Intervistato dalla redazione de Il Messaggero Veneto, l'ex giocatore dell'Udinese, Alessandro Calori, ha parlato a tutto campo dell'Udinese. Da buon collega, l'ex tecnico del Brescia ha consgilato Francesco Guidolin non non cambiare frettolosamente un modulo che fino ad ora gli ha dato ampie garanzie. Ecco le sue dichiarazioni:

"Lasciare il certo per l’ignoto non è mai facile. Guidolin non è un allenatore che si è fossilizzato su un modulo nella sua carriera, ha dimostrato di saper cambiare, ma se non lo fa significa che la squadra non gli dà ancora le necessarie garanzie. Ha tanta esperienza, conosce il materiale che ha a disposizione, e siccome ha fatto 200 punti in 3 anni ha ragione lui".

Gia, 200 punti in 3 anni. Anche per questo il Guido è restio a cambiare?

"Può darsi, del resto come dargli torto. Ai giocatori devi dare prima di tutto certezze. Cambiare in corsa può essere un rischio, ecco perchè il tecnico ha ribadito che deve pensarci bene. Tra l’altro proporre un cambio e poi fare marcia indietro può generare confusione nel gruppo".

Nella rosa, però, vedendo giocare anche le seconde linee la prima sensazione è quella di avere a disposizione un materiale molto talentuoso.

"É vero, ma il talento fine a se stesso non basta, per ottenere dei risultati serve anche e soprattutto concretezza".

Calori, diamo i numeri: nel 4-2-3-1 Muriel può agire al centro dei tre trequartisti?

"Io lo vedo più punta. Nei tre vedrei meglio gente come Pereyra, Zielinski, Maicosuel e Nico Lopez".

Tra questi giocatori citati quale le piace di più?

"Nico Lopez ha un grande talento. Nell’uno contro uno è fortissimo. Può giocare bene anche come seconda punta oppure come esterno in un tridente".

Tra i giovani più talentuosi c’è sicuramente Bruno Fernandes che lei ha affrontato lo scorso anno con il Novara. Chie idea si è fatto del portoghese?

"É un giocatore che ha tempi di gioco importanti, fisicamente è ancora da strutturare, ma le qualità sono tante. Il salto dalla B alla A è grande, lo sta pagando, ma come Nico Lopez è un ’94, bisogna avere pazienza".

Parlando di Pereyra Guidolin ha detto: "Non basta una buona stagione per sentirsi giocatori veri". L’allarme è stato lanciato.

"Se un tecnico si sbilancia in questo modo significa che ha avuto dei segnali abbastanza netti. Una carriera si costruisce nel tempo con costanza, non con un buon campionato".

Forse lo stesso discorso vale per Merkel, uno che è sbocciato nel Milan.

"Proprio perchè arriva da un club importante deve guadagnarsi ancor più degli altri la pagnotta anche in provincia. All’inizio fai fatica, ma se segui l’allenatore poi vieni ripagato. Mi fanno arrabbiare quei giocatori che dopo un anno in panchina, appena giocato qualche partita dicono: ho imparato più in due mesi che in tutta la stagione precedente. Sbagliato: dovevi imparare molto quando stavi fuori a guardare gli altri perchè se non giocavi mai un motivo c’era".

Sezione: Notizie / Data: Ven 20 settembre 2013 alle 08:40
Autore: Marco Grillo
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