Avevamo più volte, sin dall’inizio del campionato, diffidato dal sottovalutare la giovine Roseto (sarebbe meglio dire Stella Azzurra) di coach D’Arcangeli: scrivo questo pezzo mentre leggo che qualcuno l’ha definita formazione da Dopolavoro.

Piccolo inciso: Roseto, da due anni, ha ‘messo assieme’ (non so come altro definire la situazione) le proprie risorse con quelle della Stella Azzurra di Roma, cantera di campioni come Bargnani. La squadra si allena nella periferia romana, il venerdì si trasferisce in Abruzzo o in trasferta per tornare nella capitale alla sera dopo la gara.

La maggioranza dei giocatori, tolti forse 4 elementi, sono ragazzini ‘terribili’: Akele, l’anno scorso, era quello che quest’anno rappresenta Bayehe: gioca in A1, a Cremona con Meo Sacchetti.

Prima di dire che gli avversari, che per 20’ hanno giocato male, sono scarsi bisognerebbe pensare alle radici su cui un progetto è cresciuto: non fosse andata così, Roseto sarebbe probabilmente sparita dal panorama cestistico principale.

Oggi Udine vince perché ha più qualità, e lo mette in chiaro sin da subito (6-1); chiude col 60% da due e quasi il 50% da tre. Eppure, dicono i commentatori sociali, si gioca male perché troppo spesso tiriamo da fuori. Magari gli stessi che l’anno passato, e quello prima dicevano ‘sì, ma dobbiamo alzare la percentuale del tiro da fuori’.

Non gioire delle vittorie, lo sottolineavo nell’editoriale sull’Udinese, è patrimonio tutto nostro; davanti all’evidenza, però, ci si deve arrendere.

L’evidenza dice che, lo scrivo con la morte nel cuore, dal taglio del capitano la squadra gioca meglio e riesce ad equilibrare il gioco in maniera più efficace. L’evidenza dice che Gazza è un valore aggiunto alla squadra, cosa che non erano stati in grado (per varie ragioni) di essere La Torre (oggi a Cantù in A1) o Amici negli anni passati. L’evidenza che dice che, oggi, questa è una squadra che riesce a giocare un basket a tratti piacevole ed efficace anche con Nobile fuori e Antonutti e Fabi in campo a mezzo servizio per infortuni vari.

L’evidenza dice che Ale Ramagli ha preso in mano questo gruppo e lo sta mettendo a posto. C’erano semi di una bella squadra, speriamo di vederla fiorire presto.

Dopodiché se chi manca, chi è partito è sempre migliore di chi gioca, oggi, con Udine allora vale tutto. Gente che rimpiange Dykes quando con lo ‘0’ abbiamo un signore da 16 di media, mister abnegazione, mai una parola fuori posto, che sta anche difendendo da par suo. Pellegrino è stato criticato alla morte nei due anni in bianconero, ed oggi lo si vorrebbe rivedere a Udine. Io ho sempre apprezzato Ciccio prendendomi la mia dose, meritata, di improperi: un ritorno, secondo me, sarebbe sconfitta per tutti ad iniziare da lui.

Mi piacerebbe che si parlasse del basket giocato, anche sui social; di come Roseto sia la squadra con il minor numero di accoppiamenti difensivi possibili: Bayehe è agile come un 4, ha la taglia del 5 e gli manca poco per tirare come un 3. La batteria di ‘piccoli’, al netto del ragazzino Giordano e di DeFabritiis, stazza ben al di sopra dei 190cm. Certo, qualitativamente e come esperienza il gap è apparso evidente, ma brava è stata Udine a vincerla portando la gara sui propri binari, quelli di palla girata alla ricerca del tiro migliore e di scudi alzati in difesa specialmente nella ripresa, anziché cadere nell’agone della frenesia che tanto piace ai ragazzi lazial-abruzzesi.

I periodi, tutti, sono stati vinti da Udine che ha dato consistenza alla propria prestazione senza dimenticare che nel quarto finale il parziale, prima che l’A.P.U. tirasse (giustamente) il freno a mano, recitava 21-11 e già +23 a circa 5’ dalla fine; difficile trovare grossi difetti quando l’avversario più di vaglia, Bobby Jones, chiude con 2/7 da sotto e 1/3, con tabellata, da oltre l’arco.

Il calendario ora offre una sfida importantissima a Verona, che mentre scriviamo ha dilapidato 18 punti di vantaggio perdendo di 2 a Caserta.

Tempo di sovvertire le gerarchie. Tempo di ridiventare grandi.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 22 dicembre 2019 alle 20:10
Autore: Franco Canciani
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