Cose da matti: non ci si può credere.

Paolo Poggi, il nostro golden boy, l'uomo che spedì la Juventus all'Intertoto, il terzo elemento di un tridente d'attacco quasi leggendario, arriva a dieci lustri?

Ma dai!

Impossibile.

Però poi metti assieme le date, il fatto che l'Euro abbia sostituito le 'Lit' da quasi vent'anni ed è così, tristemente così.

Scuola Venezia, due anni al Toro in massima serie, Paolino arriva all'Udinese neo-retrocessa in cadetteria. Quell'Udinese che rivoluziona la rosa, e in avanti si affida al 'vecchio' Andrea Carnevale, a Francesco Marino, a Giacomo Banchelli e a quel ragazzo che arriva in punta di piedi: perché non era una stella conclamata, molto di più perché non avrebbe saputo fare diversamente.

Banchelli, prestito viola, gioca tutto sommato poco; Marino, invece, arrivato dalla Lodigiani, non risente del cambio di categoria: gioca, segna (arrivando quasi in doppia cifra) e si merita i galloni di titolare.

E Poggi? Non gioca tanto: semplicemente le gioca tutte (o quasi: 36 gare), segna undici reti, diventa l'arma tattica preferita da mister Galeone, subentrato a Fedele a novembre, esordisce col botto a Venezia espugnando il Penzo 3-1 (due reti di Marino, una di Pizzi) dopo essere andato subito sotto per un'autorete.

Ovvia la riconferma per il Paolino veneziano, che prende casa nel quartiere di Rizzi, a due passi dallo stadio; che si sente subito parte del paese dove vive, tanto da non avere nemmeno bisogno di un'automobile.

Ovvi i dubbi che assalgono tutti quando l'anno successivo alla guida dei bianconeri arriva un romagnolo semisconosciuto, di cui si ricorda una salvezza miracolosa a Cosenza ed un esonero a Bologna. Resisterà? Saprà imporre il suo gioco? E la squadra, con un retrocesso in serie C come centravanti, strappato a Dalle Carbonare durante una trasmissione televisiva? E Poggi e Marino ce la faranno a sopportare il salto di categoria con una squadra così 'giovane'?

L'Udinese si salva con tranquillità, Paolo segna 9 reti in 31 partite di campionato, Zaccheroni tutto sommato mangia panettone, colomba pasquale ed anguria estiva; l'anno successivo Marino se ne va (come il povero Borgonovo, che l'anno prima di rientro da Brescia giocava solo sette gare senza segnare) ed arrivano un vicentino dal Fiorenzuola, Claudio Clementi, e un ragazzo brasiliano dalle ginocchia ritenute di cristallo, snobbato dalle squadre maggiori nonostante il suo talento, e a 22 anni dopo una mezza stagione così così al Flamengo è destinato a sbocciare o sparire.

Sboccerà: e con lui Bierhoff e Paolo Poggi, i tre componenti del 'trio splendor' che fa paura a tutti. Un girone d'andata onesto, un ritorno da quasi imbattibili e un cambio epocale, il 13 aprile 1997, grazie a (o a causa di) una parolina di troppo dell'amico Régis (ciao, fratello): 3-0 a casa della Juventus, nonostante un arbitraggio indecoroso, e l'inizio di una leggenda: quinto posto e piazzamento Uefa; terzo posto e piazzamento Uefa l'anno successivo, con il contorno di un sedicesimo di finale in Europa con qualificazione sfumata in vista del traguardo: Poggi e Bierhoff ribaltavano lo 0-1 dell'andata di fronte ad uno Stadio Friuli gremito, ad un soffio dal termine Arveladze puniva i bianconeri.

Zaccheroni lascerà la sua creatura al termine di quell'annata, per approdare (e vincere lo scudetto) nella Milano rossonera. Con lui Helveg e Bierhoff, sostituito dal 'Pampa'.

Guidolin, neoallenatore friulano, porta la squadra al sesto posto a pari punti con la Juventus. Spareggio: reti bianche al Friuli, subito rigore (dubbio) fischiato da Braschi a favore della Vecchia Signora, realizzato da Inzaghi. Finita? Macché: al 70' Amoroso recupera una palla sul fondo, mette in mezzo al volo dove Paolino nostro insacca. Espulso Guidolin, pazienza: l'Udinese manda la Juventus a cercarsi l'Europa al torneo Intertoto, mentre sul muro esterno della palestra della scuola elementare 'Enrico Fruch' di Rizzi, proprio di fronte a casa Poggi, appare una scritta che vi campeggerà per anni '31.5.1999: grazie Paolo'.

L'anno successivo Poggi inizierà la stagione con l'Udinese, per andare poi a Roma. Poca fortuna, inizio della peregrinazione delle ultime stagioni del nostro, fra Bari, Piacenza, Venezia e Mantova. Proprio fra i suoi arancioneroverdi chiuderà una brillante carriera.

Pochi giocatori sono rimasti nel cuore dei friulani come Paolo Poggi. Okay, Paolino, accetto che oggi per te siano cinquanta primavere. Ora, e sempre, '31.5.1999: grazie Paolo'.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 16 febbraio 2021 alle 21:46
Autore: Franco Canciani
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