Era il 13 marzo, era sabato sera e l'Udinese usciva un un ottimo pareggio dallo stadio Marassi contro il Genoa, un pareggio importante che portava la squadra di Gotti a quota 33 punti con oltre due mesi di campionato da giocare e con un calendario tutto sommato alla portata.
Oggi, oltre due mesi dopo quella serata genovese, l'Udinese di punti ne ha 40, il che vuol dire che i bianconeri guidati da Gotti hanno totalizzato la miseria di 7 punti in 10 partite, riuscendo a rovinare una stagione che finalmente sembrava potesse diventare diversa dalle ultime, ma che invece ha tirato fuori l'ennesimo copione: salvezza risicata e nulla di più, compitino svolto per poi sedersi sugli allori, smettere di giocarsi le partite, regalando punti, rigori e vittorie ad avversari tutt'altro che irresistibili.
Le colpe di questo tracollo vanno come sempre divise, non possono non essere citati i numerosi infortuni gravi che la banda di Gotti ha dovuto sopportare, specie quelli nel reparto offensivo, ma questo è un alibi che regge fino a un certo punto, perchè anche da gennaio a marzo l'Udinese ha giocato senza i vari Deulofeu e Pussetto, eppure si sono viste prestazioni ben diverse accompagnate anche dai risultati, e allora come è possibile che questa squadra abbia completamente smesso di giocare?
Le responsabilità della guida tecnica, purtroppo, e sottolineo purtroppo, sono evidenti, perchè una delle grandi capacità e doti di un allenatore dovrebbe essere quella di dare sempre motivazioni, stimoli e grinta alla squadra, tutti ingredienti che a questa squadra sono mancati in questi ultimi due mesi di campionato. Inoltre anche da un punto di vista del gioco questa squadra ha mostrato dei limiti evidenti,il mister non è riuscito a fornire un'alternativa tattica adeguata ai bianconeri. Sempre lo stesso schema di gioco, sempre l'attesa verso gli avversari, sempre gli stessi ritmi blandi in attesa della prima mossa dell'avversario e, praticamente mai, si è vista una trama di gioco propositiva, aggressione e baricentro alto, sempre tutti dietro ad aspettare gli eventi, col solo il "povero" De Paul a provare qualcosa di diverso, a rompere gli indugi.
Addossare però tutte le colpe all'allenatore non è corretto, perchè bisogna sempre ricordare che in campo ci vanno i calciatori e una gran parte di questi sono due mesi che è in costante calo, dove sono finiti i Pereyra, i Molina e i Larsen di qualche settimana fa? E questi sono solo tre esempi, ma nonostante le fatiche di un campionato in cui praticamente, tra infortuni e mancanza di alternative, hanno giocato sempre gli stessi, tutti avevano il dovere di dare di più.
Chiudere con il misero bottino di 40 punti, dopo che due mesi fa i punti erano 33 è troppo poco, specie se uniamo il tutto ad una serie di dichiarazioni di mister e giocatori quasi irritanti nei confronti dei tifosi, interviste in cui si prometteva il massimo impegno, in cui si sottolineava il fatto che questa squadra volesse alzare l'asticella e raggiungere il decimo posto.
Tra una settimana sarà tempo di bilanci definitivi, ma prima c'è l'ultima giornata contro l'Inter, una partita in cui onestamente aspettarsi una reazione da parte della squadra è assai improbabile. Dopo San Siro si parlerà dunque del futuro del tecnico, un tecnico che fino a due mesi fa aveva tutti dalla sua parte, ma che con questi ultimi due mesi di campionato ha insinuato dei seri dubbi su tutti. La bontà del suo lavoro fino allo scorso marzo nessuno la discute, ma la caduta libera avuta successivamente non può che far riflettere e il misero risultato ottenuto in questo campionato, con la rosa più forte dal dopo Guidolin in poi, non può essere motivo di vanto o motivo di orgoglio, anzi, ci si aspettava di più, ma molto di più, ed ecco perchè ora il futuro di Gotti non è così solido come due mesi fa, perchè i dubbi adesso ci sono veramente...
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