Scrivere un editoriale significa dare un commento, un giudizio. Oggi non ci sarebbe bisogno. Basterebbe scrivere il risultato, 3.0, e la descrizione dei gol subiti. Basterebbe fare la lista degli indisponibili, di quelli che probabilmente stanno tirando il fiato e di chi, al primo anno in serie A, ha una fisiologica flessione. Arrabbiarsi per la sconfitta di ieri sera sarebbe davvero esagerato, oltre che fuori luogo. Le nostre seconde linee attuali sono Jaadi e Balic, la Lazio dei “panchinari” schierava Felipe Anderson e Nani.

Anzi, il primo tempo è stato giocato alla pari e la Lazio ha segnato unicamente su un autogol piuttosto rocambolesco, doppia deviazione e palla che colpisce Samir al volto prima di finire in porta. L’unico vero tiro del primo tempo lo aveva fatto Barak, sulla buona respinta del portiere celeste Perica aveva sparato contro l’avversario.

Ma se eliminiamo la mancanza dei due titolari sulle fasce, di Behrami e di Lasagna, arriviamo al punto: abbiamo perso per l’ennesima volta subendo gol su errori individuali. Non il primo gol, lì i nostri hanno avuto la peggio perché hanno lasciato le fasce sguarnite e ancora più nessuno ha creato densità davanti ai tre centrali. Contro la Lazio ci sta, sono giocolieri sopraffini e molto veloci. Il secondo gol però, quello che ci ha tagliato le gambe, nasce dall’ennesimo errore di Danilo. Non per qualcosa che fa, ma per qualcosa che non fa. Felipe Anderson è molto più veloce di qualsiasi nostro difensore, quando si invola verso la nostra porta è sulla fascia in prossimità del centrocampo. Non è difficile capire che andava fermato con un fallo tattico. Ci si giocava il cartellino giallo, ma si evitava di prendere il secondo gol. Stesso errore sul terzo gol.

Ed allora siamo qua a commentare l’ennesima prestazione sportiva macchiata da errori individuali che compromettono quanto di buono poteva fare la squadra. A commentare una squadra che reagisce negli ultimi minuti con tiri verso la porta avversaria. A commentare una squadra che manca di un capitano in campo, un capitano vero che abbia la saggezza nelle decisioni da prendere. A commentare una squadra che gioca un tempo e poco più. A commentare la prestazione negativa guarda caso di quei giocatori che maggiormente hanno voci di mercato (Jankto è entrato e ha inanellato una serie di retropassaggi di dubbia volontà). Di diverso c’è una cosa, propria del nascere di un senso del gruppo: mentre Oddo in conferenza stampa pare dare responsabilità a De Paul, altri compagni di squadra attribuiscono (e io la penso come loro) le colpe della sconfitta a gol macchiati da errori che non si possono commettere in serie A. Ogni gruppo attribuisce colpe e meriti e trovo che sia finalmente una presa di responsabilità e una dimostrazione di maturità di alcuni giocatori.

Mantenere la partita sul minimo vantaggio per la Lazio poteva permettere ai nostri di riaprirla. Visto che ci sono, elenco anche qualche nota lieta della serata. Fofana sembra in via di recupero dal brutto infortunio dell’anno scorso, ovviamente meglio quando fa la mezzala che quando sta al centro. Hallfredsson è tornato il giocatore ammirato l’anno scorso: solido, deciso, pochissimi errori e grande senso tattico. Per il resto, davvero poca cosa. Dovrei scrivere che abbiamo giocato un buon primo tempo, ma come sempre, le partite durano novanta minuti e i nostri pare che non se lo vogliano mettere in testa.

Ora viene il Genoa, in terra ligure, e una prestazione a metà o condita dagli errori individuali che già abbiamo visto sia contro la Spal che contro la Lazio, sarebbe troppo. Lo ho scritto all’inizio dell’anno, lo riscrivo ora: non ci sono alibi che tengano. L’Udinese ha avuto cinque anni per ricreare una squadra e l’ennesimo gennaio disastroso, in concomitanza con il mercato, sarebbe difficile da digerire.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 gennaio 2018 alle 13:30
Autore: Giacomo Treppo
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