Una vittoria: brutta, sporca, cattiva. Con medie basse, con momenti di frenesia e caos. Alla fine, però, Udine vince perché ha più cuore della squadra di casa: la quale si appende troppo, questa sera, ai momenti di vena di Nik Raivio, tiratore noto dai tempi di Legnano e non a caso top scorer con 24 pezzi (10/16 da due, solo una bomba).

Il resto? Il solito Montano anti-Udine, 4/4 da tre ma anche qualche errore di troppo; Sabatini, limitato (come Zilli) dalla maschera protettiva, incide meno del solito; Andy Benevelli sparacchia spesso a salve come nei peggiori momenti friulani, ma ha il merito di una tripla scagliata nel momento in cui i suoi rischiavano di deragliare. Lynch? Non mi fa impazzire. Assomiglia a tanti mestieranti americani arrivati in Italia senza troppi successi. Magari si farà.

Magari, invece, la sua prestazione è condizionata da una prova assolutamente monumentale di Gerald Beverly, che mette assieme energia, precisione, entusiasmo e schiacciate; e stoppate, e punti, e rimbalzi. Alla fine 21 punti, 11 carambole, 5 stoppate e tre schiacciate. Doppia doppia da applausi, anche perché si erge a unico baluardo dei suoi quando l’Urania vola in doppia cifra di vantaggio; assieme alla difesa eroica di Cortese su Raivio, che lo costringe a sei miseri punti nella fase centrale della gara, e al secondo tempo di Cromer e Antonutti costituisce la base per la seconda vittoria esterna in due viaggi bianconeri.

Udine ha il grandissimo merito di giocare sui propri errori, in particolare sulla totale imprecisione del primo tempo e su quella, alla lunga quasi decisiva, dalla lunetta. A cronometro fermo i ragazzi di coach Ale mettono assieme un poco onorevole 17/28: per fortuna il polso di Cromer non trema quando gli avversari, a 9’’ dalla fine, ricorrono al fallo sistematico.

Udine ha l’enorme merito di alzare in difesa degli scudi esemplari, che costringono l’avversaria a tiri difficili. Eppure il Dio del basket sembrava dalla parte dei giocatori di Villa, che un paio di volte scagliano la palla verso il canestro allo scadere dei 24’’ disponibili centrando la retina.

Debbo dirlo: ho creduto che alla tripla ‘gettata’ da Montano nel quarto decisivo ho pensato l’inerzia fosse nelle mani della banda d’Affori; invece l’onda emozionale creata dal ragazzo bolognese viene frustrata (nel senso di annullata, a beneficio di qualche poco evoluto che potrebbe equivocare) dall’unica conclusione pesante di TJ Cromer. Il quale sarà il condottiero della parte finale del quarto decisivo: dopo uno 0/2 a seguito del quinto fallo di Lynch, non sbaglia più un libero né una scelta, portando dalla sua parte una gara sofferta.

Milano è parsa troppo monodimensionale, Udine da parte sua ha dovuto sopportare la defezione di Nobile (caviglia in settimana, febbre stamane) e di Amato, che inseguendo Raivio che gli aveva soffiato palla si scaviglia. Andrea cercherà il rientro ma palesemente l’appoggio manca, e si deve riaccomodare in panca.

Anche Cromer non è parso nelle migliori condizioni: 21 punti frutto di classe e non di strapotere fisico. Tutta la squadra pare ancora un cantiere; ma se continua a soffrire così, di squadra, non abbattendosi mai allora la crescita è assicurata.

Più netta, secondo me, la vittoria in panchina di Ramagli su Villa. Il ragazzo lombardo ha buone idee e si vede, ma stasera i suoi, sulle circa sessanta azioni d’attacco, ne ha chiuse più di metà allo scadere (non per scelta ma per incapacità di affrontare zona, match-up e cambi difensivi accettati dai friulani) dei 24’’, perdendo 16 palle di cui 7 per violazione del cronometro. E sull’ultima realizzazione ha scelto di segnare da due e non tentare il tiro ‘pesante’, sfidando Udine al tiro libero. Mal gliene incolse: purtroppo nello sport non c’è mai la controprova, Udine ha vinto semplicemente perché pare una squadra migliore.

Coach Ale ha saputo rendere coesi i suoi nel momento in cui le cose parevano prendere una piega spiacevole, incaricando Gerald di sostenere il gioco d’attacco e gli show in difesa. Assieme a ‘Bona’ e ‘Jerom’ ha messo in campo i soliti trabocchetti, rendendo difficili le letture milanesi in attacco. Ha tenuto i suoi in campo anziché spezzarne il ritmo, terminando con un timeout ancora da chiamare.

Non ho mai negato l’ammirazione per Ramagli, che parla di basket col piglio e la calma, col calore e la passione tipici dei livornesi. Vittoria di importanza capitale, ancor più bella perché soffertissima.

Tre piccole note a margine.

Oggi il pubblico udinese in trasferta ha vinto nettamente la sfida coi domestici. Le urla di incitamento guidate dal Settore hanno rimbombato in tutto il Palalido. Spazzate le polemiche. Bravi.

Bravo anche il general manager, che ha voluto seguire la squadra in panca: e forse un po’ del merito per la rimonta nel primo tempo va anche alla sua grinta.

Infine l’MVP. Non mi piace fare pagelle né classifiche, e numeri alla mano dovrei cingere di serto la capoccia di Beverly. Invece io lo darei al capitano, Cortese. Ha passato un anno (il passato) ed un inizio di campionato difficili, colmi di infortuni e dubbi; domenica scorsa ha giocato male, e non voglio tornare su quanto detto in settimana, e che potrete leggere su IC Magazine in uscita il prossimo venerdì. Oggi Riccardo ha disputato la sua migliore gara in bianconero; ha costretto Raivio, che prima del suo ingresso faceva quel che voleva, a tirare (sbagliando) una sola tripla e, da due punti, a soluzioni difficili e spesso infruttuose. Nik ha scagliato addirittura un paio di airball; nel finale Raivio trova ossigeno quando Cortese esce a respirare. Al tiro Riki fa 50%, dodici punti che non sono tantissimi per lui ma sono un capitale in una gara vinta a 71. Ne abbiamo discusso in settimana: oggi Cortese ha dimostrato a tutti che giocatore sia.

Appuntamento a domenica prossima quando al Carnera arriva Forlì. Io sarò in volo per Chicago, spero di ricevere la notizia attesa all’arrivo a O’Hare.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 19 ottobre 2019 alle 23:19
Autore: Franco Canciani
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