6 gol presi in casa da una Juve in dieci uomini, l'ennesima umiliazione di un tunnel nero che non sembra avere fine. L'Udinese, quella vera, è morta da un pezzo e non possiamo fare altro che prenderne atto.  

7 sconfitte in 9 partite, solo 6 punti in classifica, un avvio peggiore di questo era difficile da ipotizzare perfino per i più scettici. E pensare che in estate l'entusiasmo era alto, i tifosi accorrevano al botteghino per l'abbonamento e tutti noi pensavamo che si potesse provare, una volta per tutte, a mettere la crisi alle spalle.

Da tifoso, ancor prima che da commentatore, ci credevo. Voi che mi leggete sapete quanto io sia critico ma quest'anno per davvero confidavo in una parziale rinascita. Credevo che la società tutto sommato avesse imparato la lezione, credevo che Gigi, friulano come noi, riuscisse a dare un'anima a questi giocatori, credevo che una rosa giovane lottasse se non per la maglia almeno per sé stessa. Purtroppo invece non è accaduto niente di quanto speravo e ora mi ritrovo qui davanti al computer a commentare l'ennesima tappa del processo di distruzione di questa squadra. 

Sì, non c'è termine migliore di distruzione, anzi autodistruzione. Eravamo una realtà invidiata non solo in Italia ma in tutta Europa, avevamo un'identità, una casa chiamata Friuli, eravamo perfino riusciti a scalare l'Olimpo del calcio e a sederci al tavolo di quelli che contano. Poi, per meri interessi economici, qualcuno ha preferito mettere fine a quanto di importante costruito in tanti anni di fatiche. Mattone dopo mattone l'Udinese è stata demolita e ora non ci resta altro in mano che delle macerie. 

Inutile parlare di moduli, di giocatori, di allenatori, di rendimento. Il problema non sta lì e lo sappiamo tutti. Delneri, che di colpe personali ne avrà anche tante, è solo l'ingranaggio di una macchina che non funziona più, anzi che non si vuole più far funzionare. Stesso discorso per i giocatori, comparse senza cuore, all'interno di una scena di cui sappiamo già il finale. Inutile parlare oggi di futuro, di cambio di allenatore. Finché le cose non cambieranno in alto la situazione resterà sempre questa, se non sarà addirittura peggiore.

I Futuristi auspicavano l'avvento della Prima Guerra Mondiale per la "pulizia" della società. Ve li ricordate? Distruzione totale e poi ricostruzione. Non credo però che, come leggo in tanti vostri commenti, la retrocessione sia la soluzione per fare tabula rasa e ripartire da zero. Finire in B non sarebbe altro che l'epilogo di tutto, la fine.

Di solito chiudo sempre con un auspicio, oggi mi è difficile farlo. Non mi restano che i ricordi di quando le grandi a Udine venivano a soffrire. Ricordi, teniamoceli stretti, prima che ci distruggano anche quelli. 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 23 ottobre 2017 alle 11:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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