Si può dire che è stata una favola a lieto la fine la storia di Davide Drascek. Dopo essere stato deferito dalla Procura Federale, per "colpa" della partita Novara-Siena, del campionato di Serie B 2010/2011, subisce la dura mazzata della sentenza della Giustizia Sportiva, che lo condanna a 3 anni e 6 mesi di stop per illecito sportivo. 

Tutto partì dalle parole del "pentito" Filippo Carobbio, il grande accusatore di Antonio Conte. Secondo quanto dichiarato dall'allora giocatore del Siena, Drascek incontrò il suo compagno Vitiello (in forza ai toscani)  nella hall dell’albergo che ospitava il club bianconero, poco prima del fischio d'inzio. Incontro effettivamente avvenuto, ma con motivazion ben diverse da quelle supposte da Carobbio, poichè i due erano amici da diverso tempo, avendo giocato insieme per diversi anni nelle giovanili del Vicenza. Nessuna prova, eppure per il procuratore Palazzi quell'incontro diventa l'architrave di tutto il suo impianto accusatorio. I due giocatori vengono condannati in primo e secondo grado.

Drascek però non si arrende, e decide di puntare tutto sul Tnas, ultimo grado di giudizio, convinto e desideroso di provare la sua innocenza."Non potevo accettare di avere smesso di giocare a calcio solo per avere salutato un amico che da lì a due giorni sarebbe stato mio avversario per 90 minuti".  La condanna viene ridotta da 3 anni e 6 mesi ad 80 giorni. Non cancellata, certo. Il reato viene derubricato da illecito sportivo a violazione dell'articolo 1 (slealtà sportiva). Davide non esulta del tutto: "E' un proscioglimento camuffato" rivendica su Twitter. E probabilmente ha ragione. Ma va bene così. 

Ora l'incubo è finito. Come dice il detto "Si chiude una porta e si pare un portone". Ed infatti l'ex Novara fa parte oggi del progetto Udinese Academy, che porta il club bianconero in giro per l'Italia per valorizzare i vivai e scoprire i migliori talenti dello Stivale. Quindi come abbiamo detto all'inzio: una storia a lieto fine.

Sezione: Notizie / Data: Ven 20 settembre 2013 alle 09:20 / Fonte: Il Messaggero Veneto
Autore: Marco Grillo
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