Dall’arrivo di Oddo l’Udinese ha giocato undici partite di campionato (poco meno di un terzo) e ha fatto ventuno punti, (media 1.90). Impossibile tenere questo ritmo fino alla fine del campionato, ma tanto è. Ancora: nove gol presi e diciotto realizzati. Poi viene la realtà: nelle ultime cinque partite abbiamo racimolato 6 punti (conto anche trasferta in terra laziale) con quattro gol fatti e sei subiti.

L’effetto Oddo sta scemando? A guardare il secondo tempo contro Genoa e Milan si direbbe proprio di no, anzi! Ci sono momenti in cui i fatti di campo valgono più delle statistiche. L’Udinese non è una macchina da guerra come alla fine dell’andata, ma le prestazioni sono convincenti. Rimane sempre quel solito problema della discontinuità interna alle partite: i bianconeri entrano in campo contratti mentalmente e si sciolgono mano a mano che passano i minuti. C’è da aspettarselo: una serie infinita di errori individuali aveva compromesso la parte iniziale dell’andata ed anche, seppur in maniera minore, il proseguo. Non conosco le statistiche a riguardo, ma credo che se guardassimo la classifica di serie A della prima mezzora delle partita, noi saremmo di sicuro più in basso della nostra positiva posizione.

L’Udinese di queste ultime cinque partite ha pagato un calo di forma di chi è nuovo per il campionato italiano (Barak) e di qualche giocatore importante (Lasagna, Jankto e De Paul prima di domenica). Ha pagato anche gli infortuni dei due laterali titolari (Widmer e Ali Adnan). Il mese di gennaio, solitamente disastroso per i nostri colori, colpevole per la nostra società, ha avuto uno score di cinque punti in quattro partite (accettabile). Ma ora viene un mese pure peggiore. Dopo aver archiviato la partita contro il Milan, dobbiamo affrontare Torino, Roma e Sampdoria. La Roma ha tuttora una delle migliori difese del campionato, i granata e i blucerchiati sono simili a noi, ma li affronteremo fuori casa. La Sampdoria è terza in classifica, per le partite fra le mura amiche, la Roma è quarta per le partite in trasferta.

Ci sono due dati però che creano ottimismo. Il primo riguarda la continuità: in un periodo di appannaggio fisico riusciamo a portare a casa i risultati con dei pareggi che, seppur fanno arrabbiare a volte (Spal), permettono alla squadra di mantenere un livello di crescita dell’autostima. All’andata certe partite si perdevano. E qua viene il secondo punto, quello che sta alla base della crescita in classifica. Abbiamo smesso di fare errori individuali. Delle undici partite di campionato giocate da Oddo, dei nove gol subiti, solo tre sono dovuti a errori del singolo: il gol contro il Napoli con Angella che perdeva palla fra i propri piedi e poi era costretto all’intervento da rigore, i due a Roma contro la Lazio dove Danilo per due volte non ha atterrato l’avversario lanciato in contropiede. Per il resto potevano starci certo degli errori di posizionamento o intervento, ma tutto rientra nell’ordinario.

Ora serve necessariamente riportare ossigeno nelle gambe degli uomini là davanti, magari concedendo anche un po’ di riposo. Barak e Jankto lasciati in panchina hanno denotato un buono stato di forma al rientro e abbiamo visto di avere valide alternative in tutti i ruoli. Vorrei spezzare una pancia in favore di Balic. Quest’anno è stato sempre insufficiente tranne che nella partita contro il Milan. Perché? Perché ha smesso di essere egoista in campo, perché ha giocato semplice e per la squadra, come deve fare un regista arretrato.

Ci aspetta un ciclo di fuoco, dal quale potremmo uscire con le ossa rotte, a livello di risultati, ma dal quale possiamo anche uscire con una rinnovata autostima. La squadra c’è, c’è sempre stata, quest’anno gli alibi stanno a zero e Oddo sta facendo un buon lavoro.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 08 febbraio 2018 alle 13:30
Autore: Giacomo Treppo
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