Poco da dire: ammetto di non averci sempre creduto, ad un Davide Nicola che (questo ce lo passerete) chi scrive ha sempre ammesso di apprezzare.

Pochi giorni fa, di Nicola pensavo come siano state difficili da commentare le prime sei gare bianchenere. Sigillata la difesa, rimaneva debole il potenziale offensivo che anche ieri ne ha fatti sì due, ma per il dominio espresso su un Cagliari di pochissima vena sarebbero dovuti essere anche di più.

Si è vinto senza Rodrigo, costretto a Ferrara a giocare ad ottanta metri dalla porta; con un Seko double-face, così così nel primo tempo e dominante nella ripresa, in cui non scorda finalmente più quell’istinto benedetto e sregolato che lo portava ad infilare la metà campo avversaria come una spada nel cuore; ancora una selva di passaggi all’indietro, ma ci penserà la beata Quartina.

I meriti del piemontese sono innegabili: segnare all’Udinese è diventato difficilissimo. Abbiamo stigmatizzato la prestazione contro l’Atalanta, forse sottovalutando la truppa del Gasp (miglior tecnico della categoria con giocatori da crescere, al pari di Francesco nostro) che dopo aver fermato la Ronaldus ha rifilato sei (sei!) pappine a domicilio al malcapitato Sassuolo. Fuori da quella, i bianchineri hanno subìto due rigori(ni) e quattro clean sheet, evento quasi epocale per una formazione ormai abituata a raccogliere dal sacco ottanta palle a campionato.

Piccolo (?) inciso arbitrale: ormai è asseverato che VAR è parentesi soggettiva e non oggettiva: una bufala bella e buona. Non è che i direttori di gara reagiscono a seconda dei palcoscenici?

Esempio uno: Valeri. A Udine fischia un rigore ridicolo a favore del Frosinone. Ghersini lo invita al VAR, lui gli dice ‘ho visto io’. Pigro. A Torino corre alla televisione ad ogni pié sospinto, prendendo probabilmente un abbaglio e mezzo. Scarso o in malafede? Già avere dubbi è gravissimo.

Esempio due: Mariani. In Udinese-Napoli Milik interviene con piede a martello su un bianconero; il VARista richiama l’arbitro allo schermo, costui corre ma dice ‘niente di grave, tutto okay’. Ieri il medesimo corre al VAR per guardare un fallo identico e caccia Mandragora. Quando si dice il peso del nome e della maglia. Mediocre.

Mediocre: quando ferma un’azione da rete bianconera per espellere (ingiustamente) Ceppitelli, cosa che avrebbe potuto fare anche dopo la realizzazione (ieri in Chievo-Frosinone Capuano è stato espulso per due falli da cartellino giallo nella medesima azione, il primo dei quali oggetto di regola del vantaggio); si lascia sfuggire un macroscopico fallo da rigore di Cerri su Stryger, il VAR lo richiama alle sue responsabilità, lui guarda, riguarda poi in maniera inesplicabile dice che quello non è fallo. Uno così andrebbe fermato, e subito. Invece verrà premiato perché in Italia va così. Va così.

Torniamo a bomba: chiedo scusa a Davide: avrei dovuto nutrire più fiducia in lui e nei suoi metodi, dopo averne ammirato la fermezza, l’umanità e la dignità pitagorica. Qualcun altro si scusi con Julio il salmantino: lo definiscono inadeguato, io invece il secondo tempo di Parma lo ricordo, e bene; non esprimo recisi pareri perché non sono a conoscenza di ciò che capita nel segreto della sede e dello spogliatoio, ma il gioco di Velàzquez è stato barattato: con i punti, con le reti non prese, per salvare l’ennesima stagione modesta e programmare, seriamente, il futuro. Lo capisco, mi adeguo ma ne soffro.

Qui però sorgono domande: e se avessero ragione, mi dico?

Se avesse ragione mister Davide, il quale con un paio di punte serie ed un altro rubapalloni (Behrami è bravo ma fragile, non ce lo si può attendere a lottare lì nel mezzo per un girone intero) ci trascinerebbe ai piedi della zona che conta? In fondo l’Udinese ha messo assieme un pacchetto difensivo, portiere e centrali, che poche avversarie possono vantare (anche quelle tanto strombazzate per aver acquistato italiani i quali, secondo me, possono fare bene in cadetteria o nelle strette secche della zona bassa di serie A); Larsen è una certezza, Ter-Avest un ottimo terzino difensivo (chi lo critica non è abituato a considerare i postumi di gravi infortuni: Del Piero ci mise 15 mesi per tornare al top), insomma chi (come me) ha poca fiducia forse dovrebbe frequentare di più i campi d’allenamento. Faccio pubblica ammenda, d’altra parte sono una testa di calcio definitivamente irrecuperabile.

