"Lo smemorato di Collegno": è il 10 Marzo del 1926, a Torino viene arrestato un uomo, presumilbilmente un vagabondo, colto in flagranza di reato, intento a rubare dalla Cappella di un Cimitero alcuni arredi sacri. Non identificato l’uomo, che non riesce a ricordare nemmeno il suo nome, viene visitato da un medico e dichiarato preda di una sorta di alienazione mentale di non meglio specificata natura. Non è in grado di ricordare chi è, come si chiama, da dove viene.
Settembre 2013. Anche l'Udinese ha perso la sua identità. Un avvio di stagione orribile, aldilà di ogni più nefasta aspettativa, ha fatto perdere l'impronta di una squadra, arrivata quinta solo quattro mesi fa. Il perché resta un mistero inspiegabile. Sembra incredibile che i bianconeri abbiano smarrito tutte quelle caratteristiche che gli hanno resi vincenti ed una tra le squadre che esprimevano un calcio tanto  spettacolare quanto efficace. Forse gli schemi su cui aveva insistito Guidolin nelle passate stagioni sono stati cancellati dalla memoria come quando un cancellino con il suo passaggio fa sparire il gesso da una lavagna. I giocatori sembrano essere solo degli omonimi dei talenti ammirati e ricercati dalle grandi di mezz'Europa. Prendiamo l'esempio di Pereyra: l'esterno dell'Udinese l'anno scorso aveva incantato, tanto da essere una colonna fondamentale nel 3-5-1-1 di mister Guidolin. Ora è irriconoscibile. Lento ed impacciato, incapace di saltare l'uomo ed essere pericoloso.

Questo è soltanto uno dei tanti casi che abbondano in quel di Udine. Lo stesso discorso infatti vale per Basta, Lazzari, Danilo ed anche per Totò Di Natale. Il capitano a Bergamo ha toccato solo una volta il pallone, cioè quando lo ha preso in mano per calciare il rigore, poi tolto su ripensamento della terna arbitrale. 
Come fare per uscire da questo periodo di buio profondo adesso come adesso non si è in grado di sapere. Certo è che Guidolin qualcosa deve provare per far tornare la memoria a questa smemorata Udinese. Inserire qualche nuova linfa dai box potrebbe invertire la tendenza e far tirare il fiato a chi ha giocato di più fino adesso e che ha già esaurito tutta la benzina in corpo. Un'altra grave costernazione è quella che riguarda la voglia. I giocatori sembrano non avere quella grinta e quella fame dimostrata nella passata stagione. Molti forse si sentono già arrivati ad Udine e credendo di essere ormai pronti per altri lidi più famosi, non hanno più voglia di conquistare qualcosa di importante con la maglia dell'Udinese, sedendosi sugli allori. Non vendere e cambiare tutto, al contrario di ogni idea comune, sembra essere stata in quest'ultimo mercato una scelta purtroppo sbagliata. 
Ora l'Udinese deve assolutamente ritrovarsi. La concorrenza per la salvezza è alta e la paura di aver il baratro vicino può solo che aggravare la malattia. Ora deve essere questo il pensiero principale. Domenica, in casa con il Cagliari, è già una grande occasione per scacciare le amnesie e ritrovare la brillantezza dei giorni migliori. Il dubbio però, per ancora un paio di giorni rimane: la"Smemorata della Serie A" ricorderà chi era, buttandosi alle spalle i momenti difficili e tornando alla vittoria?
Tifosi, domenica avremo una risposta, per ora le prognosi resta ancora riservata.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 04 ottobre 2013 alle 00:00
Autore: Stefano Pontoni
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