Ho avuto la notizia prima che uscisse sui media, prima che qualcuno scrivesse che era successa una tragedia su Facebook (con tutto il rispetto tipico dei furlan, senza fare il nome per rispetto). Non la abbiamo data, noi di Tuttoudinese, nemmeno di fronte alla conferma. Abbiamo lasciato che altri lo facessero subito dopo l'ufficialità del sito della Fiorentina, perché non sapevamo se la famiglia era già stata avvisata. Un peso enorme, dare comunicazione di quello che era avvenuto. Tutti noi tifosi siamo vicino alla famiglia di Astori, uno di quei giocatori che ti piacerebbe sempre avere in squadra, per noi che non ci giochiamo l'Olimpo del calcio, ma che capiamo quando uno sa giocare bene.

La notizia non data ha iniziato a riecheggiare nella testa e mano a mano che passavano i minuti diventava sempre più grande, sempre più forte il suo suono. Forse perché ho perso un grande amico quasi venti anni fa, ricordo che piangevo come un bambino al suo funerale e stormi di bikers che "sgasavano" all'uscita del feretro dalla chiesa. Forse perché la scorsa estate ho visto spegnersi il cugino della mia compagna, poco più di trent'anni, una moglie e tre figli rimasti soli. Il dolore e le emozioni trovano strane vie per uscire dal limbo nel quale cerchi di cacciarli.

E' morto Astori, il capitano della Fiorentina, ed è morto al Là di Moret, a Udine, a casa nostra, prima di una partita che doveva essere uno scontro diretto per la parte sinistra della classifica. Non conta più Thereau, gli articoli del Messaggero Veneto e le sue bizze, non conta Pioli e nemmeno le tre sconfitte consecutive dell'Udinese di Oddo. D'improvviso, veniamo tutti tirati giù dal letto dove la fede per dei colori ci va vivere di sogni, e il risveglio è brusco come sempre fa la vita. Mi torna in mente Morosini e le litigate sui forum dei tifosi, quando dicevo che uno come lui poteva tranquillamente giocare nell'Udinese, molto più dei vari Dubay etc etc... Lo avevo visto fare il regista nel Vicenza di Maran e mi pareva un chiaro esempio della mancanza di meritocrazia con la quale abbiamo dovuto convivere negli ultimi anni. Non sono un filo società e nemmeno un bastian contrario, ma ho odiato l'Udinese quando ho saputo della situazione famigliare di quel ragazzo e del fatto che, pur avendo molti più mezzi di tanti acquisti, veniva mandato in giro per l'Italia. E' l'unica volta che ho odiato la mia società, quella dei miei colori, del mio sangue.

Oggi è capitato ad Astori, lascia una moglie alla quale faccio sincere condoglianze e una figlia piccola, che vorrei prendere in un angolino come faccio con i miei nipoti, raccontargli qualche bugia e farli ridere e giocare, sperando che l'incoscienza dell'età possa far pesare meno quello che in fondo i bambini capiscono benissimo.

Astori giocava in una delle squadre che odio, sportivamente sì, ma odio. Odio la Juventus e non c'è bisogno di spiegare il perché, la Lazio perché le figurine con la faccia di Anna Frank sono solo la goccia che fa traboccare un vaso già pieno e odio la Fiorentina da quando sono piccolo. Se tifavi Udinese dovevi odiare la Fiorentina, era semplice. Chissà dove è finita la maglia che inneggiava alla retrocessione della viola nonostante Batistuta... forse la comprai fuori dalla nostra curva proprio prima di Udinese Genoa di Sonetti, o forse in un'altra occasione. Non mi sento ignorante, spaventato o retrogrado, nel calcio si ama e si odia. Ma poi c'è la vita vera, che ti tira un cazzotto in faccia una domenica mattina con un messaggio dell'amico Stefano Pontoni, che all'inizio nemmeno pensi di aver capito bene, tanta è l'improbabilità dell'accaduto.

Oggi non riesco a provare odio, oggi no. Oggi voglio solo provare amore, quello frommiano, quello francescano. La prima cosa a cui ho pensato quando ho capito bene la notizia è stata: e se fosse successo a uno dei nostri? Che sia il mio idolo, quello imprescindibile o quello che critico sempre? E mi sono venute le lacrime agli occhi. Perché quando uno indossa la maglia con i tuoi colori, puoi venerarlo o criticarlo, ma è uno di te, è uno di noi, è uno dei nostri. Chi non tifa non può capire, può pensare sia ipocrisia, ma oggi anche Astori era uno dei nostri! Un nemico al quale concedi l'onore, un nemico che si è addormentato ieri sera al Là di Moret, e ci passo davanti sempre, per andare a Udine.

Oggi vorrei abbracciare forte, uno a uno, tutti i giocatori della Fiorentina, anche e specialmente Thereau. E tutti i tifosi, e più di tutti quelli che stanno in curva, anche quelli che non possono per il DASPO. Ci sono cose che vanno oltre la legalità e la cultura "di massa". Chi non è tifoso non le può capire, perché per loro, per i tifosi viola, è morto un fratello. Un fratello che magari non hanno frequentato nella vita di tutti i giorni, ma un fratello per scelta, per colore, per appartenenza. Oggi non c'è odio, ma solo la voglia di abbracciare a uno a uno tutti loro. Oggi, io nemico bianconero, vorrei abbracciare nelle lacrime ogni singolo tifoso viola.

Davide, riposa in pace.

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 04 marzo 2018 alle 20:33
Autore: Giacomo Treppo
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