L'Udinese la scorsa estate ha speso 4 milioni di euro per prelevare Juan Musso dal Racing di Avellaneda. Un investimento importante che aveva fin da subito aveva chiarito quali fossero le gerarchie per la porta bianconera. All'argentino il ruolo di titolare, a Nicolas, arrivato dal Verona a fine luglio quello di secondo, mentre al giovane talentino Gasparini il compito di fare da spola tra la Primavera e la Prima Squadra. Doveva essere così fin dal principio, con Simone Scuffet, stufo di restare in panchina a guardare i compagni giocare, destinato a trovare una porta altrove.
Ma come spesso accade, i piani vengono stravolti dal destino. Musso, nel corso della prima seduta di allenamento nel ritiro di Sankt Veit, si fa male. Un trauma contusivo al primo dito della mano sinistra che lo tiene fuori molto più del previsto.
E' qui che il corso naturale degli eventi cambia. Scuffet, si riprende la porta. Sempre titolare nelle amichevoli e soprattutto quando conta per davvero, in campionato. Il friulano scale le gerarchie, si conquista la fiducia di Velazquez e l'affetto del pubblico. Qualche errore in avvio, dettato più dall'ansia che da altro, ma poi le prestazioni si fanno sempre più convincenti, su tutte quella del rilancio definitivo contro il Chievo. Parate da tre punti, un chiaro messaggio a tutto l'ambiente bianconero e alla società: "Quest'anno gioco io".
Nel frattempo però Musso recupera la forma e, come normale che sia, reclama quello spazio promessogli alla firma del contratto. Ma come si può mettere fuori il beniamino friulano? Impossibile senza mandare su tutte le furie il pubblico. Scuffet non sbaglia nulla, si fa sempre più autorevole e lasciarlo in panchina diventa una scelta difficile da fare. Non avrebbe senso ricacciarlo in panchina proprio ora che sembra essere tornato quello di un tempo, proprio ora che sembra aver riconquistato fiducia in sé.
Servirebbe un errore, una papera, insomma un motivo, una scusa. Ma niente, Scuffet non dà segni di cedimento. E' l'Udinese che invece comincia a scricchiolare. Arriva una serie di sconfitte, ritornano a farsi sentire certi mormorii e la panchina di Velazquez traballa. Nel mezzo di tutto questo trambusto ancora la grana Musso, stufo di aspettare e desideroso di dimostrare il suo valore.
Che fare? Contro il Genoa no, non è il momento di fare azzardi, non si può fare adesso questo cambio tra i pali. Come la prenderebbero i tifosi che sono già di nuovo su tutte le furie per quattro ko di fila? Malissimo.
Si va al Ferraris. Sicuri al 100% di rivedere Scuffet titolare ma ecco la sopresa, ecco l'altro evento, questa volta voluto e non fortuito che cambia di nuovo paradigma e destino di due giocatori. Forse per una chiamata dall'alto, il sospetto serpenteggia tra i tifosi, forse Velazquez si decide: gioca Musso. Sugli spalti i tifosi sbigottiti si chiedono perché. Appare chiaro che qualcuno c'ha messo lo zampino perché non si può gettare alle ortiche un investimento del genere. Qualcuno lo maschera dicendo che l'argentino è più bravo a giocare con i piedi e contro il Genoa, tra l'altro su un campo inzuppato dalle abbondanti piogge, serve un portiere in grado di far partire la manovra da dietro. Cosa è accaduto? Non lo sapremo mai, mai nessuno ce lo dirà con sincerità.
Ci fermiamo qua. Nulla da dire sulla partita, perché l'errore, e quello è netto, può capitare a tutti e crocifiggere un giocatore per partito preso non è corretto, non è da noi friulani. D'altronde anche Musso è uno dei nostri, uno che merita sostegno.
Una cosa però va detta. Ancora una volta è stata sbagliata la gestione di un giocatore, e poco importa che questo sia tra l'altro friulano e ami questa maglia. Questa mazzata a Scuffet, che già aveva faticato molto per riprendersi, non serviva. Immaginatevi di essere al suo posto. Come avresto preso psicologicamente la faccenda? Simone si meritava la porta, non la panchina ma si sa che il calcio va ben al di là del campo. Ci sono altre dinamiche che vanno rispettate, ci sono dei procuratori, ci sono degli affari in ballo, ci sono decisioni prese e ci sono dei progetti che vanno portati avanti. E quei progetti vedono in porta Musso e non probabilmente Scuffet come invece più di qualche tifoso sperava.
Inutile nascondersi dietro principi di equità e di uguaglianza, come ha detto più volte Velazquez in conferenza stampa, perché non è vero che tutti i giocatori all'interno della rosa sono uguali. C'è sempre qualcuno più uguale di tutti gli altri. E' questa il calcio, è questa la vita.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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