La Coppa Italia ormai è ridotta a una serie di amichevoli tra seconde linee fino a quando non si arriva ai quarti o alle semifinali. Che il format sia assolutamente privo di qualsiasi senso lo sta confermando anche questa stagione dove, tranne il miracolo Pordenone, stanno andando avanti sempre le solite. Troppo rischioso per squadre che lottano per non retrocedere o per arrivare in Europa League schierare i migliori in una partita contro una big e pure in trasferta, dove servirebbe comunque una piccola impresa per tirar fuori un risultato positivo. Nella volta su dieci in cui ti va bene, festeggi, nelle altre nove c'è rammarico e rischi magari di trovarti pure stanco per la partita in campionato del fine settimana. Messe così le cose chiaramente nessuna squadra dal settimo posto in giù rischia molti titolari e questo dà un secondo vantaggio alle big, perchè la panchina di chi lotta per la Champions è sicuramente meglio fornita delle altre.

Ieri sera abbiamo potuto assistere all'ennesimo esempio di questo assunto. L'Udinese è andata a Napoli sì per giocarsela, ma non di certo per rischiare i propri uomini migliori. Dei titolarissimi infatti c'erano praticamente il solo Danilo, più Nuytinck e Larsen per mancanza di altri elementi. Ce la giochiamo, ma non si rischiano gli elementi migliori (Jankto ha fatto un tempo solo), perchè la sfida con l'Hellas Verona è decisamente più importante. I tre punti in palio, a lotta salvezza ancora accesissima, sono troppo importanti. È vero che il Napoli a sua volta aveva delle seconde linee (anche se il solo Maksimovic costava quanto tutta la squadra messa in campo da Oddo), ma poi nel secondo tempo ha messo gli uomini migliori. Se noi avessimo giocato con i titolari e Insigne fosse comunque riuscito a trovare il varco vincente, ora che cosa avremmo in mano? Una squadra insoddisfatta per il risultato e stanca in vista dello scontro diretto contro un Hellas Verona che non è derelitto come si vuol far credere. I gialloblù hanno sempre giocato benino e, quando ne hanno avuto l'occasione, hanno dimostrato di saper colpire, come successo contro il Milan (quello sì derelitto). Tutti quelli che danno l'Udinese già vincente contro i veneti stanno facendo lo stesso madornale errore fatto in passato da tante altre squadre contro i friulani stessi, basti pensare al Crotone due settimane fa.

Quindi bisogna rimanere concentrati sul campionato. È vero che la Coppa Italia è pur sempre un trofeo, ma, per come attualmente è impostata, non consente alle più piccole di tentare un miracolo in stile Wigan in Premier League. Anche se l'Udinese avesse magari battuto il Napoli al San Paolo (magari finendo ai rigori spremendo tutte le energie) poi ai quarti avrebbe sì avuto un match meno insidioso, ma si sarebbe trattato comunque (probabilmente) dell'Atalanta, di nuovo in trasferta. Poi l'ulteriore ostacolo per la finale sarebbe stata ovviamente la squadra in semifinale, presumibilmente una tra Roma e Juventus. Insomma, il miracolo da compiere non era da poco, soprattutto calcolando che tre match su quattro sarebbero stati fuori casa. È vero che sarebbe stato bello approfittare di un Napoli non trascendentale, ma per come stanno ora le cose, questi match servono a testare le seconde linee per avere qualche indicazione in più sulla loro utilità, il trofeo, con questo format, è giurisdizione delle sette sorelle. Negli ultimi 17 anni il palmares parla delle sole Lazio e Parma come outsider (con squadre di altro livello comunque). Non è una semplice coincidenza...

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 20 dicembre 2017 alle 15:00
Autore: Davide Marchiol
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