Il mercato inizia a prendere forma tra addii e benvenuti. Sono giorni cruciali anche in casa Udinese per ritoccare e definire la nuova rosa da affidare a Davide Nicola. L’obiettivo è uno solo: conquistare la salvezza. Un traguardo simile a quello che probabilmente dovrà raggiungere Simone Scuffet nella sua prossima avventura al Foggia, la squadra più accreditata per assicurarsi le sue prestazioni da gennaio a giugno. I pugliesi lottano per non retrocedere in Serie B. Certamente non una situazione ideale per trovare tranquillità, anche se l’estremo difensore friulano sa come affrontare prove complicate.

Con l’addio di Scuffet, l’Udinese conferma sempre di più la tendenza degli ultimi anni, affidando la propria porta ai guantoni di portieri stranieri. Una scelta che ha portato ottimi risultati e permesso di scoprire ottimi interpreti del ruolo, uno su tutti Orestis Karnezis, giunto come sconosciuto dai più ad Udine e partito tra i rimpianti del tifo bianconero. Si tratta però di una vera e propria rottura con la tradizione, che, solitamente, ha sempre previsto un numero uno made in Italy. Sono lontani i tempi dell’alternanza tra i pali di Luigi Turci con Morgan De Sanctis, a cavallo tra gli Anni Novanta ed il Nuovo Millennio, lontanissime le esperienze con portieri “storici” del calcio italiano, come Claudio Garella e Giuliano Giuliani, prima della lunga epopea di Graziano Battistini, titolare per tre stagioni.

Dal 2007, però, lentamente si sono affermate anche altre scuole. Il pioniere in questo senso è stato Samir Handanovic, seguito poi da Zeljko Brkic e Ivan Kelava. Poi, nell’ultimo anno, ha preso quota l’Argentina, ben rappresentata da Albano Bizzarri e Juan Musso. Una tendenza comunque diffusa anche in altre realtà. L’Italia non ha fatto mancare il suo contributo con secondi portieri come Emanuele Berardi e Daniele Padelli, oltre agli ultimi baby talenti Scuffet e Alex Meret.

L’aspetto paradossale di questo cambiamento di rotta sta proprio nella presenze dei due giovani portieri azzurri. Meret ha trovato spazio al Napoli, dopo l’esperienza alla Spal, mentre Scuffet ha giocato con continuità solamente nella categoria cadetta, con il Como. Per il resto qualche gettone con l’Udinese, ma mai un numero sufficiente di partite da far pensare di trovarsi di fronte ad un futuro titolari. Chiusi ad Udine, fortunati altrove: questo è lo strano destino dei due ex predestinati.

Sezione: Focus / Data: Lun 07 gennaio 2019 alle 11:30
Autore: Federico Mariani
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