Ciao Gigi.
Sicuramente ti troverò nella Tua Aquileia, intento a smoccolare con gli amici di una vita su un periodo, piuttosto lungo, di soddisfazioni mediamente appaganti.
Quando Ti hanno preso ho pensato che finalmente c’eravamo: dopo il fratellone che “va tutto bbene, ma bbene bbene”; dopo il sergente maggiore Anziate con lo sguardo sbarrato, passando per un déja-vu materano ed un Gioacchino inutilmente ascolano, era “tornato a casa” uno di noi. Di quelli che sanno benissimo dove sono capitati, ed infatti da subito la squadra gira. E gira bene.
Poi come sia andata lo ricordiamo tutti: un finale degno dei predecessori.
Oggi, dopo un precampionato non scoraggiante, siamo a zero: zero punti, zero gioco, zero poesia contro le corazzate Chievo e S.P.A.L. Cinque in pagella, come le reti subìte.
Molti si sono scagliati contro di Te: anch’io, scrivendone domenica notte, ho scorto Tue responsabilità nell’aver schierato un undici decisamente inadeguato sia contro i veronesi che a Ferrara.
Un capoverso: Ti ho dedicato solo un capoverso. Perché in campo ci sei andato, trent’anni fa, ma oggi sul rettangolo verde ci vanno altri.
Un portiere timido timido, che fa fatica a far emergere le proprie doti; l’ennesima difesa rivedibile in bianchenero, dove si è deciso di rinunciare al trentaduenne Felipe ed oggi più di qualcuno se lo rimpiange per doti tecniche e caratteriali. Una difesa dove a me il solo Nuytinck pare salvarsi, a fatica, da un naufragio continuo che infiniti lutti provoca alle nostre coronarie.
Ma lo scrivevo, e ne sono convinto: l’Udinese è storicamente portata a segnarne uno più degli avversari, grazie a reparti mediani ed avanzati di qualità. Quella qualità che oggi dovrebbero garantire due giocatori visibilmente fuori forma, Jankto e Fofana; quella qualità che era nelle corde di Cirillo da Privas, fresco viola fiorentino per un biennale che ha portato nelle casse bianconere un milione e mezzo. Nelle corde: perché ha ragione chi dice che segnava solo lui. Ma costoro debbono anche ammettere che il suddetto girava ben al largo dall’area di rigore, dove si prendono le “busse”: e girando pestava i piedi a tutti. Allora o sei Totò, oppure nemmeno se ti chiami Cyril puoi permetterti di fregartene di tutto e tutti. Detto da chi, come me, ha sempre pensato che (posata la baguette e “Le Figàro”) le doti di Théréau fossero notevoli. Almeno quanto la sua transalpina indolenza, grazie alla quale le squadre più prestigiose della sua carriera sono Steaua e Anderlecht, mica PSG e Juventus.
Ma cosa Ti voglio dire, Aquileiense mio?
Che il primo a dover sgarfare sei proprio Tu: Tu devi fare il dindiàt. Tu devi svegliarTi e svegliare la squadra.
Ultimamente parli da esonerato: ora rassegnato, ora iperarrabbiato, e ciò mi offende. Le parole di Collavino apparentemente Ti salvano, ma sappiamo benissimo che la dirigenza non parla così tanto per fare. O vogliamo pensare che la colpa vada fatta ricadere veramente sullo staff e non sull’allenatore?
Certe volte sembra quasi che la squadra messa in campo assomigli troppo a quelle dei famosi foglietti berlusconiani: queste cose non portano a nulla di bene.
Scuffet merita fiducia: solo quella che però saprà meritarsi dopo che Voi, giustamente, lo avrete protetto dalle nostre eccessive critiche. In difesa giochi chi merita, per la concentrazione mostrata in allenamento e l’applicazione agli schemi studiati. In mezzo, se Kuba e Seko vagano per il campo, siccome non parliamo di Iniesta possono tranquillamente far panchina; fa’ giocare i giovani, ché peggio di chi passeggia e ancor di più non rispetta gli schemi non potranno fare. Dentro Barak, dentro Balijc; Samir deve trovare il ritmo? Dentro Stryger che almeno laterale di ruolo sarà.
