Ditemi ciò che volete: a prescindere da come si è giocato, dal risultato, dall’orario che a me piace sempre poco, oggi è iniziata la nuova stagione dell’Udinesecalcioessepià.
Parlo per quello che provo, non per dati di fatto: ieri ho sentito la conferenza di Gigi l’Aquileiense, e dalle sue parole, dal suo cipiglio contro un paio di domande fuori settore ho percepito che, probabilmente, la conferma sulla panca friulana è cosa fatta.
Poi magari lo cacciano domani: ma vogliamo parlare di casualità? Pronti.
Casualmente, dopo la vergognosa prestazione di Bologna (ripeto: episodica, l’Udinese ha preso in passato scoppole memorabili anche sotto gestioni illuminate e con portafogli giocatori ben più qualificati), la società si incavola e incarica il mister di calcinculare chi di dovere.
Casualmente la domenica successiva un ologramma si manifesta a centrocampo, e in attacco il panchinaro Stipe parte titolare.
Casualmente quando Perica esce stremato ed infortunato, il cambio non è Matos o magari un centrocampista, ma il signor Da Lima Costa detto Ewandro, talentuosissimo giovane spesso dimenticato in panca.
Troppe le casualità, almeno per me.
Oggi Balic ha condotto un primo tempo neutro, nel quale ha messo assieme ottimi fondamentali a desuetudine: alla categoria (e come poteva esser altrimenti?) ed al dialogo con i compagni che lo cercano pochissimo; nella ripresa disputa un quarto d’ora nel quale determina più dell’intero campionato disputato dal fotoreporter di Asse. Andrija mette in mostra un paio di verticalizzazioni croate, un taglio di campo illuminato, e quando esce per far posto al belga l’ovazione è ben meritata. Bocca tappata a chi come me lo considerava, appunto, un cartonato: Delneri lo ha messo alla prova contro la squadra più organizzata (ed agonisticamente cattiva) della lega, ottenendo una risposta positiva: arruolato per il campionato entrante.
E Stipe Perica? Le sue doti morali non sono state mai in discussione; oggi ha messo a segno (mi pare) la sesta rete del campionato, dimostrazione che (con i mille limiti che sappiamo) il giocatore c’è. Arruolato per la stagione che inizierà ad agosto.
Niente da fare: esistono meccaniche terrestri e non divine, comuni a qualsiasi franchigia che disputi un campionato professionistico o meno. Quando il mister è discusso, o al termine della sua fatica; o peggio in bilico a causa di indecisioni societarie, molti calciatori consciamente o inconsciamente tirano indietro la proverbiale zampina. Leggasi alla voce “Inda”, dove ormai i giocatori hanno staccato a tal punto la spina da non riuscire nemmeno a sfruttare regali arbitrali come il rigore concesso oggi. Senza commenti.
A Udine qualcosa del genere successe l’anno passato, quando in assenza della festa d’addio a Bellini si sarebbe forse cascati in cadetteria. Non quest’anno, quando dopo la nefandezza lunga 90 minuti del Dall’Ara una società spesso poco presente parrebbe quasi aver detto “ragazzi, il signore coi baffetti resta anche l’anno prossimo. Fatevene una ragione. Chi non ne fosse soddisfatto, senza rancori si consideri in lista d’uscita”. Ben fatta, anche se onestamente manca l’ufficialità. Tanto sappiamo chi nel gruppo (ed onestamente non sono pochi) tira dalla parte giusta.
Ed io, che fra quindici giorni vi saluterò dalla città alla periferia della quale il prode Mazzarri sta inanellando l’ennesima stagione mediocre, oggi ho dato commiato a diversi giocatori che non vedrò presumibilmente più indossare le magliette biacca e carbone: ciao Sven Kums, un seimeno di stima ma tanta delusione; ciao Duvàn Zapàta, avresti potuto dare di più ma almeno l’impegno non l’hai mai fatto mancare. Probabilmente bye bye a Badu, generoso centrocampista che però non è migliorato affatto nel corso della lunga permanenza a Udine (sette stagioni). E a Silvan Widmer, che dopo tre stagioni eccellenti ne ha inanellata una mediocre. Non so se rivedrò Al Tameemi Alì Adnan, sedicente talentuoso campione iracheno che troppo spesso (ma non oggi) è parso inadeguato alla categoria. Se se ne andrà, buona fortuna e Allah protegga lui e l’immancabile traduttrice.
Altri, poi, non so quale destino potranno avere: Delneri sostiene di volere un solo portiere, quindi uno fra Karnezis e Scuffet (o forse entrambi) cambieranno aria; Cyril Théréau dovrà risolvere i suoi problemi fisici, battere l’ingiuria degli anni e soprattutto decidere cosa vuole far da grande, soprattutto dove. Credo sarà difficile che i vari Silva e Bubnjic mantengano il posto, a vantaggio di gente più affamata. Vedremo.
Come dite? Neanche una riga sulla gara di oggi? Accontentati.
Primo tempo in cui l’Atalanta mostra la solita organizzazione gasperiniana, affonda due volte nelle quali Danìlo traballa, segna con Cristante su palla ferma (rimandata l’Udinese nel fondamentale del marcamento) e testata “loffia”. Meriterebbe di rimanere in dieci quando un DiBello al solito mediocre non caccia l’altrettanto mediocre Raimondi, che affonda due volte ferocemente il tackle sui bianconeri. Gasp annusa il pericolo e manda il capitano sotto la doccia dopo 45’ onde evitare grattacapi. E sulla capocciata del Bryan sanvitese finisce la gara dei verdi fluorescenti (i caldissimi tifosi della Dea dovrebbero denunciare lo sponsor tecnico per vilipendio dei colori sociali), che nell’intera ripresa rimangono rintanati nella propria metà campo. Vittime, i bergamaschi, di fiato corto, di un Papu non in condizione di giocare, di un Petagna evanescente ed annichilito dalla difesa udinese ma soprattutto del gioco bianconero.
I nostri, dopo un primo tempo inesistente, mettono in scena una ripresa di cuore, carattere e gioco (finalmente!): troppi errori, sì, ma la rete di Stipe è pienamente meritata. Pari giusto, come sottolineato anche dall’allenatore degli ospiti che, nonostante alcuni piedi metallici in rosa, ha messo in scena una stagione eccezionale. Un solo neo, e lo dico a titolo personale prendendomi le responsabilità del caso: far giocare un signore che fu squalificato per essersi venduto delle gare; uno che nel sentitissimo derby Bari-Lecce segnò una clamorosa autorete onde garantire la riuscita del piano. Ma da un mondo che ha emarginato Simone Farina, mi aspetto questo ed altro.
Dei singoli non voglio parlare: tutti hanno dato quanto potevano. Insufficienze non ne ho viste, speranza per il futuro tanta; quante le aspettative per una gara dignitosa all’Ezio Scida, dove domenica prossima si incontrerà l’assatanato Crotone.
Ripartire: l’allenatore è il nodo più importante da sciogliere. Sembra cosa fatta, adesso diamogli una rosa decente. E, per una volta, cerchiamo di non venderglieli tutti.
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