La differenza fra i tanti e i campioni sta in due fenomeni: la capacità di rendere semplice ciò che è geniale e la cura dei dettagli. L'Udinese di Oddo ha del geniale perché ha deciso una disposizione in campo che pare un vestito cucito addosso a un corpo particolare, che ne evidenzia le forme e non ne comprime i movimenti.

La difesa a cinque (perché di questo si tratta) con i due centrali di fianco a Danilo che escono per prendere l'uomo portatore di palla fra le linee è al tempo stesso la più semplice delle soluzioni e la più geniale. Abbiamo dei terzini che possono fare tutta la fascia cento volte a partita: mettere un uomo in più in difesa rispetto a Delneri, e poi far sì che uno dei cinque esca sempre ad aggredire invece di indietreggiare, rende più libere le mezzali dai compiti di copertura dopo un attacco. Gli fa risparmiare ossigeno, quello che serve per avere velocità d'esecuzione e precisione davanti.

Forse è proprio il doppio infortunio degli uomini di fascia e anche un po' di calo di forma dei tre coi piedi buoni (Barak, Jankto e De Paul), più che fisiologico, a denotare azioni sbagliate in avanti. Creiamo tanto ma non finalizziamo perché manca la precisione e la velocità negli ultimi passaggi, quello decisivi. A Torino però si era rivista l'Udinese anti Verona, Bologna, Benevento & Co. Con quel gol bellissimo, velocissimo, aggressivo e voluto che solo un arbitro scandalosamente inadeguato ha potuto annullare. Era chiaro fin da subito che chi stava alla VAR e chi stava in campo cercavano un pretesto per annullarlo. La pistola era fumante, aveva le impronte del colpevole, ma nel calcio come nella vita istituzionale di questo paese non si può mai giudicare chi giudica.

Però... però dopo la squadra non ha giocato come doveva. Hanno risentito di un gol ingiustamente annullato? Può essere, e allora? Dopo cinque anni di mediocrità e con la società che finalmente ha operato bene sul mercato, con un allenatore iper offensivo che viene a Udine e come prima cosa sistema la difesa (rendiamo grazie al Dio del pallone), e la sistema bene! io non concedo più alibi. Lo avevo scritto in un editoriale all'inizio dell'anno: gli alibi stanno a zero. Arbitraggi oltraggiosi ne abbiamo subiti, più di tutti gli anni, nella magica stagione del terzo posto di Zaccheroni e Bierhoff e nessuno in campo si disuniva particolarmente. E' un dettaglio, ma non da poco: la testa deve ricercare solo e soltanto la vittoria, sempre! Il gol del Torino è avvenuto su un calcio d'angolo che non c'era per il precedente fallo di un granata. Ma abbiamo avuto tutto il tempo per disporci in area di rigore e abbiamo avuto settimane su settimane per capire che questi giocatori, poco reattivi negli spazi brevi, non possono assolutamente marcare a zona sui calci piazzati. Due uomini sui pali, tre a zona al limite dell'area piccola e almeno quattro a uomo, almeno... Sbagliava Delneri e poi si era ricreduto (o lo hanno fatto ricredere), spero che Oddo non insista nella diabolica arte dell'errore.

Il secondo gol subito poi è un regalo. Evidentemente i settori giovanili insegnano sempre più a correre e fare muscoli e sempre meno a giocare a calcio. Visto che ho citato la magnifica Udinese di Zaccheroni, allora posso citare anche il famoso elastico: la squadra si accorciava sul pressing e si allungava sui contropiedi avversari, perché l'intento era quello di neutralizzare il pericolo rallentando l'avanzata dell'attaccante più che quello di fronteggiarlo immediatamente. Ci siamo riusciti benissimo in un occasione contro il Milan, dove lo ammetto Danilo ha fatto una super prestazione; non lo abbiamo fatto contro il Torino. L'errore a prima vista pare simile a quelli di Roma, ma non lo è: qui era molto più facile “tamponare” il contropiede, poiché Bellotti poteva essere spostato solo sulla fascia, dove non aveva i piedi per creare grandi pericoli e, se rallentato, aveva Samir alle calcagna che lo avrebbe preso. Nuytinck non sa fare il “libero” (per dirla alla vecchia), c'è poco da fare. Si vede a occhi nudi che ha altre, buonissime, caratteristiche, ma non quelle.

L'Udinese di Oddo è geniale perché semplice, essenziale e logica; l'Udinese di domenica a Torino non ha curato i dettagli, tanto e quanto i vari arbitri. Prendersela con un arbitro vistosamente incapace rischia di nascondere gli errori, le scelte sbagliate e un atteggiamento, nel secondo tempo, che non ha prodotto alcun pericolo all'avversario. Se contro altre squadre i numeri non esprimevano una nostra certa superiorità in qualità, ecco che contro il Torino lo score dei tiri nello specchio e delle parate è impietoso. Difficile dargli torto.

Oddo è uno che lavora in settimana. E' un bene, è lì che nascono le vittorie come le sconfitte. E' lì che bisogna limare gli errori, i difetti e imparare dal passato, anche recente, per andare avanti. Perché contro il Torino abbiamo buttato via una vittoria per colpa dell'arbitraggio sì, ma anche e di più per colpa nostra. Perché la voglia e il sacrificio visto a Torino non era certo da squadretta. L'Europa è lì che cova sotto la cenere, basta soffiarci sopra per ravvivarlo. E come ho già scritto, se non ci andiamo nessuno ne farà una colpa alla squadra o al mister o alla società, ma bisogna provarci, sempre, comunque.

Un ultimo pensiero a Lasagna, che seguivo e mi piaceva molto già dai tempi del Carpi. Lo ritengo potenzialmente un grande attaccante: Bierhoff esplose a 27 anni, e Kevin lo aspetto al rientro, come tutti i tifosi dell'Udinese. Ora i bianconeri sono scoperti in avanti? Non lo so, ma so per certo che a volte la necessità fa scoprire talenti e soluzioni importanti. Credo molto in Perica, anche se lo vedo più seconda punta lanciata a rete negli spazi che nello stretto. Comunque sia, fuarce Udin, sempre e comunque!

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 febbraio 2018 alle 08:00
Autore: Giacomo Treppo
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