Bruno Pizzul, giornalista, telecronista ed ex calciatore, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla stagione dell'Udinese: "Non dimentichiamo questo campionato. Un campionato nel quale l'Udinese ha avuto delle cadute di attenzione e di tensione notevoli, ma che chiaramente si era venuta ingarbugliando, perché la squadra, pur non essendo dotata di elementi di classe cristallina, costituiva un complesso, secondo me, che avrebbe dovuto trarsi d'impaccio molto prima. Abbiamo buttato via delle partite in maniera assurda e, alla fine, sei arrivato in una posizione di classifica che ti dimostra che, con un po' di attenzione in più, l'Udinese avrebbe potuto fare quei sette-otto punti in più, che l'avrebbero proiettata verso l'altro lato. Meno male che sia andata così: figurarsi se alla fine del girone d'andata tu eri già salvo, sai che noia? Già la partita di ieri non fregava a nessuno... Noi non abbiamo la capacità di apprezzare il calcio dicendo "mi piace il calcio"; noi siamo solo tifosi, quindi visceralmente attaccati al risultato; e, quando le cose vanno male, in ciascuno di noi salta fuori il gusto antico della critica. Uno che è stato un grande maestro, come Gianni Brera, diceva: "Tu guarda, quando parli del calcio, devi parlar male di tutte le diciotto squadre del campionato, perché, alla fine, vince una sola; sulle altre diciassette hai avuto ragione tu" (sorride, ndr)".
Sul finale di stagione e sulla lotta salvezza: "La partita più naturale e più logica di ieri è stata Fiorentina-Genoa (0-0, ndr): loro dovevano pareggiare, tutte e due. Sapevano che sarebbe andata a finire così, perché l'Empoli gioca benissimo, ma perde: merita sempre di retrocedere qualcun altro, ma loro regalano le partite; l'Empoli non può prendere gol in contropiede a Milano, subito dopo aver pareggiato. Poi, lo scontro diretto del ritorno, perso con l'Udinese, era decisivo, ma la gara dell'andata, vinta con l'Udinese, è stata la peggior partita fatta da loro; e la migliore nostra, perché tu guarda l'Udinese che è arrivata lì: è un discorso che possono fare tutte le squadre che han buttato via tante partite e tanti risultati, ma l'Udinese tre-quattro partite, da vincere che ha perse, le ha avute".
Sul VAR: "Ci sono state delle situazioni paradossali di errori così grossi che addirittura possono far adombrare la malafede, perché certe cose, veramente, sono state inaccettabili. Del resto, è anche vero che, in più di una circostanza, sono state valutate delle situazioni che, senza il VAR, non sarebbero state così. Io credo comunque che bisogna farne un uso diverso e, soprattutto, sottolineare la necessità di intervenire sempre, non soltanto quando l'arbitro decide di andare. Sul fuorigioco, per esempio, interviene il VAR sempre e lì è un'altra situazione che... perché quella riga che tiri sul fuorigioco, quando dicono che il fuorigioco è di un centimetro, guarda che basta che tu cominci a tirare la riga dal momento in cui parte il pallone dal piede del giocatore che fa il passaggio, lì non ci vuole niente, basta un frame in più o in meno e vuol dire fare dieci centimetri in più o in meno. Purtroppo quello del fuorigioco è sempre un problema grosso".
Su Tudor e Pinzi: "Un buon acquisto da parte dell'Udinese, in questa fase finale del campionato dove sono arrivati i risultati: determinante è stato Tudor, che ha fatto bene; ma Pinzi, che hanno riportato lì, ha compattato l'ambiente, li fa stare assieme: servono questi elementi, gli elementi guida".
Su Behrami, Hallfreðsson e Sandro: "Non sono grandi giocatori, ma potrebbero meritare la conferma, tornando sul discorso degli "elementi guida". Poi, Sandro si fa sempre male, ma ieri, per esempio, Hallfreðsson non ha giocato male: è chiaro che devono essere partite di quel ritmo lì, perché appena alzi un po' l'intensità vai in crisi".
Sui destini dei protagonisti della stagione dell'Udinese: "Tudor merita sicuramente la riconferma, a meno che non vogliano tenerlo come valvola di sicurezza (sorride, ndr); il calendario non era facile e non ha sbagliato nessuna delle partite importanti, a parte la gara con la Lazio, data per persa in partenza. I Pozzo sono da venticinque anni in Serie A perché fanno di testa loro, senza ascoltare troppo i tifosi, che si innamorano dei progetti. I tifosi meritano comunque un ringraziamento. La storia di Okaka è legata anche a quella di Pradè: qua ha fatto benissimo, è uno che da ragazzo ha giocato nella Nazionale maggiore, è un giocatore vero questo. Peccato se Stryger Larsen va via, perché è un giocatore che, dove lo metti, gioca".
Su Velázquez: "Si è spaventato nella partita di Coppa Italia col Benevento, ha cambiato modulo; e perché ha cambiato modulo? E' quello il discorso: sembra che la difesa a tre sia un dogma. A proposito di progetti, quando hanno comprato Velázquez, i giocatori che hanno preso erano tutti adatti a giocare con la difesa a quattro; sembra che non ci sia stato qualcuno che lo abbia obbligato a cambiare modulo. Anche Tudor comunque ha una storia simile: le prime partite le ha giocate a quattro, dopo a tre".
Sugli infortuni: "Nella valutazione stagionale, bisogna tenere nella dovuta considerazione anche i tanti infortunati che ci sono stati. Ci si potrebbe chiedere perché tanti infortunati, però sicuramente il rendimento della squadra è stato condizionato da queste assenze. I criteri di preparazione, in generale, sono sbagliati: è assurdo che dappertutto ci siano degli spogliatoi con delle sale che sembrano non adatte a dei giocatori di calcio, ma a dei sollevatori di peso; esercizi che vanno a rompere quello che è l'equilibrio naturale: uno ha il suo fisico che è strutturato in modo da tenere una determinata massa muscolare; se tu l'aumenti, ti fai male. Per di più, non si fa più la preparazione precampionato perché, dopo la pausa estiva, vai subito a fare la amichevoli perché ti danno i soldi; poi ti lamenti che c'è il calendario troppo fitto e da noi va a finire che c'è poi questa situazione. Gli inglesi fanno molto meno allenamento di noi, loro si allenano giocando; e giocando solo, hai poi l'intensità, il ritmo, il piacere; un calcio completamente diverso, ma a livello giovanile, perché nei settori giovanili da noi non si cura abbastanza la tecnica individuale: non è possibile che i nostri ragazzi non sappiano cos'è il pallone; tu devi lavorare sempre e solo col pallone, invece anche ai nostri ragazzini gli fanno fare i giri di campo, le sovrapposizioni, la tattica; tant'è vero che c'è questa percentuale elevatissima di abbandono precoce perché ai ragazzini rompono le scatole e non li fanno divertire. Le poche volte che gli danno il pallone per fare la partitina, ogni due secondi si interviene e "non devi dribblare, non devi tirare da lontano"; invece uno, da ragazzino, se è portato a dribblare, deve esasperare questa sua capacità, perché se trovi uno così... Maradona non poteva giocare a calcio".
Autore: Emanuele Calligaris / Twitter: @41ema56
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