Dalle pagine di Tuttosport il racconto di Juventus-Udinese, in una gara in cui le due squadre hanno giocato alla pari, non rinunciando mai al gioco, e in cui gli equilibri si sono rotti solo al 91'. Una grande Juve, ma dopo un'inizio di stagione stentato, anche una grande Udinese.

TORINO. C’è un momento, in ogni stagione, in cui tutto quello che sembrava andare storto inizia a girare per il verso giusto. Ieri al novantesimo, quando la Juventus si è vista fermare il tiro più pericoloso di tutti sulla linea, sembrava che lo 0-0 fosse scritto nel destino. E non ci sarebbe stato neppure troppo da recriminare, considerati: l’andamento della partita, l’opaca prestazione offensiva della squadra di Conte, solida ma non brillante, e pure il fatto che l’Udinese nella ripresa era andata vicinissima al gol per almeno due volte. Eppure trenta secondi dopo Llorente ha colpito di testa il tiro sporco di Lichsteiner e la palla è finita dentro. L’urlo liberatorio dello spagnolo, di Conte, di Agnelli in tribuna, dei bambini in curva, di milioni di juventini davanti alla televisione è stato un urlo consapevole, profondamente consapevole. Certi gol sono come segnali che distinguono le stagioni buone da quelle cattive.
SEI SU SEI La Juventus più brutta delle ultime sei, centra la sesta vittoria consecutiva. Per la sesta volta non prende gol. E soprattutto si prende tre punti di vantaggio sulla Roma, bloccata dal quarto pari consecutivo. Viaggiano in perfetta antitesi le due concorrenti principali per lo scudetto. Eppure, contro l’Udinese poteva finire zero a zero.
LA LUCE I bianconeri di Conte partono bene, nel primo quarto d’ora esprimono un gioco offensivo brillante e perfino spettacolare (il duetto Marchisio-Tevez al 8’ è da applausi), poi si fa male Pirlo e la Juventus ne soffre fin troppo. Si spegne la luce a centrocampo, il gioco diventa più improvvisato, nessuno (né Vidal, né Pogba) riesce a dare un senso logico alla manovra. Si finisce per cercare la giocata di fino, la soluzione personale e questo favorisce la fase difensiva di un’Udinese ordinata.
SVARIONI La fortuna di Conte è che anche la Juventus, svarioni di Bonucci a parte (Di Natale lo fa impazzire) è ben organizzata dietro. E grazie a un mostruoso Barzagli e un provvidenziale Buffon, riesce ad evitare danni. Soprattutto nel secondo tempo, quando i friulani hanno due chiare occasioni da gol: la prima con Di Natale che raccoglie una respinta corta di Buffon che però riesce a parare il tiro a botta sicura dell’ex compagno di nazionale; la seconda con il sinistro di Lazzari sul secondo palo, deviato da Buffon.
CORAGGIO In avanti, invece, la Juventus fatica. Sembra quasi che nessuno abbia il coraggio di tirare oppure che si cerchi di entrare in porta con il pallone. Tevez è appannato, Vidal non trova l’attimo, Pogba non scocca la scintilla. Il migliore è Llorente che si sbatte, ci crede, insiste. Lui trascina il cuore bianconero oltre l’ostacolo nel finale di rabbia della Juventus. Al 42’ un destro di Quagliarella impegna severamente Brkic che devia in corner. Al 44’ il colpo di testa di Llorente è salvato da Allan sulla linea. Al 45’ il gol. Finale forse non troppo giusto, ma nemmeno immeritato, certamente significativo: questa Juve non muore mai.

Sezione: Notizie / Data: Lun 02 dicembre 2013 alle 12:00
Autore: Davide Alello
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