C’è un errore che Udine non deve fare: pensare che tutti i mali siano stati eradicati sollevando coach Demis dalla responsabilità di allenare la GSA.

Ovvio: il capo ha la responsabilità della propria truppa; ma mi ricordo, ad esempio, che nell’anno d’esordio della compagine di Pedone e Micalich in A2, dopo una sconfitta tutto sommato onorevole all’Alma Arena si andò a Mantova e il primo tempo terminò, vado a memoria, qualcosa come 10-31.

Questo per dire che le pause appartengono alla storia recente della nostra franchigia, non necessariamente al capitolo griffato Cavina. E forse Alberto ha messo il dito nella piaga, quando afferma che l’A.P.U. è ‘seguita ma non amata’.

Ho capito, credo, cosa volesse dire: che la squadra ha poca garra, e le tifoserie si appassionano più ai giocatori che ‘sputano sangue’ rispetto ai baronetti del tiro da fuori. Capito, sì: ma non sono del tutto d’accordo e gliel’ho detto.

Due gare difficilissime che secondo me vengono al momento opportuno. Meglio incontrare squadre così forti, piuttosto che quelle impelagate nei bassifondi. Aspettative zero, solo continuare un percorso di crescita che pare procedere a scatti.

Montegranaro ha un coach-volpone, che a Udine conosciamo bene; un allenatore che definirei d’impatto, in grado di motivare gruppi di giocatori (come quello marchigiano) non particolarmente ampi, comunque ben assortiti.

La Poderosa ha probabilmente la coppia americana che performa meglio (assieme a Hasbrouck-Leunen di Bologna, che vedremo a Udine tre giorni più tardi) in tutto il girone.

Corbett è uno dei superstiti dell’anno precedente; solido, continuo, non un campione ma uomo da quindici di media in carriera.

Simmons invece è un’ala forte pescata in Belgio un po’ ‘à la Micalich’; scommessa vinta, forse uno dei migliori ‘post/centro’ del campionato. Bravo Bolognesi.

Al netto del 39enne Amoroso, poi, il gruppo giovane e giovanissimo di Pancotto è ben assortito; non espertissimo, ma composto bene. Perché dico ciò?

Perché come tutti i gruppi giovani e nuovi convince più ‘on the road’ (8 vinte, 1 persa) che in casa (5-3). Questione di pressioni.

Ed allora capisco poco come mai Udine giochi alla grande in casa (solo Montegranaro è passata) che fuori, dove al netto di Piacenza (Assigeco) e Cagliari (miracolosamente) si sono prese solo bastonate.

Ecco dove deve lavorare Martello: cosa non facile. Deve diventare papà, fratello, sergente e consigliere di tutti i ragazzi; capirne le motivazioni, le paure, le ubbìe e le insicurezze; metterli nelle condizioni di rendere finalmente per quelle che sono le loro reali potenzialità (certamente non 10-7, con sconfitte senza appello a Imola, Jesi, Mantova…)

Un tifoso, alla presentazione di Martelossi, mi ha chiesto ‘ma domenica cosa puoi dire a Demis?’. Nulla, è vero. Ma Cavina ha sempre sottolineato quanto bene si preparassero le gare in settimana, salvo ciccarle quasi tutte in trasferta, con preoccupanti, più o meno lunghe ‘pause di riflessione’.

Questo rimprovero a coach Demis: sicuramente lui a questo gruppo ha insegnato basket (per me Cavina in palestra è uno dei migliori del lotto), ma forse non ha saputo comunicare né ascoltare. Ho detto, ridico che l’esonero è un sollievo per lui più che per il resto della compagnia; ormai pareva rinchiuso nel proprio mondo. E (anche qui mi ripeto) quel fottuto panettone è risultato il vero inizio del countdown.

Palla a due alle sei della sera a Porto San Giorgio, agli ordini di Yang Yao, Azami e Gagno.

La butto lì: secondo me non ci spazzeranno via. In ogni caso aspetto al varco quelli che, sinora, hanno deluso di più.

Sezione: Focus / Data: Dom 27 gennaio 2019 alle 12:37
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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