Minuto ventiquattro, triangolazione Totti-Osvaldo e tuffo di Lamela, momento di massima espressione della Roma zemaniana, 2-0 doppietta del Coco e tutti a casa con le pive nel sacco. O forse no.

Ecco mettiamoci nei panni dei ragazzi friulani, dei tifosi e di Guidolin che aveva già fatto mea culpa per l'approccio sbagliatissimo di giovedì a Berna in Europa League. In questi casi non c'è molto da fare, abbassare la testa e sperare che passi la mareggiata che sa di burrasca, aspettare che arrivi l'agognato minuto quarantacinque e andare negli spogliatoi a riordinare le idee e a prendere fiato dopo essere stati in apnea, inghiottiti da un buco nero che aveva i tristi presagi di sventura.

A questo aggiungiamo che di attenuanti, a dire il vero, ce ne erano molte, come le assenze delle colonne Benatia, Danilo, Basta, Pinzi e Pasquale a cui sommare pure le fatiche infrasettimanali, ma a tutto c'è un limite. Questo era nella nostra testa fino alla mezz'ora, fino a quando il tallone d'Achille del boemo non tornava a farsi presente e quasi all'imporvviso su un'uscita sbagliata, il mai domo Domizzi realizzava l'inatteso e quanto mai propiziatorio 2-1. Sembra un anno fa se analizziamo la seconda parte.

Nella ripresa sfruttando la spinta delle parole di Guidolin, che poi ammetterà a microfoni accesi che non avrebbe mai immaginato di vincerla, l'Udinese guidata dal trio di centrocampo Pereyra, Allan e Lazzari si fa intraprendente ed esce dal guscio spalleggiata anche dalla sfrontatezza di Maicosuel in versione O Mago e da un piccolo grande eroe che ha risalito l'Italia per sciorinare magie a Est.

Ed è in questo momento che finisce la partita ed inizia il racconto da tramandare ai nipotini, con prima il tocco da mille e una notte del nostro Totò, che brucia lo spilungone olandese su cross di Armero, poi con l'inacuta entrata di Castan su un indiavolato Pereyra. Il numero 10 prende la palla tra le proteste romaniste, e a casa Totti si mette comodo sul dischetto, quasi fosse seduto tranquillo sul divano di casa. C'è bolgia, il respiro è deciso, chissà cosa avrà in mente Totò sotto la nord; prende la rincorsa, parte ed è un infinito, attimo, che stringe i cuori di chi guarda e blocca la mente di chi ripensa alle malefatte agostane. Stavolta l'esito è diverso la rete si gonfia, le braccia svolazzano, il cuore palpita, l'incredulità prevarica, un sorriso di assenso del bomber vale più di mille parole. Per noi finisce qui.

Ecco certe partite, queste partite, non puoi far altro che commentarle così, perchè a capirle, a spiegarle è fiato o inchiostro perso, piuttosto riviverle, riemozionandosi riavvolgendole come un nastro, ancora una volta e magari, non vogliamo essere esagerati, pure tramandarle con sole tre semplici parole o tre numeri se volete.

Totò Di Natale - 157

Ed ora, tornando alla fredda attualità dei tre punti, la distanza che ci separa dal match di mercoledì contro un imbufalito Catania, sembra più breve di quell'attimo infinito che vorremmo ancora una volta rivivere. E ancora.

Chapeau al cucchiaio.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 29 ottobre 2012 alle 09:00
Autore: Corrado Franco / Twitter: @Corradoriano
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