E' stato un week end abbastanza triste, colpa anche qualche problema del sottoscritto che va purtroppo oltre al calcio. Ma un maestro, caro amico anche, mi ha detto che scrivere fa bene, permette di sfogarsi. Per questo eccomi qui sulla tastiera, come sempre.

Che ha fatto la nostra Udinese? Perso, ancora una volta. Di rigore, altrimenti l'Inter non ce l'avrebbe mai fatta e Wanda se ne sarebbe rimasta triste a bere il suo, in quel caso amaro, champagne. Mi viene da dire, ci abbiamo provato. Se anche chiudersi nella propria metà campo e alzare una barricata significa provarci. 

Eppure tre occasioni ad inizio secondo tempo le avevamo avute. L'Inter era facilmente matabile, senza idee e con, nella testa e sulle gambe, il peso dell'eliminazione dalla Champions League. Per questo c'è tanta rabbia, battere i nerazzurri era cosa alla portata, davvero potevamo portare a casa qualcosa. 

In tanti in queste ore mi avete scritto per chiedermi cosa penso di Mandragora. Se guadagni 1,5 milioni all'anno (più di quanto prendeva un certo signore che risponde al nome di Totò Di Natale) almeno la porta la devi prendere. Non dico segnare, ma almeno centrare la porta. E invece il pallone è finito, incomprensibilmente per tutti noi già in piedi ad esultare, alto. Mi dicono in tanti che è giovane, che si farà con il tempo ma quando arrivi con i gradi di capitano della nazionale U21 e con la conditio sine qua non di titolare inamovibile, quando ti raccomanda la Juve, devi per forza fare di più. Ciò non vuol dire che sia tutta colpa sua, ci mancherebbe altro, i problemi purtroppo stanno anche altrove, ma l'approccio doveva essere diverso. Probabilmente un po' di panchina potrà essere un più che sano rimedio. 

Il resto? Giochiamo tutti dietro, tutti barricati ed il muro tiene se c'è Behrami a fare da schermo davanti alla difesa. Questo non gioco, che punta a salvare il salvabile, è andato bene contro la Roma, pure contro l'Inter ma non può essere la soluzione in vista delle prossime tre partite. Contro Frosinone, Spal e Cagliari servirà fare gioco, creare qualcosa che vada oltre al catenaccio. 

Di progetti, di costruzione della squadra ecc. ecc. inutile parlare, tanto diremmo quella e sempre quella. Le ultime partite di questa stagione saranno decisive per la classifica, per il futuro, compreso quello di Nicola. Un collega questa mattina mi ha detto che bisogna fare almeno 7 punti, che già 5 sarebbero pochi. Io invece mi accontenterei anche di 4. 

Vedremo quel che accadrà, a partire da sabato. In ogni caso sarà un Natale triste.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 17 dicembre 2018 alle 17:21
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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