"40 punti? Quest'anno spero di farne un po' di più" parole e musica di Antonin Barak che, in un precampionato dove l'Udinese ha lasciato più di qualche buona impressione, ha voluto accendere un po' l'ambiente. I 40 punti quest'anno non sono sufficienti, la svolta radicale portata in casa bianconera deve portare anche un maggior numero punti, nessuno vuole ripetere un'annata con una salvezza conquistata, ufficialmente, all'ultima giornata, men che meno il ceco. Tony ha attirato diversi interessamenti su di lui nel 2018, dopo quelle cinque giornate a fine 2017 in cui ha fatto fuoco e fiamme in un'Udinese che con Massimo Oddo sembrava aver preso il volo. Sgroppate in velocità, fraseggio, dalla distanza, l'ex Slavia Praga ha messo in campo tutto il suo repertorio l'anno scorso. Sembrerebbero dunque non esserci problemi. Invece uno ce n'è e pure bello grosso. Dopo il lancio avvenuto con Delneri e la consacrazione avvenuta con Oddo, Barak è andato sparendo nel 2018 anzichè tenere alta l'asticella. Cosa sia successo solo lui lo può sapere.
Si possono provare a fare alcune ipotesi. Il fatto di aver perso la preparazione estiva l'anno scorso può aver inciso sulla brillantezza a lungo termine. Infatti nei match del girone di ritorno è parso spesso a corto di fiato, con il solo squillo dato dal gol di Verona, dove Tudor ebbe l'idea di liberare lui e Jankto da compiti tattici, lasciandoli liberi di giostrare sulle fasce. Ecco lì c'è stato l'ultimo segnale da parte di Barak visibile sul radar. Decisamente poco in circa 6 mesi. Un'altra idea cristallizzatasi era quella che si fosse demoralizzato come tutta la squadra, ma non ci sono prove concrete a supporto di questa tesi, anche perchè anche in queste partite, con un ambiente decisamente rinnovato, il ceco non sta trovando la sua dimensione.
Possiamo credergli quando dice che il fatto di essere diventato vice capocannoniere della squadra l'anno scorso sia stata pura casualità, perchè il gol non è la sua specialità, ma quello che stiamo vedendo non è il vero Barak. Tony ha sempre detto di preferire una posizione più avanzata ed è stato accontentato da Velazquez, che lo ha messo dietro a Lasagna nel suo 4-2-3-1. D'altronde la fisicità e il tiro da fuori del trequartista ci sono, magari è un po' meno portato all'assist, al passaggio illuminante, ma se fosse già un campione in tutto sarebbe a giocarsi forse lo scudetto. L'idea di base però è stata messa seriamente in dubbio dalle prestazioni del ragazzo che, nonostante abbia come detto le caratteristiche per giocare dietro la punta (confermate e dimostrate), nelle ultime due partite è parso smarrito nel nulla. Nè contro il Benevento nè contro il Parma è riuscito ad aiutare i suoi nella manovra offensiva. Anzi, contro gli emiliani ha svolto al meglio i compiti difensivi, annullando Stulac.
Da qui l'idea che sta iniziando ad emergere: e se venisse sacrificato per giocare con due punte? Con l'ingresso in campo di Teodorczyk nella trasferta di Parma l'Udinese ha trovato le reti per pareggiare, non perchè il polacco abbia fatto giocate sublimi, ma per il semplice fatto che avere un giocatore di quella stazza in aria ha permesso a Lasagna, De Paul e Machis di avere più soluzioni (l'uno contro uno, l'uno-due, il cross in area), che prima con Barak sulla trequarti e Kevin punta non c'erano. Se c'è un punto interrogativo dunque, oltre a una difesa che subisce troppi gol, ma questo è un altro discorso e che ha radici più lontane, c'è dunque Tony, che non sta riuscendo in primis a tornare il giocatore brillante di fine 2017 e in secondo luogo ora fatica anche a trovare collocazione. Probabilmente la voglia di far bene deve ripartire da lui, non tanto nell'impegno, ma nella grinta e nella determinazione. Vogliamo rivedere quegli occhi pieni di lucida follia e rabbia post gol all'Atalanta. Finchè non torneranno, Velazquez potrebbe pensare ad altre soluzioni.
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