Dal flop di Genova ai 240 minuti di imbattibilità. Nel giro di un mese e mezzo, l’avventura italiana di Juan Musso ha preso una piega inattesa. Un’impennata netta e positiva in termini di rendimento che gli ha permesso di conquistare il posto da titolare ai danni di Simone Scuffet. Sulla carta, ad inizio stagione, il suo primato interno non sembrava eccessivamente in discussione, anche se la concorrenza del friulano ed un infortunio durante la preparazione estiva lo avevano presto confinato in panchina, come seconda scelta del tecnico Velazquez. Per di più, il debutto in Serie A, il 28 ottobre, è stato contraddistinto, suo malgrado, dal rigore causato da un’uscita fuori tempo contro il Genoa. La reazione di Musso si è rivelata straordinaria e le recenti prestazioni senza subire gol stanno confermando la bontà dell’operato di Pradé sul mercato.

Tecnicamente, Juan ha messo in mostra un notevole colpo di reni ed una grande rapidità nell’aggredire i palloni calciati verso la sua porta. Un dato non scontato, specialmente per un portiere alto 191 centimetri, che, sulla carta, dovrebbe soffrire maggiormente le conclusioni rasoterra. Paradossalmente, sono le uscite alte il lato tecnico su cui Musso sembra faticare, anche se si tratta di piccoli dettagli da limare e perfezionare. Impressiona la sicurezza esibita nella gestione dell’area di rigore. Ed i margini di crescita sembrano ancora importanti.

A Reggio Emilia, domenica, l’estremo difensore bianconero è stato il baluardo bianconero, blindando il pari con due parate, una su Duncan nel primo tempo ed una su Matri nella ripresa, e tante prese basse apparentemente. Interventi apparentemente semplici, ma resi meno complessi di quanto in realtà non lo fossero dalla bravura del numero 1, attento e preciso anche quando non stimolato continuamente. In questi casi, emerge la tenuta mentale del portiere, capace di mantenere elevata la propria concentrazione anche nei momenti apparentemente più tranquilli. E Musso non sembra soffrire di cali di tensione. Udine ha lanciato in precedenza tanti grandi estremi difensori, da De Sanctis a Karnezis, passando per Handanovic. Cinque partite non possono dire se il destino del numero 1 argentino sarà il medesimo degli illustri predecessori, ma la stoffa, insomma, sembra esserci e di buona fattura.

Sezione: Focus / Data: Mer 05 dicembre 2018 alle 10:30
Autore: Federico Mariani
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