Dicono: non guardare a quello che ti saresti aspettato, il punto di ieri ne vale dieci.

Dicono: c’erano due rigori a favore, un’espulsione, magari anche le cavallette.

Dicono: Fofana sarebbe stato l’hombre del partido e lo abbiamo perso dopo 10’.

Dicono: non sottovalutiamo i primi caldi.

Dicono: è andata bene.

Sì: è andata bene. L’Udinese pareggia una gara già persa (per una nefandezza di Ekong) contro un Sassuolo dalla maglia inguardabile, dal piglio modesto (se ripenso alle precedenti edizioni) e dalla voglia commisurata alla temperatura del Friuli. Pareggia in mischia con uno dei pochi tiri in porta che confermano più l’andazzo delle due trasferte romane che di quelle, molto positive, precedenti.

Va bene: concedo alla squadra l’alibi di tre gare in una settimana, alle quali evidentemente i garretti e le teste non sono abituati; detto ciò dai giocatori di più conclamati fama e talento mi sarei atteso di più.

In generale la squadra entra ufficialmente in campo al 46’ di una gara che Sensi, rubando palla in collaborazione con Berardi ad uno spaesato Ekong (dopo la prestazione di Musso a Roma oggi è toccato al nigeriano toppare in pieno), aveva indirizzato. Entra in campo al 46’, e costruisce pochissimo per impensierire seriamente il portiere avversario. Costruisce pochissimo perché, mi hanno insegnato, il Sassuolo è ‘squadra di tocco’ mentre l’Udinese ‘squadra di gamba’. Come a dire che i bianconeri sono fisicamente più forti ma la palla la sanno giocare poco. E i giocatori di De Zerbi fanno girare la sfera e ‘pirlare’ i friulani con grande semplicità e continuità, un tiki-taka davanti all’edizione imbolsita della Biancanera vista contro l’Empoli.

La carambola Lirola-Okaka vale, obiettivamente, un’ipoteca sulla salvezza: la S.P.A.L. cancella l’Empoli e contestualmente le voci sulla precedente vittoria contro i campioni d’Italia in versione molto ‘under’, sancendo la propria riconferma in serie A (così come il Sassuolo); il Toro fa fuori il Genoa, il Casteddu condanna il Frosinone mentre il solo Bologna, in coda, fa punti e sorpassa i bianconeri in rango.

Il punticino-ino contro gli emiliani significa 4 punti di vantaggio sulla terz’ultima, attesa sabato pomeriggio al Dall’Ara felsineo; Il punticino-ino significa mezza salvezza in cassaforte, seppure la qualità e la forma di questa squadra (ma non stavano sfruttando il gran lavoro sul fisico dello staff precedente?) non facciano stare mai completamente tranquilli.

Okay, vuoto il sacco.

Non si può vedere che una squadra lotti come una leonessa nella ripresa, ma abbia permesso all’avversaria di riposare nel primo tempo in una gara dal peso specifico straordinario come quella di ieri.

Non si può accettare, per l’ennesimo campionato, di dover dipendere dalle reti di Petagna, Joao Pedro e compagnia.

Non riesco a comprendere come ci si debba sempre tarare sulla prima a retrocedere, quando invece con pochissimo ci si potrebbe avvicinare al decimo posto (che oggi dista sette punti: due vittorie e un pari).

Tudor sta conducendo in porto la nave per inerzia, a motori quasi spenti, contando sul fatto che la benzina delle avversarie sia quasi esaurita. In particolare l’Empoli, che gioca un calcio pulito, ha la difesa della Longobarda di banfiana memoria e vanifica i grandi sforzi offensivi raccogliendo decine di palloni in fondo al proprio sacco.

Tudor e la salvezza per inerzia, sfruttando l’abbrivio di qualche vittoria pesante e le disgrazie altrui: il pari di ieri mi ha fatto tornare al big-match contro il Frosinone: come allora tirammo poco in porta, la differenza la fece un rigore, concesso da Valeri ai ciociari, senza consulto del VAR.

VAR che ieri ha taciuto. sono sincero: i contatti su Pussetto e Lasagna erano modesti, non ho giudizi tranchant come qualche collega per cui alla fine il mediocre Pairetto secondo me ha influito poco. Pairetto, figlio di cotanto padre che quasi riuscì, mi rammentava un amico, a indirizzare la finale di Euro1996 tramite un rigore concesso per contatto un metro fuori area. Tanto per non dimenticare.

Pairetto però mi è piaciuto poco non per le valutazioni in area sassolese, né per l’uso poco illuminato del cartellino (quando invece Demiral commette diversi falli ma di gialli ne becca solo uno…). Alla fine, dopo che la ripresa ha visto diverse soste VAR, cambi, infortuni concede solo tre minuti di recupero. Io ci leggo un ‘volemose bene’ che l’Udinese, ormai in campo con cinque punte ed un difensore, alla fine accetta di buon grado. Ma lo sport vive altrove.

Un punticino-ino, miserabile: ma fa classifica se non proprio morale. Alla fine meritato, visto anche il salvataggio sulla linea di Deimral su Lasagna. Non proprio morale, dato il coro che ha percorso la curva nord per tutta la ripresa (sapete che sulla gestione ho mille riserve, ma sugli insulti personali non riesco proprio a tenere bordone). Adesso Atalanta e Inter, cercando di pescare energie e motivazioni per portare fuori questa stagione che, nel panorama devastante degli ultimi anni, è risultata la più stressante per tutti noi.

Passate una serena Pasqua di Resurrezione; Pesach, in ebraico, significa passaggio. Speriamo che questo termine diventi reale per la squadra per la quale, per fortuna o purtroppo, proviamo qualcosa.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 21 aprile 2019 alle 10:58
Autore: Franco Canciani
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