Ormai era nell’aria, ed oggi è avvenuto. T.J. Price è il “numero due” tanto atteso.

Dai dialoghi con l’autore del colpaccio erano balenati quattro nomi. Uno era Dykes, rastaman di scena in Romania; uno, il mio preferito, SirDominic Pointer, guardia già di Heilat ed oggi arruolato con l’Iron, sempre in Israele; il terzo nome era quello da scartare subito, una guardia che gioca in Belgio. E poi lui: Timothy Jerrell Price.

Nativo di Slidell, qualche cento miglia a nord di New Orleans e a due passi dal confine con l’Alabama di Forrest Gump; virgulto di West Kentucky, dove sotto il sergente di ferro Lil’ Ray Harper ha condotto il biancorosso degli Hilltoppers a un dignitosissimo ottavo posto nel suo anno da Senior. Dopo i primi draft NBA ed una stagione a Lille, con quindici pezzi di media, ha provato il grande passo in NBA attraverso i collegiali di Las Vegas ed Orlando: i Magic non lo hanno firmato ma per un anno ha giocato nella franchigia di Development League affiliata alla squadra diretta da Frankie Vogel, con discreti risultati.

Per una volta non conosco bene l’agente che l’ha portato in Friuli: Derek Lafayette gira al largo rispetto agli entourage che conosco. So che gestiva Josh Howard (ex Dallas Mavs e Washington fra le altre) ma poco di più.

Io ci credo: perché non ha il talento di Ray ma piuttosto la faccia tosta di Rain; perché sa fare bene un po’ di tutto in attacco (dove può garantire un ventello a gara); perché non mangia i palloni ma li porta avanti con il play, non negandosi mai al tiro; soprattutto perché sa difendere, scippando bocce all’avversario (tre di media nella stagione in D-League) cosa che di certo ne farà giocatore gradito a coach Lino.

Ne parleremo più approfonditamente durante il weekend, ma lo anticipiamo: questa è una GSA da top-4. Lo dico e me ne assumo la responsabilità; così come della scommessa che stamane ho fatto con il direttore Micalich: ventotto gare, seicento punti per il 52 della Louisiana.

È un’A.P.U. coi fiocchi: forte, intensa, profonda in tutti i ruoli; senza fraitendimenti, né forzature proposte a Lardo come successo l’anno passato. Il reparto lunghi è esperto in Chris ed Andrea, entusiasta nella “torre di Vittoria” e soprattutto in Ous Diop, il quale finalmente è bianconero a tutti gli effetti (grande operazione di partnership con la validissima Feletto). La bottega-esterni appare ben assortita e ricca di talento, dedizione e punti.

Insomma, i pròdromi per divertirsi un bel po’, nella vecchia-nuova casa del basket udinese, sono tutti qui. Come detto, io ci credo. Voi?

Sezione: Focus / Data: Dom 02 luglio 2017 alle 19:00
Autore: Franco Canciani
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