Teneteveli.
Si gioca alle tre del pomeriggio, seconda gara di fila e non c’eravamo proprio abituati nell’epoca del calcio-spezzatino; non so chi diriga, e francamente m’importa il giusto. L’Udinese deve dare tutta sé stessa, ogni goccia di sudore, di fronte ad un palcoscenico gremito e, ne sono certo, caldissimo.
Tre punti. Ché ‘un punto e basta’ non basta più.
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