Siamo chiamati ad affrontare una delle situazioni più difficili dal secondo dopoguerra ad oggi. L'Italia è in ginocchio, chiusa, sbarrata. Siamo in quarantena, ormai da due settimane. La paura, per noi stessi e per i nostri cari, è tanta ma non dobbiamo mollare, dobbiamo restare uniti se vogliamo far fronte a questo nemico invisibile, se vogliamo vincere questa partita, la più importante.

In un momento di così grande difficoltà, quando ogni cosa sembra smarrita, quando anche la normalità, l'affetto di una carezza o di un abbraccio, sembrano essere cose lontane, dobbiamo essere tutti un po' dei Giampiero Pinzi. Dei guerrieri come lui, pronti a lottare sempre e comunque fino alla fine. Ve lo ricordate quando Giampy era in campo? Aggrediva ogni pallone, non si lamentava mai, dava sempre il massimo, faceva sempre quella corsa in più per andare ad aiutare i compagni. Sì, in momenti come questo non serve il fioretto, la bella giocata, serve chi sa stringere i denti, chi corre per tre, chi fatica ma non si arrende mai. Lui lo faceva per l'amore per la maglia, noi dobbiamo farlo per l'amore per i nostri cari. 

"Il calcio è metafora della vita", scriveva Jean Paul Sartre, e credo sia proprio così. Tifosi, giocatori, siamo tutti una grande famiglia. Vero che oggi i problemi sono altri, vero che quel pallone rotondo per il quale gioiamo o ci arrabbiamo adesso non conta nulla, come non contano nulla le classifiche, i punti e i gol sbagliati. Ma dal calcio, da cui spesso riceviamo soltanto cattivi insegnamenti, possiamo trarre anche altro, un esempio positivo.

Oggi siamo noi che andiamo in campo, siamo noi a giocare. Al mio fianco io vorrei un giocatore che per me è sempre stato un punto di riferimento, un esempio, uno che so che sarà pronto a tutto pur di aiutarmi. Al mio fianco voglio Pinzi, non voglio Messi. Perché so che insieme ce la faremo, non ci spaventa nulla, nemmeno il grande Liverpool di Gerrard, possiamo battere chiunque. 

Facciamolo quello sforzo in più, atteniamoci alle regole, diamo tutto quello che abbiamo per battere questo avversario chiamato coronavirus.  Se così faremo ne usciremo vincitori e allora tutto poi sarà più bello. Potremo ritrovarci con gli amici allo stadio, passare una domenica felice insieme, potremo tornare ad esultare, ad abbracciarci dopo un gol o a mandarci anche a quel paese. Recuperemo la nostra passione.  

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 23 marzo 2020 alle 14:36
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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