C'è chi va in pensione e si mette in pantofole. No, lui no. Smesso quest'anno di fare l'insegnante di educazione fisica allo Stellini, da neo-65enne ritorna a fare il preparatore atletico nel basket di club a Udine. Lui è il professor Luigino Sepulcri, che ha forgiato i cestisti della vecchia Apu dall'84 fino a chiudere nel 2007 alla Snaidero, con parentesi nel 1997 a Gorizia e nel 2001-2002 alla Virtus Bologna di coach Ettore Messina subito dopo il grande slam. Dal 2004 Sepulcri è stato nello staff azzurro e dal 2006 al 2009 preparatore fisico dell'Italia del ct Carlo Recalcati. Con un curriculum del genere, fa ora parte dello staff della nuova Apu (Amici e non la fu Associazione pallacanestro udinese) per la serie A2 2020-2021. E ha un'idea meravigliosa in testa: non solo costruire fisici, come fa anche alla Medicus di viale delle Scienze centro di valutazione dell'esercizio per atleti e sportivi in generale, ma anche progetti per il futuro, tra cui quello di impostare un suo erede.
Luigino, bentornato al basket di club: sensazioni?
“La quotidianità del lavoro di preparazione atletica richiede solidità e impegno costante, a differenza del lavoro fisico a intervalli nei raduni con la Nazionale. Dà, quindi, la possibilità di far crescere e costruire giocatori in un club. Questo aspetto mi ha motivato molto”.
La decisione di ritornare in pista all'Apu è stata facilitata dal pensionamento a scuola?
“Certo, sapendo l'impegno che richiede il lavoro in un club, ha favorito la scelta non avere più da curare l'insegnamento scolastico. Allo Stellini, tranne il distacco nel 2001-2002 a Bologna, ero dal 2000 e all'inizio avevo un rapporto part time”.
Che cosa ti ha allettato di più nella proposta dell'Apu Old Wild West? O, forse, hai temuto che coach Boniciolli, con cui hai già lavorato alla Snaidero dal 1999 al 2001, ti mandasse qualche sicario sotto casa se non accettavi di rifare il preparatore atletico quest'anno...
“Di sicuro mi ha incuriosito il progetto. Oltre a poter lavorare con ragazzi anche giovani, c'è stata la costruzione di uno staff che condivide le scelte dei programmi di lavoro. L'entusiasmo del coach, poi, ha fatto il resto, ha avuto un ruolo importante”.
Forse è prematuro dirlo, ma hai già individuato qualche prospetto futuribile? Tu a Bologna hai lavorato con giocatori poi da Nba quali Ginobili, Jaric e Rigaudeau così come con Vujacic alla Snaidero, oltre che con Bargnani, Belinelli e Gallinari in Nazionale.
“Ora è un po' presto per sbilanciarsi. I ragazzi sono molto motivati a lavorare e questo motiva anche me a dare di più. Si è creata un'osmosi che chissà dove porterà. L'augurio è che si aprano porte importanti nella loro carriera, com'è stato anche per Datome che ho avuto pure in azzurro al pari anche di Antonutti. Belinelli l'ho visto esordire sedicenne nella Virtus Bologna nel 2002 e, tra l'altro, proprio contro la Snaidero. Soprattutto, tornando all'Apu di oggi, l'importante è che i ragazzi diano il meglio di loro stessi. Già questo è il successo in carriera, non necessariamente la vittoria. Sono convinto che per avere ragazzi che diano il massimo ci vogliono talento, capacità fisica e solidità mentale. Spero di riuscire a fare la mia piccola parte nella costruzione di questi giocatori, lavoro che si può fare soltanto in una squadra di club. Nomi in prospettiva non è il caso di lanciarli, ma i giovani su cui lavoriamo in squadra sono Mobio, Deangeli e Agbara, l'italiano di Roma”.
Hai scelto proprio una bella stagione per tornare al basket di club: quella scorsa non è finita a causa del Covid-19, questa parte con l'incognita del virus che pende sul campionato. Come si lavora in questa prospettiva fra tempistica, logistica e protocolli da rispettare?
“E' una situazione difficile per tutti. Condiziona tutti gli aspetti sociali: l'economia, la scuola e, quindi, anche lo sport. E' una stagione difficile. Ci siamo programmati sul campionato al via il 15 novembre, più ancora che sulla Coppa dall'11 ottobre. I protocolli non condizionano. Li osserviamo scrupolosamente ed è un modo per poter sminuire i fattori di rischio legati al contagio. L'Italia è un Paese che vi pone grande attenzione e sta ottenendo ottimi risultati, superiori a quelli delle nazioni limitrofe. Va riconosciuto anche il non scontato impegno scrupoloso dei cittadini italiani”.
Che finalità aveva il lavoro che avete fatto in luglio al Benedetti?
“Abbiamo convocato i giocatori già firmati dalla società per dare loro le linee guida da seguire nel lavoro individuale a casa. Questo ha consentito di iniziare la preparazione con un gruppo sufficientemente omogeneo e con una discreta preparazione di base”.
Ora avete ripreso al Carnera e avete fatto anche il ritiro a Gemona: a che punto è l'Apu OWW?
“Cominciamo le verifiche con le prime amichevoli. Verificheremo il lavoro svolto e orienteremo le scelte per la parte successiva, per il secondo modulo. Sono soddisfatto del gruppo, dell'impegno dei giocatori e della disponibilità al lavoro. Non è un impegno passivo, coinvolge e deriva da professionisti che sono convinti a migliorarsi ancora”.
Vantaggi della palestra pesi al Carnera? Te l'hanno fatta perché ormai sei pensionato...
