Imola si trasfigura, al cospetto di Udine: segnano tutti, anche Simioni da tre punti, e specie all’inizio Udine resta in scia solo grazie al talento.

Alla lunga esce la verità: che Miki Ferrari non è arruolabile (ancora la schiena?), che Rain boccheggia a causa della febbre, Nobile gioca tre minuti sul piede infortunato; stoico Ciccio Pellegrino, che se ne frega della scavigliatura e cerca di fare il suo. Non bastasse tutto questo, anche Andrea la Torre si infortuna alla caviglia e per ovvie ragioni si chiedono minuti a Pinton, che ancora non può essere ai livelli consueti.

Udine perde perché all’inizio Maggioli domina l’area dipinta, perché da tre punti Gasparin, Penna e Alviti ci puniscono, specialmente perché coach Lino oggi non ha la profondità delle sue rotazioni.

Ci prova, Lardo: nella ripresa giochiamo senza pivot ma con due 4 di ruolo, senza esito; si merita un tecnico per una protesta plateale (ma il fallo di Raspino su Bell non c’era), anche se dall’altra parte l’amico Demis ha dialogato animosamente per 40’ con i modesti direttori di gara, senza ricevere altrettanta sanzione. Modesti: perché dopo l’episodio di cui qui sopra, vedono un fallo in attacco ad Imola che neanche a minibasket; perché da una parte o dall’altra per venticinque minuti fischiano tutto, negli ultimi quindici molto poco (alcuni contatti erano veramente delle sportellate plateali); perché fra tutti scelgono di difendere l’ex stella Bell, uno forte anzi fortissimo ma che nel finale mi ha ricordato il peggior Allan Ray, quello che si guardava attorno con la sensazione di meritarsi di più. Una volta lo salvano gli arbitri (penetrazione sconsiderata), altre due forza il tiro e causa due palle perse ai suoi.

Imola vince, e merita, perché ha tanto da tutti: anche dal rientrante Prato, che (come Maggioli) contro Udine vede rosso e mette la tripla del +6 allo scadere dei 24’’, quella che probabilmente alla fine ha deciso la gara. Ottimo Penna, Gasparin e Maggioli calano alla distanza, Wilson alterna cose egregie a errori marchiani; di Bell abbiamo detto (però 19 punti quasi in surplace) , Alviti è nervosissimo e determina poco. Dopo un fallo (netto) in difesa su Ciccio protesta a lungo: non si fosse stati al PalaRuggi tecnico, quinto fallo e partita compromessa.

Imola merita, sì: ma Udine per due volte ha avuto la palla del pari; dopo aver visto l’abisso a -8, grazie a due prodezze di Benevelli-da-tre ha sprecato addirittura quella del sorpasso decisivo, proprio con Andrea da Pesaro. E Mauro Pinton, all’ultimo respiro, ha visto la tripla del 76 pari infrangersi sul ferro: ma forse è stato giusto così.

Anche perché, al netto di aver accorciato la classifica verso il basso (il nono posto dista ora sei punti), i risultati concomitanti hanno premiato la formazione di Lardo: Bologna e Ravenna vittoriose, giù Montegranaro (incredibilmente quinta) e un’eroica Mantova: avessimo vinto avremmo sì mantenuto le distanze dalla vittoriosa Alma, ma sempre terzi saremmo arrivati.

Terzi: e sfida alle final – 8 di Coppa Italia contro la seconda dell’altro girone, quell’Eurotrend Biella che vede in Jazzmarr Ferguson, nell’ex-Jesi Bowers, nel tiratore Tessitori e nell’esperto italo-gaucho Chiarastella i punti di forza.

Missione compiuta: ma senza la gioia di aver sovvertito il pronostico di un’Imola reale bestia nera friulana. Ora testa e cuore al PalaDozza, il Madison di piazzale Azzarita dove ‘Teo Boniciolli e soci ci aspettano per farci lo scalpo. Sarà uno scontro diretto, senza repliche, per ripartire da dove si era arrivati prima dello stop di stasera. Importante sarà, assieme alla concentrazione, recuperare la piena efficienza dei troppi giocatori mancati stasera. Assieme ad un Dykes positivo, un buon Pellegrino (14+6), un Diop presente e pimpante e Benevelli che la rimette in sesto, è stato impossibile fare a meno di tre giocatori fondamentali per il chimismo lardiano.

Nessuna paura: Bologna, Mantova, Ravenna e poi le gare casalinghe contro Roseto ed Orceana per capire, una volta per tutte, dove possa arrivare questa squadra.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 07 gennaio 2018 alle 21:38
Autore: Franco Canciani
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