Le sconfitte fanno male ma non indeboliscono, le critiche pungono ma non lasciano ferite. Anzi, risvegliano orgoglio, vitalità, motivazioni. Eugenio Corini, dalla Sala Rossa dei Palazzi scaligeri, rilancia la sua sfida al campionato.  Ammettendo che la cinquina incassata sabato scorso a San Siro non è stata affatto indolore ma va inquadrata, interpretata, analizzata. E in qualche modo compresa. E rivelando che, in ogni caso, il futuro non è così disastroso perché il suo Chievo è vivo, carico più che mai. Rispetta il nemico - nello specifico l'Udinese di Guidolin, uno dei maestri del Genio - ma è deciso a giocarsi le sue carte senza alcun timore. Determinato a farsi rispettare e a proseguire il suo percorso di crescita. «Perdere cinque gol fa sempre male ma bisogna avere la capacità di contestualizzare e di capire come i cinque gol sono arrivati», spiega Corini riportando la testa a San Siro. «Bisogna ricordare cosa aveva fatto la squadra prima di giocare quella partita e cosa aveva fatto fino al 40' anche a Milano dove secondo me, dopo aver recuperato il risultato, stavamo facendo bene. Contando che abbiamo preso due gol su tiri deviati». 
La parentesi che lascia più perplessi riguarda la macroscopica frenata del secondo tempo: «Purtroppo lì un po' la stanchezza e un po' il contraccolpo psicologico hanno fatto la differenza», aggiunge l'allenatore gialloblù. «L'ho detto anche ai ragazzi: non ci possiamo permettere di abbassare la guardia perché si può perdere ma perdere così fa male».
Nessuna resa in ogni caso: «Anche il ko col Milan ci dà ulteriori motivazioni per riprendere il cammino. La squadra si è allenata bene ed è pronta a dare battaglia all'Udinese».
Un'Udinese presumibilmente arrabbiata dopo il rovescio di Europa League: «Ma anche noi siamo arrabbiati», replica Corini. «Quindi massimo rispetto per una squadra che ha fatto molto bene negli ultimi anni e che ha un allenatore per cui ho una stima e un affetto incredibili. Ma noi siamo pronti».
E lì si apre un capitoletto a parte: «Non nascondo che per me affrontare Guidolin è un'emozione», accenna il Genio. «Lui mi ha allenato e con lui ho condiviso grandissime soddisfazioni».



Quindi l'analisi si sposta sulle insidie di un campionato livellato. Nel senso che non esistono rivali facili e ogni domenica va affrontata col piglio giusto: «Bisogna dimenticare alla svelta le vittorie», è il consiglio di Corini, «e analizzare con attenzione le sconfitte. Capire perché sono arrivate, come sono venute. E da questo costruire la partita successiva nel migliore dei modi. E noi proprio questo stiamo facendo in ottica Udinese».

Recuperando il consolidato 4-3-3: «Stiamo lavorando su questa soluzione», conferma l'allenatore della Diga, «che può anche variare. L'idea però rimane quella di riportare la difesa a quattro».  Poi gambe in spalla e testa bassa. Cuore e lavoro: «Ricominciamo da quello che abbiamo costruito in questo mese. Ripeto: un secondo tempo come quello di San Siro non può far dimenticare quello che di buono aveva fatto prima la squadra. Anche il calendario va considerato. Dicendo che per noi non poteva essere peggiore: giocare in posticipo a Napoli, al mercoledì il Pescara e al sabato con il Milan, che tra l'altro aveva riposato un giorno in più di noi, non era facile. Noi ci abbiamo messo nel nostro soprattutto nel secondo tempo e su questo dobbiamo migliorare. Chiedo equilibrio e grande voglia di crescere ma mi dà convinzione vedere lo spirito col quale i ragazzi si allenano negli aspetti che bisogna correggere». 
È fondamentale che «i ragazzi si sentano nella squadra e a disposizione della squadra in qualsiasi momento della partita. Probabilmente questo nella ripresa di San Siro non c'è stato, ce ne siamo dimenticati. E se non lavoriamo da squadra diventa difficile in Serie A. Il valore del singolo nel contesto di squadra: quella è la forza che ti permette di andare a battere l'avversario». Ma il clima è sereno, al di là dei problemi di organico (mezza difesa è ko, assieme a Marco Rigoni e a Paloschi): «La squadra ha reagito bene all'ultima sconfitta. C'è quel pizzico di rammarico, di delusione, di... incazzatura che fa anche bene nel calcio», chiude Corini. «Ma siamo pronti, vogliosi di tornare in campo. Preparati a giocarcela fino in fondo».

Sezione: L'Avversario / Data: Sab 10 novembre 2012 alle 11:27 / Fonte: L'Arena
Autore: Davide Rampazzo / Twitter: @Davide_Rampazzo
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