Premessa: qualcuno ci ha bonariamente sfidati, ché ieri sera non abbiamo fatto pervenire i nostri commenti alla gara. Paventando, come in passato, un certo asservimento alla società.

Incommentabile. Irricevibile.

Più o meno come la prima recita della band di Demis Cavina: onore a Imola che vince meritatamente, ma una GSA così deludente non la ricordavo dall’epoca della sconfitta (dopo tre supplementari) a Bergamo, l’anno passato.

Udine perde perché gioca male di squadra e rimane sottotono individualmente; se almeno otto effettivi giocano da insufficienza piena o quasi, una gara persa per un tiro da tre e quattro liberi fornisce la cifra, appunto, di una delusione cocente.

Sono ancora convinto che Udine sia una delle franchigie più attrezzate, ma non così strapotente rispetto alle avversarie da poter giocare al 50% o meno contro qualsiasi altra formazione.

Dicevo dei tiri di differenza, e non a caso: Udine e Imola segnano esattamente lo stesso numero di tiri da due (22) sull’esatto e preciso numero di tentativi (39); la GSA fa 6/25 da tre, Imola 7/23; a cronometro fermo 13/20 per Imola, 9/15 per l’A.P.U. La gara è tutta lì: Cortese e Trevis fanno un combinato disposto dall’arco dei 6m75 di 1/10, Magrini e Fultz 4/7 e i giochi sono fatti.

Se a ciò si aggiungono errori incredibili a campo aperto, come il contropiede sprecato da Spanghero sul -7 (il ribaltamento di fronte permette a Raymond di portare la propria squadra a +9, anziché lasciare a Udine la barra dell’inerzia con due possessi scarsi di svantaggio), capiamo come la GSA questa gara l’abbia gettata nel cestino.

Credo poco ai campi stregati: nel primo tempo ci si era portati a +7 pur con una serie di errori, appunto, infinita. Imola tirava male:ecco però che Simioni e soprattutto Emanuele Rossi, bucaniere già alla Remer, infilano una ventina abbondante di punti che alla distanza valgono oro. La difesa GSA legge malissimo alcuni classici pick’n’roll e pick’n’pop degli avversari, prova ne sia che dei 23 punti realizzati dal duo di cui poco sopra una buona parte sono stati depositi solitari nel cesto, e questo vanifica lo sforzo prodotto permettendo ai domestici di rimanere in scia.

Parlando con noi, coach Demis non si è trovato d’accordo quando gli accennavamo dei cali alla distanza nei quarti decisivi avvenuti in campionato; a suo avviso era semplicemente la voglia avversaria di vincere le gare.

Non sono coach, gli credo e non tengo il punto: ma ieri il 2-15 subito a cavallo fra terzo e quarto periodo è alla fine risultato esiziale per la sua truppa. Sono convinto sia stato un episodio, ma domenica contro Mantua dei fratelli ’sota chi toca’ ci vorrà una GSA che giochi la propria pallacanestro senza se né ma.

È questo che chiedo alla squadra, da Cavina a Genovese che ieri ha giocato 60 secondi circa: giocate, giocate, giocate. Sono certo la sconfitta suoni come un monito, ché questo campionato non è composto da damigelle di cortesia, ma da formazioni che per quanto inferiori (o forse proprio per questo) contro le favorite daranno il 110%.

Piccole note finali: ho letto sulle reti sociali bocciature senza appello per tanti bianconeri. La pazienza non è virtù di tutti, ma credo (spero) i supporter capiscano che giudicare la GSA dopo 40 minuti sui 1200 finali è quantomeno improvvido. 

E a chi invoca gli stranieri dell’anno passato, dico che l’unico che avrei messo in questa squadra è Troy Caupain: già, quello che qualche collega definiva ‘impreciso ed incostante’. Purtroppo è aggregato ad una franchigia NBA (tanto era scarso) e non ci possiamo fare nulla. Rain è rientrato in patria, fa il capitano del Rapla nella Korpalli Mestrilliga, la lega estone-lettone: e forse la sua dimensione è questa. E Dykes non è più forte di Simpson: KayDee era un trascinatore ma con Trevis abbiamo fatto un passo in avanti in termine di pericolosità dal perimetro, e di certo lo vedremo.

Qualcuno ha anche invocato il ritorno di coach Lino: chissà se sono gli stessi che l’anno passato crocifissero la mia lardianità… Lasciamo lavorare Demis e smettiamola col ‘si stava meglio quando si stava peggio’. Lo sport prevede di vincere o perdere, stringendo la mano all’avversaria, a fine gara, in ogni caso.

Ma tanto le mie parole se le porta il vento: contro la Pompea c’è un solo risultato, e Micalich e Cavina lo sottolineeranno ai giocatori già dalla ripresa degli allenamenti.

 

 

Sezione: Focus / Data: Mar 09 ottobre 2018 alle 00:44
Autore: Franco Canciani
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