La pausa di campionato è perfetta per ricaricare le pile (anche se una decina di bianchineri sono volati in giro per il mondo al seguito delle proprie nazionali) ma anche per mettere un “punto ed a capo” ad un campionato non proprio esaltante.

La truppa di Delneri, con la vittoria netta ed indiscutibile contro il Palermo di Baccaglini, ha chiuso definitivamente ogni possibile (ancorché sinora remota) discussione di classifica; i ranghi, ora, offrono segmenti decisamente separati.

Al Toro non si fa poi così tanta differenza: pochi punti di più, una decina di lunghezze dalle zone-Europa, insomma il limbo in cui Cairo non voleva certo trovarsi

Ed è per questo che oggi, allo stadio Grande Torino, la gara si doveva e poteva giocare senza rémore né pesi: così è stato, e il pari finale è giusto.

Sì: l’Udinese si è trovata sul 2-0: poi Gigi Delneri, uno di noi, ridisegna la squadra che si abbassa al livello della propria area di rigore, consentendo ai padroni di casa di schiacciare i difensori bianchineri e trovare il pari a otto dalla fine.

Penso siano state motivazioni fisiche: ad ogni buon conto l’uscita di DePaul e Kums ha tolto equilibrio ed inventiva all’Udinese. Detto ciò, se il Toro non avesse trovato una carambola fortunosissima conclusa in porta da Moretti (che parte dal fuorigioco, ma forse hanno visto bene i direttori di gara) l’avremmo portata a casa.

È stata una partita tutto sommato divertente: le due squadre non hanno lesinato l’impegno, considerata la nulla posta in palio, e l’equilibrio regnato in campo deve incoraggiare l’Udinese. Cairo, infatti, ha investito, e molto, in questa squadra: in due anni ha preso Baselli e Zappacosta, mantiene Maxi Lòpez spero non “un tot” al chilo; ha preso Iturbe, Iago Falqué, Liajic, Hart in prestito e chi più ne ha più ne metta. Ma tutto ciò vale nulla se col numero nove avesse un giocatore normale anziché un campione.

Ripescando un pezzo che scrissi a fine 2012, leggo come consigliavo questo ragazzone dell’Albinoleffe che si faceva largo a “sburtate” e sarebbe stato un nuovo Bierhoff. Ci credette più di tutti Zamparini, e fece bene; oggi Cairo ha stabilito una clausola da cento milioni (per l’estero) sul “Gallo”, dieci più del celebratissimo Higuaìn. Ha ventiquattro anni ed oggi, fra una traversa ed un palo, ha trovato il modo di metterla dentro di testa. I difensori bianconeri, sino al 70’ impeccabili, si disuniscono e lo lasciano partire dal limite dell’area; a quel punto è impossibile stargli dietro, una massa di quasi 80 chili lanciata nello spazio con quella voglia e quell’intensità diventa immarcabile: bingo, 2-2 e tutti contenti.

Contento Delneri, che allunga la serie positiva su un campo dove quest’anno hanno sofferto tutte;  contenta la dirigenza, che probabilmente avrà aggiunto 5 milioni al valore di Jankto, autore di una rete da antologia con cinquanta metri di progressione e palla nel sette; contenti i tifosi delle due squadre, che temevano la ripresa dopo la sosta con così tanti nazionali da rimettere assieme dopo lunghi trasferimenti aerei.

Meno contento, probabilmente, un Sinisa Mihajlovic che vede allontanarsi la riconferma. La rosa messagli a disposizione, come detto, è eccellente ma giace, con 41 punti, a dieci dalla Viola, assieme alla Samp e poco sopra Chievo e Udinese. Nelle più recenti avventure in panca, da Genova a Torino via Milano, ha mostrato sempre approcci entusiasmanti ma cali progressivi e significativi nei gironi di ritorno, conditi da proclami, discorsi stile “gladiatore”: insomma fumo, parole, poca sostanza.

E vista la qualità di codesti profeti, vieppiù appare incomprensibile la sinora mancata riconferma di Gigi Delneri. L’Aquileiense ha dimostrato di poter prendere un “groppo” di giocatori facendone una squadra: con i propri alti e bassi, certo, ma in grado di rappresentare, in alcuni dei suoi componenti, il seme per costruire l’Udinese del domani.

Dicono: “non  schiera i giovani”, come se l’età facesse grado: di buono e abbastanza pronto ci sarebbe Ewandro, leggerino ma talentuoso. Il resto è dimenticabile. Quelli buoni, come Coppolaro, Pontisso e soprattutto Meret giocano altrove. E se intendete per giovani non schierati il fantomatico cartonato croato che sarebbe nei desideri del Gala, beh quello che ho visto giocare anche solo sabato scorso non mi pare possa scalzare un mediocampista bianchenero di oggi. Con tutto il rispetto. E se Gigi non lo mette in campo, è per preservarlo da brutte figure che arriverebbero copiose: non ha il passo, né la velocità per la serie A attuale.

Quindi firmatelo, il Gigi: e subito. A meno che, ovviamente, tutto ciò sia legato a quel che non si può dire perché non esiste. Quindi non esistendo, firmate quel contratto e ripartiamo.

Ripartiamo cercando di non venderli tutti, magari partendo da quel -27 in bilancio che ha ragioni altre rispetto a una perdita di esercizio (stadio, in primis): non v‘è bisogno di metter all’asta i vari Seko o Kuba. Widmer andrebbe ceduto perché ormai ha svolto a Udine la parabola del suo percorso; Adnan perché obiettivamente anziché parabola la sua è una retta inclinata, ed anche oggi coi suoi bei guantini (con venti gradi di temperatura) ha svolto molto modestamente i compiti cui era preposto. Ma il trio Samir-Jankto-Fofana dev’essere la spina dorsale della squadra del 2018, assieme a De Paul e possibilmente Zapàta (o ad una punta dello stesso peso). Vedremo: ma se permettete, da qui alla fine del campionato dovremo ben parlare di qualcosa!

Domenica prossima il Genoa in casa: psicogrifo, reduce dalle cinque sberle di oggi al Ferraris ad opera della techno-Atalanta.per me, una gara incastonata fra l’inaugurazione del Vinitaly ed il dovuto tributo alla cividalese GSA-Jesi delle ore 18. Sperando in una A4 pulita come il volto di un bambino.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 03 aprile 2017 alle 12:00
Autore: Franco Canciani
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