Proprio a tutti. A quelli che ci credono, quelli che credono vada male, quelli che la vedono nerissima e credono di essere divertenti ma sono solo esegeti di comici.

A tutti: anche ai colleghi che hanno già individuato le retrocesse (Udinese terz’ultima) e il primo esonero (Tudor). Piccolo inciso: sono il primo, e leggerete poi, a considerare spesso imponderabile il comportamento della ‘proprietà’ udinese, ma certe volte noto un comportamento mediato da astio personale o professionale.

Tutto ebbe inizio quando Genaux (ciao, Ré) si fece espellere a Torino: Marcio ed Oliver decisero che chissene, tre a zero con due rigori contro (inventati e sbagliati); da lì furono la leggenda Zaccheroni, poi Spalletti, infine Guidolin.

I maggiorenti dell’informazione sportiva dovettero sottrarre due, tre righe alle serate a tema del giocatore biancorossonerazzurro di turno per dedicarle ad una squadra che insegnava gestione e calcio giocato.

Ma non basta: il ciclo europeo friulano si è infranto sul muro di una squadra ceca, eppure ancora oggi le responsabilità di un calcio italiano non più così protagonista a livello continentale sono addossate a chi, secondo loro, ha contribuito ad abbassare il ranking.

Noi abbiamo diritto di arrabbiarci per Maicosuel, o la coppia Neuton-Ekstrand schierata a Highbury; noi, sì. Gli altri commentino le prestazioni, magari guardando le partite e non solo i 90’’ delle sintesi, dell’Udinese come di qualsiasi altra squadra.

Specie se sono colti, questi colti colleghi, da mutismo e rassegnazione quando, invece, società gloriosissime vengono ceduti a sedicenti tycoon minerari cinesi, e devono negoziare un anno di silenzio europeo per poter rientrare, temporaneamente ed il prossimo anno, nel cosiddetto ‘FPF’.

Proprio la squadra che scende, ore diciotto, sul campo friulano questa sera. Sono perplesso: mi sarebbe piaciuto vedere in campo la formazione definitiva; non (probabilmente) Pezzella fino a ieri quasi ceduto, o Rodrigo De Paul, pedina indispensabile ma accostato seriamente alla corte del Cholo ed ai corteggiamenti di Mendes.

È questo che rimprovero a chi l’Udinese gestisce: l’incertezza, la precarietà, i tappabuchi watfordini (tre gare, zero punti per i calabroni del pericolante Javi Gracia) e, a una settimana dalla chiusura di un insopportabile e lungo calciomercato, la curiosità sempre più frustrante di sapere quale rosa avrà a disposizione Tudor quest’anno. Almeno fino a quando il mercato riaprirà il prossimo inverno.

Ho fiducia nel trainer dalmata; ne avrei di più nella rosa se RdP rimanesse, dato che non mi possono ‘vendere’ il fatto che il suo sostituto, il quale dovrebbe essere un giocatore altrettanto importante, sia non solo giovane ma anche ‘in prova’.

Vedremo. Vedremo che Milan ci troveremo di fronte, con Suso trequartista e Paquetà titolare in assenza di alternative valide, fra infortuni e giocatori giudicati ‘indietro con la comprensione del gioco’ da Giampaolo. Il quale, buonissimo allenatore, ha dovuto attendere la chiamata del Milan per essere definito ‘maestro di calcio’ (a questo punto Guidolin lo chiameremo ‘ordinario alla Sorbonne’). I casi dell’editoria di cui sopra.

Buon campionato a tutti: ieri prime prove di polemica con le nuove regole ancora indigeste e un VAR usato a targhe alterne. Fino a fine settembre sarà calcio precario, vediamo di divertirci. Almeno a queste latitudini.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 25 agosto 2019 alle 14:17
Autore: Franco Canciani
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