La seconda vita di Stefano Okaka in maglia bianconera è partita con il piede (o meglio con la testa) migliore.

La rete che ha regalato i tre punti ai bianconeri corona la prestazione sontuosa del numero 7. Che il suo  ingaggio aumentasse la pericolosità offensiva era ovvio (bastava poco) ma in pochi avrebbero scommesso su un impatto così determinante. 
Okaka è stato fondamentale in fase di costruzione del gioco rappresentando una vera e propria calamita di palloni sui lanci bianconeri e sulle transizioni offensive friulane. Ne hanno beneficiato in primis Sema e Stryger Larsenn: molto più coinvolti nello sviluppo dell'azione e con spazi maggiori liberati.
Non è certo solo merito del 30enne italiano ma l'impressione è che la squadra abbia un'identità di gioco più nitida e con più certezze rispetto ad un attacco guidato dal solo Lasagna.

Ciò che colpisce è anche l'autorevolezza con cui si è imposto Okaka. Sembrava aver già assimilato molte delle istruzioni di Tudor, e in campo si comportava molto più da leader che da gregario di un gruppo in cui si è unito da appena un mese. 

In un momento d'assenza di De Paul, Okaka ha preso in mano la squadra dimostrando personalità da vendere: ossigeno per la rosa bianconera. L'assenza di qualcuno che salti l'uomo, che tenti la giocata, che non si limiti al compitino sono state la prime ragioni per la quali con Brescia e Hellas si è raccolto solo un punto.

Okaka non è la soluzione a tutti i mali ma un giocatore di spessore- come in questo caso- fa sempre la differenza. 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 30 settembre 2019 alle 18:15
Autore: Gianluca Marianini
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