E se avesse ragione chi dice che senza De Paul questa squadra gioca più razionalmente? La stima che nutro per RdP la conoscete, così come il parere, personale, che a dispetto di quante palle recuperi, quante reti faccia, quanti falli subisca non sia, mai, né leader né diéz. Dopo l’avvicendamento in panca è sparito, al netto della partita iniziale contro la Roma (guardacaso una big). Io Rodrigo lo schiero, sempre; sabato scorso però la vittoria, nettissima, è arrivata senza il suo aiuto. Contro il Parma lo rivedremo in campo e sapremo chi ha ragione.

Non è utile, invece, prendersela con chi dirige il vapore: a Udine va così, da sempre; un pochino (…) peggio da quando i calabroni sono entrati in famiglia, diventando capofila grazie al gettito che garantiscono. Credete non mi sarebbe piaciuto vedere Zapata (Duvàn) confermato, aldilà dei tanti suoi detrattori dell’epoca? E oggi sentire che un centravanti da dodici milioni e altrettante potenziali reti sono obiettivi reali? Invece no, non è mai stato, non è e non sarà così. Cuore in pace. L’unica maniera per vedere questi sogni soddisfatti sarebbe un cambio al vertice, ma non ne parlo perché a) non c’è nulla all’orizzonte, e b) non voglio ricominciare una querelle con parte della tifoseria, come successo due anni fa.

Il pensiero positivo passa necessariamente dalla continuità; un anno devastante (sono personalmente retrocesso alla rete di M. D. Faraoni) esce di scena, subentra un 2019 cui chiedo serenità, felicità (per tutti), pace vera. Ai miei tifosi, sempre la parte migliore dell’intero scenario, chiedo di rimanere così. Curva sempre piena, stadio quasi, 1037 anime a Ferrara per una gara da vivere in mezzo alla nebbia, contente anche per uno 0-0 senza tiri in porta. Vi abbraccio di cachemire, quello bello e morbido. Orgoglioso di Voi, ed un altro pezzo del titolo esplicato.

Due piccole note a margine.

Parlando in radio con Stefano Pontoni, nella nostra usuale ora di podos-cazzeggio settimanale, dicevo che forse dovrei smetterla di legare calcio e citazioni: letterarie o musicali, poco cambia.

Invece no: ‘Orgoglio e prevenzione’ è la prima traduzione del titolo di un libro che da giovane compulsai tantissimo; se lo leggeste in quella versione (e non nella moderna), ne trarreste spunti linguistici interessanti, rimandi all’autarchia da groppo allo stomaco. Forse non tanto da cambiare idea nel segreto delle urne, lo so: ma tant’è.

Prevenzione è un classico e desuetissimo sinonimo di pregiudizio, uno dei sentimenti che di più oscura la libertà di pensiero e di giudizio. Le polemiche di questi giorni, seguite ai fatti di Milano, ne sono ricolme.

Vertici sportivo-politici che tuonano contro il mondo del calcio; questori (ex-mediocri arbitri) che vorrebbero punire millanta (tanto Dio riconoscerà i suoi?) per educarne dieci; ministri che vogliono sciogliere i gruppi organizzati, che suona tanto come ‘bruciamo la foresta per ammazzare un serpente’; presidenti federali che per la sessantesima volta esclamano ‘adesso basta’: dagli anni di Paparelli, Spagnolo, Raciti non sento dire altro. Poi si pensa alla famiglia, alla squadra del cuore, ai voti che si perderebbero ed ecco le soluzioni all’italiana.

Già: siamo geni, ma di sicuro stentiamo a prendere cappello in maniera netta.

Prevenzione: secondo gli ignoranti i gruppi ultrà sono composti al 100% da delinquenti. Liquidare il fenomeno-curve con così recisa e sintetica presa di posizione è una sciocchezza bella e buona. L’analisi della fenomenologia implica la conoscenza delle periferie, delle differenze sociali, delle idee politiche e delle conseguenti alleanze/inimicizie. Io ci ho provato, ma le mie capacità mentali non sono bastate; credo ci vorrebbe un’iniziale autoanalisi da parte di organi federali, dirigenze calcistiche, tifoserie per venirne a capo: e forse nemmeno questo basterebbe.

Io sono orgoglioso: orgoglioso della tifoseria sana. Di qualunque colore essa sia.

In particolare di una.

Buon 2019 a tutti.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 03 gennaio 2019 alle 16:14
Autore: Franco Canciani
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