Sono passati quasi due mesi dall’ultima riga spesa da chi vi scrive, a commento dell’Udinese; era appena finita la gara di Sassuolo, ci si aspettava una ripartenza in altro stile, tutto sommato invece ritmo lento da maestro Gàmbara.

E allora faticavo a capire cosa potesse succedere, se le voci più insistenti (ceduto Seko Fofana, per ragioni familiari, ad una formazione francese dove, purtroppo, sta soffrendo il secondo infortunio della stagione) riguardavano le cessioni; se Ken Sema avrebbe preteso di tornare a Londra, pur in cadetteria, ma in queste ore viene accostato alla banda di Rocco Commisso; Firenze come Victoria.

Fatico a capire perché nelle amichevoli dovessimo sorbirci le prestazioni di giocatori in uscita o poi ceduti, come Ali Mallé, Barak, Matos, Bajić. Conseguenti le prestazioni modeste, mi verrebbe da dire, e l’incapacità di rendersi pericolosi contro S.P.A.L. o Venezia.

In extremis, esce Ekong (sempre più deludente) ed entra Bonifazi; probabilmente anche Pereyra, quando le distanze fra domanda friulana ed offerta Leeds per Rodrigo De Paul si sta assottigliando.

E adesso?

Chiedo solo, come ogni anno di questi tempi, ai nostri di onorare la maglia. Il destino ha regalato ai bianconeri una settimana di preparazione in più, complice quella di meritata sosta concessa allo Spezia di Italiano.

Le squadre medie si sono rinforzate, o si stanno rinforzando; vedo in ritardo il Torino, il cui allenatore deve ancora farmi capire se è un allenatore incompreso o incomprensibile; vedo non benissimo la Samp, che ha firmato Candreva con un quadriennale ma ha una difesa che neanche il Liechtenstein di fronte al Brasile di Zico e Socrates.

Dietro? Vedremo domani lo Spezia; il Benevento non farà la vittima sacrificale; il Crotone contro il Genoa ha presunto un pochino troppo, pensando di stare ancora giocando in serie B e delle due l’una: o si cautela con prudenza a difesa della propria area, anziché cercare il maramaldeggio spavaldo; oppure presto saluteremo Stroppa a beneficio del solito bucaniere di ritorno.

Domani (oggi per chi legge) l’Udinese scende a Verona, contro un’Hellas che ha perso perni importanti come Kumbulla e Amrabat ma contro la Roma non ha certamente demeritato, vincendola poi a tavolino per un errore giallorosso veniale nella compilazione delle liste (veniale ma pur sempre errore, in attesa della decisione della Corte d’Appello Federale) e domani, forse più di ogni anno, non riesco ad immaginare che gara aspettarmi.

Sarà riuscito Gotti a traghettare la positività della fine della scorsa stagione in quella nuova? Potranno gli innesti di Molina (assente domani al pari di Walace), Ouwejan e di un trentenne rosarino, partito da Udine nel 2009, tornato nel 2011 ma ritenuto inadeguato, rientrato quest’anno dopo qualche anno in Championship con l’etichetta non più di inadatto, ma di talento inespresso, a colmare le evidenti lacune scorte l’anno passato?

Semplice: non lo so. Non so cosa aspettarmi, spero solo la squadra possa mostrare passi avanti rispetto all’andamento lento del precampionato; che sarà pur calcio d’agosto (nominalmente parlando) ma sinora rappresenta l’unica indicazione su cui basarsi.

La quale è, per definizione, fallace e ingannevole. Dio voglia lo sia anche quest’anno.

Rispondo a chi, provocatoriamente o nostalgicamente, mi ha domandato il perché della mia assenza dalle pagine: non avevo niente da dire. Niente idee, poca voglia (e il calcio in questo è stato coinvolto come altri aspetti della mia vita), un impegno preso con un gruppo di amici e l’aiuto offerto loro in un nuovo progetto, folle e straordinario, nell’ambito della palla a spicchi arancione.

Niente da dire: ma da domani si fa di nuovo sul serio.

Sarà un’annata difficile: chiedo all’Udinese di offrire, ai propri supporter ed agli appassionati, uno spettacolo degno di questo nome.

Altrimenti avrà avuto ragione chi, qualche settimana fa, ha espresso pubblicamente un pensiero magari non del tutto condivisibile, ma nemmeno lesivo di alcuna dignità, su un telone esposto fuori della nostra ‘arena’. Io penso che la risposta a questi messaggi debba venire dal campo e non da tele-sfide o dissociazioni, riservate o pubbliche.

Sul campo: a voi, beniamini bianchi e neri. Ad iniziare dal vecchio Bentegodi, teatro di mille sfide.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 settembre 2020 alle 06:00
Autore: Franco Canciani
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