“Nessuno in serie A avrebbe fatto quello che ha fatto Guidolin con me: sarò sempre in debito con lui”. E – come se non bastasse tutto il resto – anche solo per aver lanciato uno come Simone Scuffet, che ora sul mercato non vale meno di una quindicina di milioni (cifra che se continua così tra un annetto potrebbe raddoppiare), l’Udinese gli sarà in debito a lungo: lascia la panchina, ma resta in società, per supervisionare i tre club di proprietà della famiglia Pozzo.
“Dispiace che lasci perché oltre che un grande allenatore era una persona molto disponibile, specialmente con noi giovani, ma è molto positivo che resti in società: potrà dare una bella mano al suo successore”.
Intanto le ha regalato una stagione da sogno.
“Bellissima davvero. Iniziata lavorando molto, nelle retrovie, cercando di rubare il più possibile ai ragazzi davanti a me. E poi mi è stata data questa grandissima occasione, per cui devo ringraziare tutti”.
Quando un ragazzo esordisce, generalmente è l’ultimo a saperlo.
“Durante il riscaldamento, pochi minuti prima: una grandissima emozione, mi è passato di tutto per la testa”.
Lei è la dimostrazione che non è vero che l’Udinese punta solo sugli stranieri.
“La dimostrazione viene dal fatto che i ragazzi della Primavera che hanno fatto un ottimo campionato sono tutti italiani, anzi, praticamente tutti dalle zone limitrofe di Udine. E molti già si allenano con la prima squadra”.
Dicono che l’abbia lasciata in ottime mani, la porta della Primavera.
“Alex Meret ha fatto benissimo quest’anno, sia con l’Udinese che con la maglia azzurra. Ha giocato sia con l’Under 17 che con l’Under 18: è una certezza per il futuro, tra qualche anno lo conosceranno tutti”.
Ora però tutti conoscono lei: è forse l’Under 20 italiano con la valutazione più alta.
“La mia valutazione in questo momento non mi interessa, sto molto bene a Udine. La prossima stagione sarà impegnativa come sempre, dovremo raggiungere i traguardi che ci sono sfuggiti quest’anno”.
In tema di tifosi, qual è lo stadio che le ha fatto più impressione?
“Facile dire San Siro: è emozionante anche solo pensare di giocarci. Ma anche la Curva del Genoa, così vicina al campo, in quello stadio così particolare…”.
Se le dicessero di andare in un grande stadio, a fare il secondo a un grande portiere over 30, un Buffon o un De Sanctis?
“Allenarsi con dei grandi campioni è una cosa bellissima, perché puoi imparare tanto. Ma alla mia età la cosa più importante è giocare”.
Personalità, appunto: li riconoscono da quello, i grandi portieri.
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @@FDigilio
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