La seconda parte di questo avvio di stagione dell'Udinese ha tolto molte di quelle che erano le certezze che sembravano essersi consolidate dopo aver raccolto 8 punti nell prime cinque giornate. Si stava ripartendo da alcuni pilastri che sembravano in via di cristallizzazione. Il rilancio di Scuffet in porta, l'esperienza e la grinta portate da Behrami in mezzo al campo e il talento di De Paul finalmente in luce. Si è già parlato tanto del cambio improvviso tra i pali avvenuto contro il Genoa, con il giovane Musso gettato allo sbaraglio (chiunque lo ha visto insicuro di quanto stesse facendo, un po' meglio nel secondo tempo con la parata su Bessa). Vedremo cosa succederà domenica. Su Rodrigo si è già dettop tutto e ormai gli aggettivi per descrivere la sua importanza per questa squadra sono abbastanza finiti, sarebbero ripetitivi. Resta aperto il capitolo Behrami.

Lo svizzero è subito sembrato un altro dall'inizio di questo campionato, dopo aver disputato un buon Mondiale è rientrato a Udine e, ritrovata l'integrità fisica, ha dato un apporto importante a livello di filtro in mezzo al campo. Poi c'è stato un calo abbastanza costante nelle sue prestazioni, tanto che spesso Velazquez, un po' come si faceva l'anno scorso, lo ha richiamato in panchina dopo circa un'ora di gioco, facendo pensare che Valon sia fondamentalmente un cambio forzato, vista anche l'età non più verde (cosa che deve portare a un suo uso ben ragionato). Molti vedono in lui, che è stato insignito della fascia di capitano, come un po' il doppione di Mandragora e colui che non permette a Rolando di occupare la posizione preferita, ovvero quella di play.

Nasce così un dualismo, almeno nell'ambiente che riguarda tifosi e giornalisti, che chissà forse c'è anche nella testa del tecnico, ovvero quello tra Mandragora e Behrami. Più di qualcuno vorrebbe vedere Rolando nel ruolo di metronomo vero e proprio e non mezzala come successo fino ad ora, però questo vorrebbe dire mettere Valon in panchina, perchè ormai nell'età in cui è difficilmente può fare altri ruoli efficacemente come l'esterno (cosa che ha fatto in passato). Quello che ci si chiede è se questa squadra possa effettivamente rinunciare al filtro portato dall'ex Lazio, Mandragora non ha le stesse capacità difensive e la stessa foga dello svizzero, mentre invece avrebbe il piede per tenere le distanze giuste tra i reparti, cosa che il suo "alter ego" non sa fare. Velazquez avrà le stesse idee? Anche per lui Mandragora potrebbe diventare il play al posto di un Behrami usato part time? Con il tempo lo scopriremo.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 01 novembre 2018 alle 16:30
Autore: Davide Marchiol
vedi letture
Print