Adesso che la società ha accontentato l’uomo del Rodano dandogli una nuova avventura, gente come DePaul non ha più rete. Dice “con Théréau Rodrigo non si esprime perché costui gli pesta i piedi”. Bene: adesso tocca a lui, se veramente è un diéz lo dimostri o serenamente faremo a meno anche di lui.
E davanti? Si vocifera, mentre batto sconfortato sui tasti, dell’arrivo di Massimiliano Lòpez già-in-Nara, negli ultimi due anni nominato più che altro per la perfida battuta del Miha, suo allenatore al Torino: “prima di entrare in spogliatoio deve lasciare lavatrice che ha sulla pancia”. Avrei voluto Babacar, che ovviamente rifiuta Udine per questioni di ingaggio più ancora che ambizioni; Zapàta? Si è accasato alla Samp.
Quindi di certo hai Perica, Lasagna, soprattutto Ewandro che Tu non vedi ma noi sì: lui, a parte la pettinatura più discutibile dall’epoca di Vitor Barreto contro il Parma, merita la chance che la gioventù ed il talento gli debbono consentire.
Tutto qui, Gigi. Tutto qui: ma non è poco. È ora di finirla con le solite dichiarazioni che ci fanno più male ancora dei risultati; di giocatori che sbandierano panni sporchi fuori dallo spogliatoio anziché regolare i conti all’interno, del ragazzino che dice “facciamo troppi sbagli” intendendo che gli sbagli li fanno altri. Ora di finirla con la solfa del “ci dobbiamo lavorare in allenamento”, ché dopo quattro anni dovrebbero aver lavorato talmente duro da meritarsi già un vitalizio. Nel 1980 Tu, da giocatore, dopo l’ennesima sconfitta sbottasti, al microfono del povero Charlie Casarsa, “a ja ora di finila”, è ora di finirla. Ci capirai, quindi, se per una volta siamo noi, cantori di questi colori, ad affermarlo: è ora di finirla.
Mi rifiuto di pensare che non abbiate lavorato a fondo nel ritiro austriaco. Quindi se oggi la squadra non si vede è perché la rosa potrà anche essere decente, ma da qui a diventare squadra c’è di mezzo l’Oceano Pacifico.
Sarò patetico, ma me ne sbatto perché il Vostro comportamento in campo offende tanti: chi segue la squadra, quelle seicento e più anime che quasi nessuno dei giocatori si è degnato di andare a salutare a Ferrara nonostante un tifo incessante; chi la deve cantare, come me, e ci crede talmente tanto da fare immancabilmente la figura del fesso tanta è la fiducia che nutre in Voi; patetico sarò, ma per me la maglia ha un’importanza che per molti dei tuoi multiculturali pedatòri risulta lingua aliena. Lo capisco, così come lo capivo si parlasse del Profeta di San Giovanni, dell’Anziate, di Gioacchino l’Ascolano. Ma Tu, nato qui, autore della prima rete biancanera nel glorioso campionato cadetto stravinto agli ordini di Giacomini, hai il dovere morale, verso di me e molti come me, di farlo capire ai tuoi spesso mediocremente impostati calcianti. E a chi non lo capisce “saluti”.
Della società non parlo: perché mi sono già detto inadeguato a comprendere le loro strategie. Sono troppo bravi, io troppo stupido per capire come si possano pagare milioni per Baijc e non per un centravanti italico. Lo dico senza ironie, probabilmente perché avranno scorto doti imperiali nel bosniaco: come senza ironia affermo che cantare i colori, miei, di una squadra che spesso pare la periferia dell’impero della proprietà non mi esalta affatto.
Tutto qui: il primo, caro Gigi, a volerTi ancora allenatore dell’Udinese sono io: ma se persevererai con un immobilismo del tutto incomprensibile non mi sorprenderò se...
Avete trentasei occasioni per tapparmi la bocca: fatelo. Ne sarò felice.
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