"When you feel my heat 
Look into my eyes 
It's where my demons hide 
It's where my demons hide 
Don't get too close 
It's dark inside 
It's where my demons hide 
It's where my demons hide."
Per i non anglofoni, tutto questo blablabla significa: "Quando senti il mio calore, guarda nei miei occhi, è dove i miei demoni si nascondono. Non ti avvicinare troppo, è buio dentro. è dove i miei demoni si nascondono."
Gli Imagine Dragons ci regalano questo capolavoro musicale che, oggi più che mai, si avvicina alla situazione dell'Udinese. 
Analizziamo però la partita di ieri: sono state montagne russe al Friuli di Udine, con la squadra di Stramaccioni che conduce quindici minuti in modo diligente, subendo poi la doccia fredda del gol di Fabio Quagliarella. Non passano nemmeno due minuti e ci pensa Antonio di Natale a pareggire i conti. La partita poi comincia a mettersi sui binari giusti quando Molinaro devia il colpo di testa da parte di Kone nella porta del suo stesso portiere Padelli. La prima frazione continua su questa falsa riga per l'Udinese, salvo poi che i friulani abbiano calato il rendimento alla distanza, prestando il fianco a diverse azioni targate Toro, culminate col palo fulminate da parte di Fabio Quagliarella.
Il secondo tempo inizia con il gol di Wague a quattro minuti dal via, un vero e propio capolavoro di potenza e precisione, giusto premio anche al lavoro che questo ragazzo sta facendo in queste settimane. Ricordiamo però che il gol del difensore numero due è arrivato al minuto quarantanove di gioco. Per i restanti 41 minuti, si è assistito a una prestazione totalmente imporontata sulla fase difensiva da parte dell'Udinese, salvo qualche azione di contropiede molto sporadica. 
È più che altro questo il lato negativo del match contro i granata, in quanto, in campo, sono state più le sufficienze che le insufficienze, restituendo un giusto e complessivo sei al computo totale della squadra. 
Quello che stona però, sono quei minuti corsi tra i gol segnati e i finali di frazioni. A fine partita, Strama dirà: "Questo periodo negativo è stato frutto di una serie di vittorie che ci hanno regalato una certa tranquillità che non potevamo permetterci". Analisi più che corretta, verrebbe da dire. Ma il discorso può essere contestualizzato e ridimensionato alla partita di ieri. La tranquillità non è mai cosa buona nel calcio, è questa è un'ovvietà.

Dalla tranquillità del suo avversario, una squadra può trovare il coraggio di attaccare a testa bassa e senza freni inibitori, anche questo è risaputo.
Fatta questa premessa, bisogna analizzare il problema. C'è da capire infatti, se il calare alla distanza sia un problema di natura fisica oppure psicologica. Se fosse il primo, il lavoro sarebbe sicuramente da rimandare alla prossima stagione, con un ritiro incentrato su esercizi mirati ad una preparazione che fortifichi il tono e muscolare e consenta un rendimento atletico alto per tutto l'arco della stagione. Se viceversa il problema fosse psicologico, ci sarebbero da fare più considerazioni, ma ci limitiamo a racchiuderle tutte in una. 
Il primo compito di un allenatore è dare una mentalità ben precisa alla propria squadra, per poi passare al dare un proprio dettame tattico, in quanto, Sacchi insegna che: "Mentalità e tattica prescindono l'uno dall'altro". L'Udinese da molti anni recita un ruolo importante nello scenario del calcio italiano, ma non fondamentale. Per questo viene etichettata quasi sempre come provinciale, senza nemmeno avere torto. La discriminante, tra l'essere grande ed essere provinciale è la mentalità. Ciò che ha fatto la squadre ieri è un difendersi, forse in modo impaurito, dalle cariche a testa bassa del Toro (dopo l'autogol di Molinaro e il gol di Wague, ripetiamo). Ebbene, è questa la discriminante, è questo il demone che si nasconde tra il Bruseschi e lo stadio Friuli (sempre più bello). Bisogna sempre imporre il proprio gioco, non fermarsi mai. Questo è il primo passo per sentirsi grandi, e il sentirsi grandi davvero è il primo passo per essere grandi. 
Signori, attenti a giudicare questa Udinese. Don't get too close, it's dark inside.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 09 marzo 2015 alle 18:12
Autore: Francesco Donatelli
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