Proprietà e dirigenza, tre voci, un unico appello: avere più fortuna. Il Paròn Pozzo, il direttore generale Collavino e il direttore tecnico Pradè non hanno chiesto altro per Natale, solo un pizzico di buona sorte. 

Ma questa classifica è soltanto colpa della malasorte? Che la sfortuna si sia accanita contro i bianconeri ce ne eravamo già accorti almeno da un paio d'anni. Soprattutto all'Arena ne abbiamo viste di tutti i colori. Sconfitte inimmaginabili, sciagure a ripetizione, ex redivivi, gol presi in maniera assurda. L'arrivo della Dacia, una schiaffo in faccia agli deii del calcio che proteggevano il Friuli simbolo della rinascita dall'Orcolat, deve aver rotto i cabbasisi anche agli avi protettori bianconeri, da Selmosson in giù, i quali devono aver scagliato una vera e propria maledizione sul nuovo stadio: al centro commerciale Dacia Arena l'Udinese non gioierà più. Anni nerissimi allora, uno di seguito all'altro. 

Sfortuna, sfortuna e ancora sfortuna. A nulla serve spargere sale a bordo campo, a nulla serve la benedizione di sua eminenza il vescovo, a nulla serve il pellegrinaggio a Castelmonte. Il fato ci è avverso. Ad Empoli la palla sembra non voler entrare, contro l'Atalanta il palo di Fofana e la tripletta di Zapata.

Ma non può essere solo e soltanto colpa della sfortuna. C'è molto altro che non va in questi anni. Progettazione che pare assente, scelte sbagliate, obiettivi focalizzati altrove. Per tornare grandi non basta appellarsi alla dea bendata, serve altro. Serve costruire un progetto valido, serve investire per davvero, serve tornare ad acquistare giocatori forti come si faceva un tempo, serve ricostruire uno zoccolo duro di italiani, serve questo, serve quello, serve quell'altro. Insomma servono tante cose. La società, al cui interno ci sono tante teste capaci ed esperte, sa dove mettere mano, basta soltanto che si decida a farlo per davvero. Non si sono dimenticati come si fa calcio, ve lo assicuro.

Cara Udinese, allora, aiutati che il ciel ti aiuta.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 12 dicembre 2018 alle 16:59
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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