Molte volte in questi giorni in quel di Udine si è parlato di rivoluzione, di rinnovamento, della fine di un ciclo e della ripartenza dall'anno zero. 

Ma come fare? 
Se il 2014 si può considerare un anno di passaggio e di cambiamento (compresa la bega stadio che sta creando più problemi del previsto), il 2015 è un anno in cui non si possono accettare errori. Importante deve essere in questa ottica la pianificazione. Partendo dalla società è necessario capire quali siano i progetti e le ambizioni dei Pozzo. Infatti se si pensa di essere diventati una grande del calcio italiano ed europeo e si vuole ambire a mantenere questo ruolo di prestigio serviranno investimenti mirati e precisi. Il potenziamento del marketing e il nuovo stadio porteranno nuove risorse da reinvestire sullo scouting e sul settore giovanile per essere così ancora in grado di sfornare talenti cristallini. L'Udinese potrebbe così diventare una realtà come quella di Dortmund che puntando sui giovani ha vinto tantissimo, arrivando a giocarsi perfino una finale di Champions. In caso contrario, se l'opinione societaria è quella di continuare all'infinito ad essere una squadra da 40 punti, allora non ci si chieda perché la gente non segua più i bianconeri e non di rechi sugli spalti del Friuli.
Altra scelta importante poi sarà quella dell'allenatore. Continuare con Guidolin o cambiare radicalmente ingaggiando un tecnico più giovane e con idee nuove,come Zola? Riponendo di nuovo la fiducia sul tecnico di Castelfranco si darà sicuramente appoggio ad un progetto molto vincente e che solo adesso attraversa una fase di appannamento. Guidolin resta infatti uno dei migliori tecnici della serie A e sicuramente otterrà ancora molto. Deve però avere nuovi stimoli ed entusiasmo. Chiaramente non ogni stagione è fatta da imprese e trionfi, come giustamente afferma tecnico di Castelfranco, ma dare una mentalità vincente ad una squadra è altra cosa. Se si sente invece stressato dall'ambiente friulano e dai fischi (a mio parere anche pochi) meglio cambiare. E chi meglio del tecnico del Watford? 
Arriviamo poi alla squadra. Via i rami secchi, via chi non sente sua la maglia che veste, via chi ritiene Udine solo una tappa, un trampolino di lancio verso altri lidi. Chi deve rimanere o chi deve arrivare deve avere la voglia e la consapevolezza di vestire una maglia pesante, per la quale bisogna dare tutto, dall'inizio alla fine, e non tirarsi indietro, facendosi influenzare dai procuratori.

In poche parole se si demolirà questa base sarà per costruirne una più grande e più solida, sennò sarà meglio credere ancora nei miracoli.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 15 novembre 2013 alle 00:40
Autore: Stefano Pontoni
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