Non ci sono molte alternative, alle sei di stasera, per la GSA impegnata al PalaCarnera contro la Piero Manetti Ravenna: vincere. Sì, o sì.

La truppa di coach Demis Cavina gravita in fondo alla classifica (assieme a 2/3 delle formazioni del girone) con una vinta e tre perse: ovvio che non la posizione non corrisponda alle attese, ma siccome lo sport è galantuomo è quella che evidentemente ci si è meritata.

Conosciamo già Ravenna: Udine l’ha incontrata (e ci ha perso) in precampionato a Spilimbergo, quando Riki Cortese si infortunò alla spalla facendoci tremare. È formazione, al solito, solida ancorché non straordinariamente talentuosa, abbarbicata al 33enne centro ex-Fortitudo Gandini (figlio tra l’altro del portiere anni ’80 degli alabardati, Rino), al saltatore già a Latina, Hairston e soprattutto al fromboliere Adam Smith, straordinario due stagioni fa a Roseto, meno l’anno passato fra Izmir, Orzinuovi e Capo d’Orlando e quindi in cerca di rilancio. Il quintetto-esperto è completato da Cardillo (da Brindisi, A1) e Montano, confermato play della formazione giallorossa.

Allena il veneziano Mazzon: cinquantaduenne, esperienza quasi trentennale, acuti alla Reyer, alla Scaligera ed in Grecia (due momenti). Piccola parentesi americana (Delaware 76ers come vice) e l’anno passato qualche gara a Capo d’Orlando.

Coach Demis ha sempre sostenuto, difendendo i suoi, come non ci siano pressioni se si è forti, e che non sia corretto parlare di cali della squadra nei momenti nevralgici. Io gli voglio ancora credere, anche se i numeri direbbero altro. Non sono riuscito a guardarmi la gara del PalaDozza (dall’estero per lavoro) ma leggendo cronache e parziali sembra che, al netto di una prestazione dignitosa (nulla più, però, contro una Effe priva di Fantinelli e Mancinelli) e una gara condotta per 24’, al pigiar dell’acceleratore dei domestici Udine non sia riuscita a rimanere in scia.

Giocare ogni tre giorni ha svantaggi, certo, ma anche il pro di poter subito girare pagina affrontando una squadraa sì solida, ma del tutto superabile.

Non fosse così, al pari dei cugini calciatori che sgambetteranno (pioggia permettendo) a Genova, si aprirà una vera crisi generalizzata in bianco e nero, sulla quale le dirigenze dovranno riflettere bene e non agire d’istinto ed impulso.

Da tre anni difendo questi colori, prendendomi invettive, fondamentalmente perché ne riconosco un percorso virtuoso che parte dalle categorie inferiori e arriva, l’anno scorso, alle porte dei ‘best-4’ per la promozione in serie A1; non mi accodo ai commenti salaci ma spesso ingiusti di certi tifosi, che abbraccio giustificandone le invettive con amore ed aspettative; se però domani la GSA non dovesse centrare l’obiettivo, sarei il primo a mettere in dubbio le mie certezze, basate sul roster (forte), il coach (preparato) e la dirigenza (competente ed appassionata).

Vedremo: le gare vanno vinte soffrendo in difesa e aumentando le percentuali di tiro; il basket, nonostante tutto, è gioco semplice.

Alle sei, come detto fischieranno per voi i signori Duccio Maschio, scarsicrinito fiorentino 40enne; Gabriele Gagno, 31 anni di Conegliano e Paolo Puccini, giovanissimo genovese di 29 anni. Radiocronaca (concerti permettendo) sulle web-frequenze di EffeRadio per chi non ci sarà.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 28 ottobre 2018 alle 07:43
Autore: Franco Canciani
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