Sì. È differente.

Perché non si discute la differenza di valori in campo (evidente): parlando invece del secondo tempo friulano, finalmente si è vista ricchezza di personalità più che di tentativi, pochi, ai margini di una gara al solito conservativa.

L’Udinese affronta un Lecce che, a detta di tutti, fa più paura dalla cintola in su che in fase difensiva; come quasi tutte le neopromosse, però, ad una partenza sparata determinata dall’entusiasmo fa seguito una flessione, determinata (e lo dico assumendomi le mie responsabilità) da una rosa largamente inadeguata alla categoria. Tanti volonterosi ragazzi, l’inserimento dello svincolato Donati non possono bastare ad evitare un girone di ritorno difficile per gli amici salentini.

Il cui stadio, battuto da una violenta tramontana, non è certo un fortino inespugnabile: quattro pari e cinque sconfitte nelle nove gare casalinghe sinora disputate sono un ruolino di marcia poco lusinghiero; quando di solito le squadre che lottano coltello-fra-i-denti fanno punti in casa e qualcosa in trasferta, le vittorie esterne (Firenze, Torino) devono essere surrogate da qualche successo in casa. Anzi, qualcosa di più.

Lascio il Lecce a Liverani, arrabbiato con Giua per l’annullamento della rete di Babacar (fallo che dieci anni fa non si sarebbe forse fischiato, ma netto ai giorni della Var) quando invece dovrebbe chiedersi come mai i propri giocatori siano stati dominati (dominati!) per tutto il secondo tempo.

L’Udinese è superiore al Lecce: tecnicamente, tatticamente, fisicamente; butta al vento due reti perché Stefanone Okaka, al solito ammirevole per la pugnace difesa della palla, stasera proprio non riesce a tenere la linea con Rossettini e Lucioni finendo in offside (leggero nel primo caso, netto nel secondo) che invalidano due belle reti friulane.

È superiore, perché il 10 salentino è tale Falco, onesto pedatore; in bianconero c’è il diéz, che dopo un’oretta di poco (tendente al niente) trova nell’ultimo terzo di gara giocate importanti, culminate col capolavoro che vale tre punti. Rodrigo riceve palla (leggermente imprecisa) da Mandragora, la controlla di tacco esterno, la porta avanti e saetta in porta sfruttando un rimpallo. Roba da cineteca, roba da Rodrigo De Paul.

Il RdP che noi conosciamo, quello che ci fa incavolare perché a lungo si nega a chi, come noi, si professa depauliano.

Il giocatore che, al netto di una buona prestazione di squadra, vale da solo (o quasi) i due punti che fanno la differenza fra una serata discreta e l’uscita dalle pastoie di fondoclassifica.

Udine vince perché Musso, nell’unica occasione (doppia) dei domestici si supera; perché Nuytinck è un signor difensore, perché Larsen e Sema giocano con attenzione e Mandragora si trova benissimo nel ruolo di playmaker.

Vince perché Seko Fofana pare finalmente esser tornato vicino al giocatore che ci fece sognare all’arrivo di Delneri sulla panca biancanera.

Note dolenti in attacco: detto di Okaka, Nestorovski è parso impalpabile; Lasagna lotta, prima e dopo la rete di De Paul: ma l’occasione per portare in vantaggio i suoi l’ha avuta per primo lui.

Quando Fofana allarga le gambe facendo velo, ponendolo di fronte al portiere in piena area: Kevin decide di controllarla, perdendo un tempo e mezzo di gioco e consentendo a Donati e Gabriel di deviare la palla fuori dallo specchio.

Bene lo stesso, quando si vince: stasera l’Udinese canta 21 punti, uno in meno del Milan e tre del povero, derelitto mio Napoli il quale ne prende tre in casa dall’Inter. Otto punti dal Cagliari sesto, quel Casteddu che solo un mese fa pareva irraggiungibile come gioco e come classifica; sette di vantaggio sul Brescia terz’ultimo, non pochi.

Domenica, all’ora dell’orzo con i fagioli, arriva al Friuli un Sassuolo ferito da due sconfitte consecutive; il 19, poi, l’Udinese sarà ospite dell’IbraMilan per poi planare a Parma. Qualche punto nel trittico sarebbe gradito.

Ancora due capoversi.

Penultimo paragrafo per Gotti: ormai non dice più di volersi ritagliare un ruolo più defilato; ormai è lui l’allenatore udinese per l’anno. Anche stasera stravince il confronto con l’avversario, mi piace quando risponde all’ingresso di Farias con un’ala vera (Pussetto) al posto di un laterale (Sema). Bravo.

Bravissimi gli eroi bianchineri al seguito: i club AUC, gli autonomi, gli indipendenti assiepano in duecento lo spicchio di curva riservato agli ospiti, brillando per colore, sostegno, simpatia, attaccamento. Nemmeno la Lega, con lo spostamento di data, ne frustrano la voglia di seguire la loro squadra. Chapeau.

Buona Epifania, Udinese: questa vittoria è parsa proprio differente.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 07 gennaio 2020 alle 05:59
Autore: Franco Canciani
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