Michele Camporese da Tirrenia, professione difensore. Attualmente mammo. "Già, adesso va così. Mi sto dedicando molto alla famiglia. Mia moglie lavora, io bado ai bambini, faccio il mammo". Risponde dalla sua Toscana a Tuttomercatoweb.com il difensore del Pordenone, parlando a trecentosessanta gradi della sua vita e anche di calcio.
Partiamo dagli allenamenti, dalla sua vita da atleta adesso.
"Al giorno un'ora e mezzo di allenamento. Lavoro fisico, allunghi, ìaerobico, di intermittenza. Tutto lavoro atletico, per forza".
Quanto le manca il campo?
"Mi manca la quotidianità dello svolgere la settimana tipo. La preparazione della partita. Allenarsi così... Ti tieni in movimento, ma non hai l'obiettivo sportivo".
C'è anche, per molti, la questione degli spazi.
"A Pordenone sarei stato costretto ad allenarmi nel terrazzino. Fortunatamente ci hanno dato il via libera per raggiungere la famiglia a Pisa, qui un po' di più spazio c'è".
In questo periodo il calcio sembra disconnesso dalla realtà, per temi e discussioni.
"Parliamo di calcio ma facciamo fatica a farlo. C'è da finire un girone, che c'è tutto in ballo ma fuori... C'è chi muore. C'è chi soffre. E' tutto assurdo".
Aggrappiamoci a quel che è stato finora. Come è andata a Pordenone?
"Sono soddisfatto. Mi sono ritrovato in un ambiente organizzato: nonostante il Pordenone non abbia mai fatto categorie importanti, hai tutto quello che serve. E' un'isola felice. Certo, i punti di domanda, venendo da un crociato, erano tanti, ma per bravura nostra e del mister, il campionato è stato sopra le aspettative. Spero di continuare così, collettivamente e singolarmente".
Dove si vede tra due anni?
"Me la fanno da tanti anni questa domanda. Ho avuto la fortuna, avendo esordito in Serie A. In molti si aspettavano una carriera favolosa. Poi nel calcio ci sono dei paletti che non sono dovuti solo dalle tue partite, io ho avuto anche tanti infortuni. Però sono soddisfatto, sono contento. Tra due anni mi vedo a fare quello che so far meglio: il professionista per giocare la domenica. E' chiaro, vorrei essere in Serie A, è l'ambizione di tutti. Naturalmente sono idee che uno si può porre ma di concreto e di reale ho la voglia di fare il meglio che posso il professionista".
E dove vede il Pordenone invece?
"E' un club solido. Ha un presidente carismatico, passionale. Trascura meno dettagli possibile, è una persona che sta dietro alla squadra con costanza. Credo possa fare a lungo la Serie B, le basi per andare avanti così ci sono tutte. In questi anni sono stato in club dove certe situazioni erano campate per aria, trascurate, qui tutto è curato. A partire dal centro sportivo: tre campi, mensa, palestra. Mi hanno colpito, c'è tanta organizzazione rispetto ad altre piazze dove ho giocato".
Tommaso Pobega, centrocampista, di proprietà del Milan, è tra le baby star del suo Pordenone.
"Fossi un direttore ci punterei tanto. Al netto dell'aspetto tecnico e fisico, caratterialmente ha voglia di migliorarsi, sa ascoltare e non è detto che tutti vogliano farlo, anche quelli bravi. Ha una forza fisica straripante: ha giocato mezzala ma può giocare in tante posizioni. E' un 'cavallo', ha forza fisica, atleticamente è una spanna sopra agli altri. Ha una gamba da Serie A: deve migliorare, in qualche situazione è acerbo ma investirei a occhi chiusi".
Tra i suoi compagni di reparto c'è il giovane Vogliacco.
"Gli voglio bene, ci ho legato particolarmente. Alex ha margini di miglioramento alti. Può fare questa categoria per anni e ambire a qualcosa di più. Deve fare gavetta, il Pordenone crede in lui. Vorrebbe più minutaggio ma il tempo è dalla sua parte e si farà: è un buon giocatore e punterei anche su di lui".
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