Rodrigo De Paul è intervenuto ieri ai microfoni di Udinese Tv durante la trasmissione Udinese Tonight. Ecco le sue parole. 

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Questa è l’Udinese più forte in cui abbia giocato, non solo a livello di qualità ma anche a livello umano. Con un gruppo così è più probabile giocare bene.

Prima di tutto voglio ringraziare i tifosi, sono sempre stati dalla mia parte. La maglia numero 10 sarà sempre di Totò, per tutto quello che ha fatto, nessuno lo potrà eguagliare. Con la maglia numero 10 volevo far capire a tutti che io non sono arrivato a Udine per sostituire Totò ma per scrivere la mia storia. In più il 10 mi piace, sono cresciuto con un grande il numero 10 di Diego. 

Quando sono arrivato qua mi sono sempre messo a disposizione, con il lavoro e con la voglia. L’Italia tatticamente ti dà tanto, inizi a leggere le partite con il tempo. Questa cosa l’ho imparata qua in Italia con tutti gli allenatori che ho avuto. Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa e mi ha passato esperienza. 

Ho iniziato a capire a Udine che il mio ruolo era a centrocampo. L’ultimo pezzo del puzzle è stato al mio arrivo in Nazionale quando l’allenatore mi ha detto che il mio posto era a centrocampo. Anche il mio fisico è cambiato. È così che uno migliora, quando lavora, quando ha la fame di non mollare. 

Sono molto contento dei miei compagni argentini. Tutti daremo il massimo. In spogliatoio è bello perché assieme facciamo delle cose che ci fanno sentire più vicini alla nostra nazione. Il Tucu è un giocatore straordinario, un fuoriclasse. Nacho già lo conosciamo, sappiamo le sue caratteristiche e cerchiamo di sfruttarle. Abbiamo un portiere fortissimo, adeso sto legando con Molina. Non voglio isolare i miei compagni delle altre nazioni. Cerco di spronarli sempre. Assieme a Kevin sono uno dei capitani e voglio parlare a tutti.

Vedere i goal che ho realizzato tutti insieme è bellissimo. La partita contro il Cagliari me la ricordo bene, era dicembre e quel gol mi ha fatto bene. In quel periodo stavo lavorando molto ma non riuscivo a vedere i risultati e quando le cose non vengono è difficile. Magari non è il goal che ti cambia, ma vincere quella partita è stato fondamentale. 

In questo periodo con i social uno deve essere intelligente, si rischia di rovinare tutto il lavoro che si fa in campo. 

Questa società mi ha dato un numero importante, questa città mi ha fatto diventare papà, tutti sogni che avevo fin da ragazzino, quindi se un giorno dovrò andare via non farò polemiche. Mi hanno cresciuto così.

Da piccolo il mio sogno era diventare un calciatore, indossare la maglia della Nazionale. Fuori dal campo avevo problemi però il campo di calcio me li faceva dimenticare. Avevo sempre il sorriso, ero il ragazzo più felice al mondo. È stata dura ma ce l’ho fatta, sono diventato un calciatore e sono riuscito ad aiutare la mia famiglia.

Io sono ancora triste per la scomparsa di Diego. L’Argentina non ha tanta storia e Diego con una palla al piede è riuscito a far conoscere l’Argentina in tutto il mondo. Lui è riuscito a far conoscere la nazione. La sua morte è stata un brutto colpo per me e per tutta l’Argentina. Averlo incontrato è stato un onore.

Mia nonna, mia mamma e la mia compagna sono le persone più importanti della mia vita. Da piccolo non ho avuto un papà presente e mia mamma ci ha difeso fino a quando siamo diventati grandi. Ci sono stati giorni in cui lei non mangiava per noi. Mia mamma, mia nonna e mio nonno, che purtroppo non mi ha visto diventare calciatore, sono importantissimi. La mia compagna è la persona che mi conosce meglio, abbiamo creato una famiglia. 

Mia figlia è la principessa, è friulana. Mi ha fatto diventare l’uomo più felice al mondo, la sua nascita è stato il momento più bello della mia vita. Mi piace passare il tempo con lei, giocare. I bambini vogliono solo giocare, sono quelli i momenti più belli con lei. 

Voglio fare gli auguri ai tifosi per i 124 anni dell’Udinese. Speriamo di rivederli presto in campo, ci mancano tanto>>.

Sezione: Notizie / Data: Mar 01 dicembre 2020 alle 08:00
Autore: Jessy Specogna
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