Il quotidiano bergamasco Bergamo e Sport ha analizzato la situazione degli uomini di Colantuono che Domenica affronteranno l'Udinese in trasferta a Udine.
Cosa abbiamo visto domenica? Abbiamo visto una squadra sciatta, arruffata, senza idee. Doveva essere una partita arrembante contro un avversario alla nostra portata, potevano (e dovevano) essere quei 3 punti che ci avrebbero consentito di ambire a essere la “prima in classifica della parte destra del tabellone” o addirittura “finire nella parte sinistra”, come auspicato dal mister di Anzio nelle interviste degli ultimi giorni. E invece eccoci di nuovo in una mediocrità imbarazzante e a tratti preoccupante. Sia chiaro, la posizione in classifica non è in discussione (nonostante i 6 punti raccolti nelle ultime 5 gare), ma probabilmente solo perché ci sono delle squadre che giocano un calcio peggiore. Eppure le quattro sberle del Parma ieri hanno fatto parecchio male, anche perché sono andate a minare la base dei punti fatti fino ad ora: il ruolino di marcia della Dea è altalenante, tanto arrendevole in trasferta (solo 4 punti) quanto gagliarda e garibaldina fra le mura amiche (23 punti, mica pochi)… se iniziamo a perdere di schianto le partite contro una squadra che si può considerare al nostro stesso livello qualcosa non va. Domenica abbiamo visto un’Atalanta schierata come sempre, pronta a fare il compitino: davanti a Consigli due centrali esperti ma lenti, un centrale riciclato come terzino destro (Benalouane), un terzino sinistro. E poi un giovane regista dal futuro radioso (Baselli), un cagnaccio di centrocampo (Carlito Carmona), un umile faticatore della fascia (CR77), un trequartista esiliato sull’out sinistro (Giacomino Bonaventura). Davanti, un fantasista dal fisico minuto e dalle tante pause a supporto di un bisonte delle praterie argentine, pronto a fare a sportellate con i difensori avversari e fare molto più lavoro di quello che si vede. Solito schema, ordinato ma un po’ quadrato e prevedibile. Il Parma non ha fatto niente di che per fare saltare il banco, ha giocato la sua partita senza particolare furore ma ha portato a casa 3 punti che lo proiettano al 6° posto in classifica e che puniscono in maniera esagerata l’Atalanta: fino al tragicomico autogol di Benalouane (impacciatissimo come non mai domenica, mai pericoloso in avanti e distratto in fase difensiva, forse per l’emozione di giocare contro la propria ex squadra) i nerazzurri avevano giocato al pallone, seppur con poche idee. Non era servito il gol a freddo di Molinaro (che indovina un tiro a voragine che sfiorando Stendardo batte un Consigli non piazzatissimo) ad abbattere la Dea, che aveva provato a rimontare, seppur a giri ridotti, ma l’appoggio di petto errato del numero 29 neroazzurro ha spento una luce che era comunque fioca. A iniziare da Sant’Andrea Consigli non al massimo della forma, passando per una retroguardia sofferente sulle folate di Biabany e di un Cassani particolarmente pimpante, neanche il centrocampo e l’attacco si sono dimostrati in palla: se Baselli pur giocando semplice qualche idea con la palla ce l’aveva e Bonaventura faceva con diligenza il tornante di sinistra, le geometrie sono mancate. Qualche cross dalla trequarti, un po’ di palloni buttati nel mezzo del campo e poco insieme: Maxi Moralez dopo un paio di tentativi si è scoraggiato e ha iniziato a trotterellare per il campo, mangiandosi anche una buona occasione fornita da Denis. Dopo l’autogol, un’Atalanta demotivata cincischia per il campo, riducendo ancora di più le idee e le azioni: sembravano gli ultimi giorni di lavoro in una fabbrica che deve chiudere, con quel peso addosso di chi sa già che non c’è nulla da fare. Mestizia e facce lunghe, a nulla sono serviti gli innesti di Livaja e Di Luca a ravvivare la manovra: il Parma conquista una punizione in posizione decentrata, sulla sinistra e Cassano – fino a quel momento niente di che, di sicuro meglio del suo compagno d’attacco Palladino – trafigge Consigli per il 3 a 0. Come se non bastasse un fischiatissimo Schelotto segna il 4 a 0, giusto per ammazzare l’umore dei tifosi atalantini. Risultato squillante che non rispecchia però i valori in campo: se da una parte c’era una squadra – quella ducale – ben organizzata da Donadoni e di sicuro attenta, senza brillare comunque per gioco offensivo, in maglia neroazzurra c’era una squadra sicuramente molle e rassegnata al risultato ma che non gioca una partita così oscena da giustificare i 4 gol, cui forse è pesata particolarmente l’assenza di Cigarini a dettare i tempi in mezzo al campo.
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