“Scherzi a parte, capacità tecniche e fisiche sono integrate. Il nostro cervello riconosce i movimenti, non il singolo muscolo. Bisogna allenarsi al movimento. Questo aspetto neurofisiologico trova applicazione in esercitazioni sempre più specifiche nella funzionalità del movimento. L'esempio pratico sono gli esercizi di potenza, molto specifici riferiti al singolo ruolo e diversi, quindi, per le guardie oppure per i lunghi. L'esecuzione di potenza e tecnica ha un filo conduttore in un programma unico. La possibilità di realizzarlo subito è importante. Ecco, dunque, che la sala pesi nello stesso luogo delle esercitazioni tecniche ha una funzione decisiva, oltre ai vantaggi legati alla maggiore praticità anche dal punto di vista della sicurezza in questi tempi di Covid-19”.
Dopo una decina di anni alla Medicus curando atleti di altre discipline, tra i quali Emanuele Buzzi sciatore da coppa del Mondo, non manderai mica sul parquet al Carnera cestisti polivalenti?
“Il nostro cervello riconosce i movimenti, ha una funzione guida. La specificità degli esercizi rimane un pilastro fondamentale della preparazione. Continuerò a seguire Buzzi senza cercare di farlo diventare un pivot. Farò la preparazione ai giocatori senza volerli fare diventare discesisti”.
Nè li porterai a fare roccia oppure a camminare in montagna assieme al professor Araldo Causero, primario ortopedico da quest'anno con te all'Apu?
“Inserendo anche il mio compagno di cordate, abbiamo perseguito la costruzione di uno staff molto importante. Oltre alle riconosciute capacità professionali, ha grande esperienza delle varie discipline e conoscenza delle esigenze degli sportivi (affinate anche all'Udinese calcio, ndr) come, per esempio, in particolare la tempistica immediata nelle valutazioni mediche”.
Quando avvierete la preparazione settimanale da campionato?
“Per ora il lavoro settimanale è un micro-ciclo con due allenamenti al giorno per due giorni e il terzo uno, secondo lo schema due - uno - due. Dopo le partite di coppa Italia, pur tenendo in considerazione tutti gli avversari, avvieremo la preparazione da campionato. Questo non vuole dire, comunque, che non cercheremo di vincere tutte le gare, anche quelle di Coppa”.
Ormai hai tutta la rosa di giocatori a disposizione. Prova a definirli dal punto di vista del preparatore atletico. Cominciamo dagli stranieri: la guardia tiratrice americana Dominique Jonhson.
“L'equilibrio delle capacità fisiche: rapido, solido, potente”.
Il lungo, pure statunitense, Nana Foulland.
“L'agilità fatta persona”.
Il centro, cavallo di ritorno, Francesco Pellegrino.
“Con il lavoro, lavoro e lavoro può diventare la sorpresa”.
Il play, all'occorrenza guardia, Marco Giuri nuovo acquisito.
“Solido di testa e di fisico”.
Il confermato Andrea Amato play, ma più guardia tiratrice da trance agonistica.
“E' talentuoso e creativo”.
L'enfant du pays Vittorio Nobile, guardia forgiato play da coach Lino Lardo maestro del ruolo.
“Concreto, da buon friulano”.
Capitan Michele Antonutti, qui giochi in casa perché l'hai costruito fisicamente fin dai tempi della Snaidero...
“Non giudicabile, proprio per quello!”.
Nazzareno Italiano, considerato a buon diritto pretoriano di coach Boniciolli.
“Un gran lavoratore, costante, continuo”.
Infine, la nouvelle vague: Joseph Mobio, ala italo-ivoriana di Tivoli.
“Deve imparare a gestire la potenza, futuribile”.
L'ala-piccola Lodovico Deangeli.
“Un concentrato di energia”.
Agbara ala di Scuola basket Roma, sotto la guida di Roberto Castellano e Francesco Policari.
“Potenza, potenza allo stato puro per ora”.
Buon ultimo, il dodicesimo Riccardo Azzano.
“Un giovane tutto da costruire”.
Squadra, altezza media 1,99: fatta per giocare da grandi, dice Boniciolli in senso fisico e non etico, contro lo small ball imperante in A2. Come si preparano i lunghi per tenere sui piccoli?
“La squadra è molto alta, ma ha giocatori per caratteristiche fisiche e capacità difensive in grado anche di marcare i piccoli. Dovremo creare vantaggio da questo e cercare di minimizzare i problemi. Ci lavoreremo su. Mobio e anche Deangeli potrebbero sorprendere in questo senso”.
Staff che sta facile in Eurocup dice Boniciolli, che annovera sei allenatori all'Apu: lui head coach, il senior assistant Alberto Martelossi oltre che direttore dell'area tecnica, i giovani vice Carlo Finetti e Simone Lilli, tu e il tuo assistente preparatore Tommaso Mazzilis.
“E' un mix di esperienza e innovazione. Matteo è molto bravo a gestirlo, condividendo tutte le scelte. Decidere insieme dà senso di appartenenza. La condivisione del lavoro e dei programmi è molto buona”.
Divagazione sul tema: allora, la bici di Boniciolli è elettrica come quella di Martelossi?
“Non l'ho ancora scoperto, lui dice di no”.
Obiettivo agonistico dell'Apu in questa stagione?
“Costruire una squadra solida. Di sicuro a breve termine vogliamo raggiungere i play-off e a lungo termine farci trovare pronti”.
A proposito di lungo termine, il tuo rapporto con l'Apu è pluriennale?
“Il mio rapporto è finalizzato alla formazione di un collega giovane che dia continuità al lavoro. Per questo nello staff è inserito Tommaso Mazzilis”.
Bel progetto a proposito di lavoro di squadra nello staff, presto toccherà all'Apu OWW tradurlo in gioco di squadra sul parquet.
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