Ieri sera a Milano Gino Pozzo ha sciolto tutte le ultime riserve ed ha dato l'assalto per mettere i primi due tasselli di quella che dovrebbe (condizionale più che d'obbligo visti i precedenti) essere l'Udinese della rinascita. Prima è stato concluso l'accordo con Miguel Cardoso, che quindi dopo una sola stagione sulla panchina del Rio Ave cambia completamente campionato e zona geografica. La vera sorpresa arriva nella dirigenza. Alla fine pare che Pradè abbia accettato di venire in Friuli (e pure qui, aspettiamo l'ufficialità a dare la cosa per fatta, abbiamo visto cos'è successo con Prandelli). La scelta è insolita perchè è probabilmente il direttore più esperto mai avuto ad Udine dai tempi di Pierpaolo Marino. Non è uno che ama farsi dire le cose, è abituato a lavorare con pochi soldi e le sue idee.

Il connubio è sicuramente strano.

Partiamo dalla panchina. Premessa: Miguel Cardoso è uno sconosciuto. Questo non vuol dire che non sia bravo, ma il suo curriculum parla chiaro. Otto stagioni da assistente tecnico, tre alla guida dello Shakhtar B e una con il Rio Ave. È innegabile che il fatto di aver portato una squadra piccola al quinto posto nella Liga Portoghese abbia attirato le attenzioni su di lui, ci si chiede solo se, visto che ci sono già grossi problemi ad amalgamare una rosa decisamente multietnica, la via esterofila possa risultare vincente. Per Cardoso la grande occasione di affermarsi già a grandi livelli ma e se questa fosse stata per lui semplicemente una stagione fortunata? C'è da vedere che giocatori gli verranno dati, sicuramente però il salto è grande e i bianconeri non sono abituati ad avere tecnici stranieri per tanto tempo, mentre la scelta di un giovane fa pensare che con lui si voglia costruire un progetto a lungo termine.

Forse proprio per dare finalmente il giusto supporto all'allenatore si è deciso di puntare su un dirigente forte come Pradè. Il discorso Udinese per lui sembrava chiuso con il rinnovo di un anno con la Sampdoria. L'obiettivo primario però, Romairone, si è legato nuovamente al Chievo e Capozucca ha negato contatti. Dando per certo l'addio di Gerolin a luglio, quello dell'ex DS di Fiorentina, Roma e Sampdoria era il nome sicuramente più quotato. Inoltre ha avuto a che fare già per un anno a Firenze con un allenatore portoghese (Sousa), quindi sa quale sia la mentalità di gioco dei lusitani. Proprio qui sta l'incastro che si dovrà realizzare. Gino Pozzo da un lato ha dato ascolto a chi chiedeva una figura forte in società, ma dall'altro ha voluto ribadire la sua idea in fatto di allenatori: giovane e con idee ben precise, italiano o straniero poco importa. Bisognerà vedere quanto spazio verrà effettivamente concesso al nuovo DS e se saprà trovare delle soluzioni affinchè un tecnico che ha uno stile di gioco completamente diverso da quello all'italiana (e che dovrà anche ambientarsi in tutt'altra cultura) riesca a ricostruire una squadra che in quattro anni è passata dalle Coppe Europee a una frattura insanabile con l'ambiente (con annesso rischio di retrocessione).

Aspettando ovviamente le due fumate bianche, perchè si sa che le sorprese sono sempre dietro l'angolo.

Sezione: Focus / Data: Ven 01 giugno 2018 alle 08:00
Autore: Davide Marchiol
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