Ne avevo scritto solo stamattina: cambierà o continueremo a vedere buchi nell’acqua, allenatore dopo allenatore e giocatore dopo giocatore?
Cambierà. Lo so che cambierà. Perché?
Al netto di un’avversaria modesta, che si è trovata 2-0 per una verticalizzazione letta male dal centrocampo bianchenero e l’ennesima nefandezza di un portiere fortissimo in potenza, ma schiavo dei propri fantasmi, l’Udinese ha giocato meglio del Parma.
Già. L’Udinese ha giocato.
L’Udinese ha giocato da squadra: sintomatico l’abbraccio a don Julio al pareggio di Seko. Ha cercato sempre il possesso della sfera, girata a terra o sventagliata a cambiar di lato; i lanci al nulla dell’ex-capitano sono un ricordo. E faccio mio un pensiero del carissimo bro Roberto: non è che il cimitero indiano fosse proprio il Larangeiro? Questa è per pochi e me ne scuso.
Avevo scritto come la mezz’ora iniziale contro il Benevento fosse balsamica, la migliore edizione friulana dall’epoca di Marino (ma con interpreti decisamente diversi): allora, come dopo il pezzo prepartita di oggi, alcuni fra Voi (sempre gli stessi affezionati) mi definirono ridicolo. Francamente me ne faccio una ragione: ci sono persone che esistono se esistono i commenti mediante i quali sfogarsi. Questo non è un problema mio.
Non è ridicola l’idea di gioco di don Julio, ancorché io preferisca una squadra più compatta; non è ridicola la rosa messa assieme da Pradé, a sua volta tutt’altro che ridicolo; non è ridicola la coppia di rinforzi schierata oggi (Ekong dall’inizio, Teo a gara in corso).
Non è ridicolo il secondo tempo di Rodrigo, che si sbatte, gioca, lotta, mette palla a Samir (incostante) per il passaggio-pareggio a Seko, ma soprattutto prende una palla da due quintali, la mette sul dischetto e tranquillamente spiazza il cardinal Sepe. Se giocasse sempre così il prossimo anno troverebbe la coda fuori dalla sede di Viale Candolini. Bravo, e lo dico da depauliano delusissimo per due anni di prestazioni modeste (eh no, vergini di Rodrigo: non è che quando gioca bene è bravo, e quando passeggia in campo la causa è delle cavallette…).
Non è ridicolo il cuore della squadra. Sì, squadra: via un paio di elementi e magicamente si riforma un gruppo, nel quale i senatori (intesi come leader) ci sono, eccome. Di gare messesi male come quella odierna ne potrei ricordare qualche decina, partendo dal solo Strama in poi. Esempio? Segna Brienza del Cesena e stop. Segna Varela, giocatore del Parma fallendo, e stop. E l’anno scorso? Sassuolo, Crotone, due volte il Cagliari e così via, quasi sempre comportandosi in campo come una pessima e nemmeno troppo monicelliana armata Brancaleone.
Ridicolo sarò io, ma dove sbaglio se chiedo di lasciar lavorare Velàzquez? Se sono convinto di quanto sostengo quando annuncio vobis che il polaccone col 91 sulle spalle è un signor giocatore, e con Lasagna può costituire una coppia mortale? Se dico che fra qualche mese Opoku-Troost Ekong saranno una bella coppia difensiva?
I singoli? Sempre difficile dare giudizi, specie dopo soli novanta giri di lancetta. Sul portiere posso solo dire che ha avuto un’occasione aurea: i ducali hanno tirato in porta due volte nel primo tempo, mai nella ripresa e ha preso due gol. Una parata semplice sul tiro di (credo) Grassi nel primo tempo; incolpevole sulla rete di Inglese, unico acuto dell’ex-Napoli per il resto messo a tacere dalla (ancora non sicurissima) difesa biancanera; un’autorete, perché di questo si tratta, sul tap-in di Barillà. Ci fosse stato Nicolas al suo posto tutti l’avrebbero crocifisso; siccome a Simone vogliamo bene (io per primo) gli invochiamo altre opportunità. Ritengo sia scoccata l’ora di Musso: Simo deve tranquillizzarsi e capire, dentro di sé, cosa causi errori di questo tipo. Sarebbe stato meglio per lui cambiare aria
Mandragora ha giocato meno bene delle recite precedenti, così come Barak; Seko fa il Fofana a sprazzi, ma il suo secondo tempo ha finalmente mostrato gli strappi che gli chiediamo. Benissimo Machis, DePaul, Larsen; a corrente alternata Samir (meno peggio delle precedenti recite, riportato finalmente in posizione gradita); bell’ingresso di Pussetto e in parte del Teo polacco; straordinari gli ultimi dieci minuti di Valon Behrami, che entra e distribuisce sciabolate e recuperi costituendo una diga invalicabile per le ormai stremate schiere crociate.
Un punto: potevano essere tre, ma non dimentichiamoci che al ventesimo della ripresa si era sotto di due. Domenica ospitiamo la Sampdoria. A proposito: non mi lancio in peana sull’eroismo dei Vigili del Fuoco (vero) e la forza della città sorta all’ombra della Lanterna (sacrosanta) perché nonostante tutto scadere nel melodrammatico non mi piace. Però, per la prima volta dal 1979, non preparerò sarcasticamente né in tal modo commenterò la gara contro i blucerchiati: il dolore va rispettato, abbraccerò Giampaolo ed i suoi perché quel ponte giaceva a pochi sospiri dal quartiere di Sampierdarena. Tantopiù che fra loro non gioca più nemmeno quel simpaticone del colombiano…
Bravo Julio e bravi i ragazzi. È vero che si tratta solo della prima giornata: ma allora, amici miei, questo è un buongiorno.
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