Luci a San Siro. Riflettori puntati sui padroni di casa, sulla capolista, sull’Inter di Luciano Spalletti. Tutto pronto per esaltare un pomeriggio che doveva essere sulla carta come tanti altri. Ed invece è andata in scena una gara illogica, fuori da ogni pronostico. Sicuramente non da ogni schema, dato che, per ammissione dei diretti interessati, i ragazzi di Massimo Oddo avevano ben chiaro cosa fare per sopravvivere alla bolgia milanese. Questo è l’aspetto più interessante: l’organizzazione del gioco friulano ha avuto la meglio sulla filosofia spallettiana, fatta di accelerazioni, cambi di ritmo e verticalizzazioni. L’Udinese ha superato l’Inter con un pizzico di fortuna, certo, ma soprattutto esprimendosi al meglio. Niente rassegnazione, nessun segnale di resa anticipata, come accaduto in altre occasioni. Squadra convinta e sempre sul pezzo. Le dichiarazioni di Lasagna al termine del primo tempo lasciavano intravvedere un segnale chiaro: non accontentarsi del pareggio e cercare sempre i tre punti. Un modo per ribadire la non casualità del primo lampo accecante del pomeriggio bianconero, ossia il gol dello stesso Kevin al termine di un’azione convinta di Widmer. In quel taglio c’era la convinzione dei propri mezzi e di ciò che si stava facendo.

La fiducia nel lavoro settimanale ha dato i suoi frutti nella ripresa. Quarantacinque minuti di bagliore crescente per i friulani. "Con Oddo sappiamo esattamente cosa fare". Questa affermazione dei giocatori dell’Udinese ha trovato una traduzione efficace nei fatti e non solamente per le due reti. Quando l’importanza della posta in palio si è fatta sentire, ad alzare il ritmo sono stati i bianconeri. E l’Inter ha ceduto campo, smarrendo determinazione e schemi tattici. La lezione del Pordenone è stata assimilata bene dalla banda di Oddo, brava a creare densità ed a ripartire furiosamente, cercando di sfruttare ogni centimetro concesso dai nerazzurri in qualsiasi situazione.

Luci a San Siro dicevamo. Ad illuminare la platea sono stati indubbiamente tre elementi interessanti. C’è il già citato Lasagna, che quando calca il campo milanese si trasfigura. Il gol lo premia e lo rilancia. Non più semplice operaio o gregario, ma pedina preziosissima, con o senza Maxi Lopez. C’è Rodrigo De Paul, passato dal possibile dimenticatoio alla ribalta. Il tempo degli esperimenti volge al termine per il ragazzo argentino. Le qualità ci sono, ora è giunto il momento di farle fruttare. Iniziare la raccolta con un rigore a San Siro non è affatto male. E poi c’è Antonin Barak. Il ceco sigla un’altra rete pesantissima e continua la sua crescita. Giunto in punta di piedi, si sta conquistando l’Udinese ed i suoi tifosi con umiltà e dedizione. Eroe per caso e lavoratore infaticabile, con un istinto killer non indifferente. Quando il pallone calciato dal centrocampista classe 1994 è terminato alle spalle dell’ex Handanovic, è stato chiaro che quello sarebbe stato il colpo del KO. L’Udinese ha iniziato a volare davvero. A San Siro, le luci nerazzurre si sono eclissate.

Sezione: Focus / Data: Dom 17 dicembre 2017 alle 09:00
Autore: Federico Mariani
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